Syberia 3 Recensione

Gianluigi Crescenzi
Di Gianluigi Crescenzi - Deputy Editor Recensioni Lettura da 9 minuti

Non lo farò, non stavolta. Non scriverò una di quelle prefazioni strappalacrime, di quelle che parleranno di come Syberia 3 dopo 13 anni sia uno dei titoli più attesi nella storia delle avventure grafiche. Non scriverò nemmeno di come io stesso sia in qualche modo stato sempre in prima fila per sapere che fine aveva fatto Kate Walker dopo quel grande viaggio in compagnia di Oscar ed Hans Voralberg, o in quali splendidi paesaggi il geniale Benoit H. Sokal avrebbe ambientato il continuo di questa storia. Non lo farò, non stavolta. Perché stavolta mi trovo di fronte ad un bivio, e probabilmente rimarrò schiacciato dal peso della mia scelta anche tra dieci anni, dopo che avrò assegnato un voto definitivo al titolo di Microids. Non è un caso che io solamente oggi mi trovi a scrivere questa recensione, perché moltissimo è il tempo che ho atteso, nella speranza di un cenno o di una patch che stesse a dire “abbiamo sbagliato, ecco la versione giusta di Syberia 3”. Eppure, eccola qui, non attenderò oltre… Non lo farò, non stavolta.

Syberia 3 clinic

Uno strano risveglio…

Dopo il lunghissimo viaggio in treno, dopo il dolore per aver visto l’automa Oscar sacrificarsi diventando una sorta di esoscheletro per sorreggere Hans, e dopo aver condotto quest’ultimo fino all’ultima fermata, dove finalmente ha coronato il suo sogno di vivere con i Mammuth, ci ritroviamo di nuovo nei panni della giovane Kate Walker. La prima volta che la incontreremo in Syberia 3 però, non sarà proprio in forma, e la simpatica tribù degli Yukol (che ricorderete bene) la soccorrerà poco prima che il freddo la faccia morire assiderata. Alla fine della sequenza video di apertura, ci sveglieremo in una clinica molto particolare, dove la guida spirituale degli Yukol, Kurk, ci spiegherà cosa è successo e come siamo finiti fino a li. Procedere oltre nel racconto della trama equivarrebbe a spoiler, e considerando che l’evoluzione di essa è (ahimè ndr.) una delle pochissime note dolci delle quali è provvisto il gioco, non voglio soffermarmi molto sui singoli eventi. Vi basti sapere che il fulcro di essa ruota attorno a un pellegrinaggio sacro della tribù, che avrà bisogno del nostro aiuto per essere portato a compimento. I motivi? Li scoprirete giocando.

Syberia 3 Benoit Sokal… Prima della catastrofe

Il problema però che diventa chiaro fin dai primi passi che percorreremo in questa clinica, è proprio il riuscire a giocare: Syberia 3 è uno dei titoli con la percentuale di difetti tecnici, grafici e bug più alta degli ultimi anni, e non esagero se dico che farebbe impallidire anche un Watch Dogs pre-patch. Non sono mai stato una persona che fa dell’aspetto tecnico il dogma esistenziale del gioco, e ve ne sarete accorti più volte leggendo le mie recensioni. Proprio per questa ragione, potrete immaginare quanto tali difetti possano essere gravi e pesanti per far pendere l’ago della mia personale bilancia verso l’etichetta “catastrofe”. Voglio togliermi subito questo dente, per poi tornare a parlare delle cose belle del titolo e, per farlo, dovrò essere brutale. Molte delle scelte fatte per la creazione del gioco sono definibili strane e controverse, prima di tutto partendo dalla scelta di svilupparlo con Unity, passando per un’inserimento forzato e deleterio delle mappe in 3D, e finendo con ingiustificate e forzate aree di gioco, enormi ed esplorabili, completamente vuote.

Questi tre fattori, uniti a una realizzazione che eufemizzando definisco “sotto tono”, hanno portato a un prodotto con decine di difetti incomprensibili: cali di frame rate ovunque, menù che si blocca senza poterne uscire, oggetti e vegetazione vari con vistosi errori di compenetrazione, innaturalezza dei movimenti (sia durante la camminata, sia durante la corsa e persino quando ci fermeremo dopo un movimento), visuale “scattosa” in alcune location, caricamenti eccessivamente lunghi, asincronia delle frasi doppiate dalle voci originale (e doppiaggio stesso, non proprio eccellente)… e in un’occasione, la completa scomparsa del pavimento, permettendoci di vedere attraverso di esso. Vi sembrano molti? Non li ho nemmeno elencati tutti. Tengo però a precisare una cosa, non si tratta di un elenco di errori atto a gettare fango sul titolo, ma di una vera e propria richiesta di aiuto, uno straziante grido di un fan agonizzante e sotto tortura. In principio pensavo fosse una versione beta, o quanto meno che il titolo necessitasse di una patch appena uscito… cosa che purtroppo non è arrivata. Spero con tutto me stesso che tali correzioni arrivino presto e che Syberia 3 diventi il titolo che tutti aspettavano, rendendo giustizia ai buoni nomi della saga e del suo ideatore. In cuor mio, non mi sento di accusare oltre questo titolo, perché nel bene o nel male… si tratta sempre di Syberia. Non lo farò, non stavolta.

Syberia 3Le promesse mantenute

Per fortuna però ci sono delle ancore di salvataggio, quelle caratteristiche che nonostante tutto rendono questo titolo giocabile, ripagando in qualche modo l’attesa (non del tutto, si intende) del suo arrivo. Ovviamente il continuo stesso della trama del gioco è un pro, specialmente perché molte delle domande ancora senza risposta che ci siamo fatti ben 13 anni fa, hanno trovato in Syberia 3 una spiegazione (anche se con un procedere della storia abbastanza lento). Altra splendida caratteristica che torna, anche al netto dei cambiamenti, è l’atmosfera. Certo, non ci troviamo davanti a una affascinante Valadilène o alla grottesca Romansburg, ma le suggestive ambientazioni create riescono a scaldare le nostre emozioni, immerse per troppo tempo nella neve. Ritroveremo dunque dei punti focali della saga, come ciò che rimane degli automi Voralberg nelle cittadine portuali che visiteremo, vagando per le strade tra le case tipiche della cultura che da ispirazione alla serie.

Immancabile l’impronta di Sokal, che ci propone una trama che fonde una struggente inquietudine data dalla situazione, alla forza di volontà di una donna che non si ferma davanti a nulla. I puzzle che ci vengono proposti sono per la maggior parte di facile risoluzione e decisamente consoni a tutto ciò che siamo stati abituati a vedere in passato, con l’aggiunta di alcune caratteristiche, come il dover essere veloci o il dover muovere degli oggetti “manualmente”. La colonna sonora è un ritratto perfetto della semplice malinconia, di quella buona però, realizzata ancora una volta a regola d’arte da Inon Zur, che già aveva donato le sue note al secondo capitolo. È per questo, oltre che per un legame affettivo, che Syberia 3 non affoga del tutto nell’oceano del dimenticatoio, perché in fondo, qualcosa di buono l’ha lasciata. Di certo a costo di vederlo rinviato ancora una volta (dopo la prima a dicembre), avremmo preferito veder arrivare sugli scaffali un titolo più curato tecnicamente e che non lasciasse spazio a dubbi sulla sua qualità definitiva. Purtroppo però non è accaduto… e in ogni caso sono sempre col cuore in mano, ad aspettare che quella patch risolutiva, con tanto di errore giustificato, venga annunciata da un momento all’altro… perché nonostante tutto, non darò un’insufficienza a questo gioco. Non lo farò, non stavolta.

Modus Operandi: questa recensione è stata stilata dopo aver completato il titolo per intero nella modalità senza indizi visivi, utilizzando la piattaforma PlayStation 4.

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Deputy Editor
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.