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Sweet Home: Parte 2 – Recensione, in caduta libera

A più di tre anni di distanza è arrivata la seconda parte di Sweet Home, la serie coreana tratta dall’omonimo webtoon di successo. Una distanza temporale decisamente inusuale, e che porta necessariamente con sé alcune conseguenze. Prima fra tutte la difficoltà di riprendere il filo delle vicende, specialmente dopo una prima stagione tanto fitta di eventi e personaggi. Ma facciamo in passo indietro, entrando nel vivo della recensione di Sweet Home Parte 2.

Nella prima parte della serie, un condominio a Seoul viene invaso da mostri di vario tipo, diversi tra loro ma quasi tutti determinati a uccidere gli umani. Ovviamente ciò accade in tutta la città, ma questo palazzo è abitato da vari personaggi che diventeranno i protagonisti della storia. Questi dovranno quindi far fronte comune per combatterli e per evitare di trasformarsi loro stessi in mostri, evitando di soccombere a una maledizione che sembra colpire totalmente a caso.

Alla fine della prima stagione i superstiti sono stati evacuati dai militari, e il protagonista Cha Yun- Soo, diventato un mostro atipico e “razionale”, abbandona il resto del gruppo andando incontro ad altre traversie. Proprio da qui partirà la seconda parte della serie.

Ben poco si salva

Bisogna partire dal presupposto che la prima stagione di Sweet Home non era in nessun caso fra i migliori drama coreani di Netflix. Molto meglio aveva fatto, ad esempio, la simile (tematicamente parlando) Non siamo più vivi. Pur non essendo eccezionale, la prima parte era tuttavia generalmente gradevole, ma questa seconda parte si rivela invece del tutto insufficiente.

Avendo lasciato l’ambientazione claustrofobica della parte precedente, la serie cambia completamente tono e atmosfera, e la cosa poteva risultare un interessante esperimento ,se ben realizzato, ma purtroppo non é stato così. La mancanza dei protagonisti morti nella parte precedente si sente, e di quelli rimasti non vengono assolutamente sfruttate le potenzialità (scoprirete il perché da soli, evitiamo spoiler).

Di conseguenza  lo spettatore viene lasciato privo di un aggancio emotivo all’ interno della serie. Lo stesso protagonista Chan Yu- Soo sarà assente per quasi tutta la durata della stagione. I nuovi personaggi, principalmente militari, non riescono in alcun modo ad interessare lo spettatore né ad essere approfonditi come furono i condomini che lottavano contro i mostri nei precedenti episodi. Ancora peggio sono caratterizzati i nuovi sopravvissuti incontrati dai superstiti: ridotti a delle macchiette, o comunque privi di interesse. Fa eccezione il personaggio di Ye Seul, la figlia del Capo Ji, che presenta spunti interessanti e divertenti, ma che non ha abbastanza screen time come sarebbe stato consono.

Di conseguenza, le scene d’ azione risultano di scarso interesse, vista la mancanza di empatia dello spettatore verso i vari personaggi che ne sono alternativamente protagonisti. Se poi aggiungiamo che queste sequenze dopo il primo episodio si riducono decisamente di numero, e che la maggior parte delle lunghe puntate (più di un’ ora per episodio) sono occupate da dialoghi pesanti e artificiosi (spesso tra l’altro recitati abbastanza male), la valutazione non  può che essere insufficiente. Insomma, una vera e propria caduta libera rispetto al discreto risultato della prima stagione.

Certo, la serie non si trattiene in più occasioni da mostrare una certa crudezza narrativa, come del resto é tipico delle serie tv coreane (si veda la scena del mostro neonato nel primo episodio), ma laddove manca una connessione emotiva con i personaggi, questa durezza narrativa può avere solamente un forte effetto  espressivo e solo in parte emozionale.

Pochissimi punti favorevoli

Tra i pochi pregi della serie si possono citare gli aspetti tecnici: la  buona fotografia,i buoni effetti visivi  e un ottimo montaggio (non particolarmente  intrigante é invece la colonna sonora). lnoltre, si può osservare un certo aumento di qualità nello script verso il finale, dovuto anche alla storyline (questa sì davvero interessante) di Yi Kyung e di sua figlia, anche lei mostro atipico e causa dei dubbi morali della madre. Purtroppo questo elemento viene introdotto troppo tardi, perché possa davvero essere un  fattore determinante nella valutazione.

Altro indubbio pregio é che i vari mostri sono indubbiamente raffigurati con grande qualità visiva. Tuttavia a volte il loro aspetto può essere talmente disturbante da generare un senso di disgusto nello spettatore, forse  eccessivo, anche per gli amanti del gore.

Sweet Home: Parte 2

5

La seconda stagione di Sweet Home si rivela noiosa e di scarsa qualità, del tutto inferiore rispetto alla Prima parte del 2020. I pochi pregi non bastano ad assicurarle la sufficienza.

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