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Stranger Things 3 – Recensione della terza stagione della serie Netlix

Dopo l’incredibile attesa che ci ha visti protagonisti dopo l’annuncio ufficiale avvenuto a capodanno, finalmente il 4 luglio siamo tornati ad Hawkins per la terza volta. Stranger Things 3 si affaccia su Netflix il 4 luglio, data attorno alla quale ruotano anche tutte le vicende raccontate in queste otto puntate. I fratelli Duffer continuano così il loro show fatto di tensione, rapporti personali complicati e tanta cultura pop anni ’80, tenendoci per mano fino a un finale che, per come è strutturato, avrà fatto pensare ad alcuni che questa potesse essere l’ultima stagione.Stranger Things 3

Luglio m’ha fatto una promessa

Come già anticipato, le vicende prendono vita durante i primi giorni di luglio, circa un anno dopo gli avvenimenti che hanno sconvolto la cittadina dell’Indiana. La vita del nostro gruppo di nerd preferito sembra finalmente aver trovato un suo equilibrio, ma quando ci sono di mezzo il Sottosopra e le sue creature, “equilibrio” è una parola destinata a scomparire dal vocabolario. La minaccia tuttavia prenderà forma da “questa parte”: tutti gli avvenimenti delle scorse stagioni infatti non sono passati inosservati, e l’idea di un nuovo mondo di cui impadronirsi scatenerà degli eventi protagonisti di questa terza stagione. Anche Hawkins in un certo senso sta vivendo un dualismo marcato, che per molti versi si riallaccia alla realtà odierna: l’apertura di un centro commerciale, lo StarCourt, con il grosso della popolazione che inevitabilmente si reca in questo posto per i propri acquisti, e con i piccoli negozi a conduzione familiare che nel centro della cittadina stanno chiudendo uno dopo l’altro. Senza scendere nei dettagli per evitare spoiler, sappiate che da qui in poi avrà inizio una concatenazione di eventi destinata, come da prassi, a coinvolgere Mike, Undici e tutti i loro amici. Tra vecchie e nuove conoscenze la trama si dipana in modo omogeneo, senza brusche accelerazioni o scene poco chiare a causa di tempi registici ristretti: il cerchio si apre e si chiude quindi in maniera coerente, arricchito da ben quattro sotto trame che vengono tessute in modo parallelo, per poi trovare un connubio e incrociarsi per il gran finale. Sono state mantenute le promesse?Stranger Things 3

Tante emozioni

Assolutamente si. Seguendo la strada già iniziata durante la stagione 2, Stranger Things 3 vuole fortemente puntare la lente d’ingrandimento sulle emozioni dei protagonisti, non solo dal punto di vista narrativo, ma anche empatico. Tenendo conto in maniera certosina di quelle che possono essere le reazioni di ragazzi e adulti di quel periodo storico – chiaramente tenendo conto anche delle loro esperienze presenti e passate – i Duffer tengono particolarmente a darci un preciso quadro introspettivo di ognuno di loro. Mike e Undici alle prese con la loro prima cotta, Hopper con il suo ritrovato istinto paterno, Will con il suo trauma legato alla perdita di interesse dei suoi amici (rispetto alle stagioni precedenti) per quei giochi che negli anni precedenti occupavano gran parte delle loro giornate. Questi sono solo alcuni esempi: sappiate infatti che tra alti e bassi vi troverete a farvi idee e a rivalutare diversi personaggi, ma soprattutto che ognuno di loro avrà un ruolo fondamentale all’interno della vicenda. Tra le novità più importanti c’è l’introduzione di un nuovo personaggio che meglio di altri riuscirà a fare breccia nel vostro interesse: Robin, la collega di Steve, che quasi per gioco si troverà coinvolta in tutta la vicenda.

Tornando alle emozioni, è importante sottolineare quanto in Stranger Things 3 vengano evidenziate, perché in più di un’occasione anche la loro stessa anima verrà messa a nudo, con il plauso di farci dimenticare, per alcuni attimi, che stiamo parlando di personaggi e non di persone “vere”. Non vi neghiamo anche che avrete a che fare con momenti di vera commozione. Siete avvisati.Stranger Things 3

Un cast unito

Non ci sono dubbi sul fatto che uno dei punti di forza di Stranger Things sia proprio il cast, con grandi conferme del passato e giovani promesse che dopo la terza stagione possono essere considerati qualcosina di più. La grande coesione tra di essi anche oltre la telecamera è stata fondamentale per creare un gruppo che si capisca sempre, sinergico al punto giusto. Anche se tutti, nessuno escluso hanno saputo dare il loro massimo (con il solo Caleb McLaughlin – Lucas – sotto tono per motivi narrativi), a dividersi la poltrona per la migliore interpretazione di questo Stranger Things 3 sono il poliedrico David Harbour (Hopper) e a sorpresa (ma neanche tanto) l’incisivo Dacre Montgomery, che nel ruolo di Billy ha saputo dare veramente il massimo in ogni singola scena.

Stranger Things 3

9

Con un plot narrativo che sale di intensità gradualmente, Stranger Things 3 riesce a chiudere il tutto con un'apoteosi di emozioni davvero potente. Mantenendo i propri punti di forza e concentrandosi ancor di più sugli interpreti e sui propri personaggi, i Duffer riescono ancora nella missione di creare una stagione perfetta per il periodo che stiamo vivendo ora, attualizzando molti dei concetti presenti, ma in modo coerente con gli anni '80. Plauso particolare al cast, che ha tramutato una sceneggiatura per alcuni versi semplice, in qualcosa di molto profondo, vivo.

Gianluigi Crescenzi
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.

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