Il lato oscuro e il lato chiaro. Il bene e il male. Star Wars ci ha sempre mostrato, sia nella vecchia che nella nuova trilogia, come le due fazioni fossero sempre distinte. I Sith da una parte, i Jedi dall’altra, e un temibile personaggio con il nome di Darth Vader, ancor prima chiamato Anakin Skywalker, che ha sempre oscillato tra le due fazioni, ma mai le ha incarnate entrambe allo stesso momento. Eppure il seme gettato da quello sforzo finale di Vader, o dai pensieri non propriamente Jedi-style di Luke, già ostentavano un parziale di coraggio troppo moderno per l’epoca. Star Wars: Gli Ultimi Jedi, diretto da Rian Johnson, ottavo episodio della saga, ora può permetterselo, o perlomeno decide di rischiarci sopra. Naturalmente, in questa recensione non vi spoilererò nulla del film.
Antico e Moderno
Nella trilogia originale ci hanno spiegato la grande guerra tra Resistenza e Impero, con tanto di battaglia finale e scena ormai impressa nell’immaginario comune (Luke sono tuo padre). Con la trilogia prequel abbiamo scoperto cosa ha fatto diventare Anakin un terribile Sith. Se nella prima le basi d’ispirazione erano la Seconda Guerra Mondiale e la Guerra Fredda (potremmo parlare ore e ore di come Lucas si sia ispirato per raccontare una storia di una galassia lontana a dei fatti molto vicini), la seconda cercava invece, più libera da situazioni socio-politiche condizionanti, di spiegare e collegare i puntini. Entrambe però portavano alto il vessillo di Luce e Oscurità. Con Star Wars: Gli Ultimi Jedi invece tutto diventa più indefinito: abbiamo già visto il dubbio in Kylo Ren e abbiamo sperimentato ormai (anche grazie a Rogue One) la rabbia dei buoni. Insomma, nel 2017 possiamo dirlo: non esiste solo bianco e nero, ma una sterminata pianura di variazioni di grigi. E’ quindi chiaro come il nuovo capitolo delle Guerre Stellari possa giocare (e rischiare) tra più colpi di scena e variabili incalcolabili. A questo aggiungete il potere dei cliché: dopo 7 film (e qualche serie animata) è facile intuire dove potrebbe andare a parare un film di Star Wars. Mi dispiace deludervi, ma rimarrete spesso a bocca aperta.
Il film è quindi un inno a proseguire verso il futuro (sappiamo che dopo il nono episodio ci sarà una nuova trilogia, sempre con Johnson), abbandonare le antiche tradizioni e costruirne di nuove. Il vecchio deve lasciar proseguire il nuovo, diventando terreno dove il moderno può crescere. Se questo può spaventarvi, tirate un sospiro di sollievo: non è male la direzione presa, anzi rispecchia più di quanto si possa credere l’idea generale di George Lucas, o per lo meno quella che traspariva nel lontano 1977.
Un colpo di coda
Il Risveglio della Forza era stato un film strano: molto simile ad Episodio IV, lasciava poco spazio all’immaginazione, anzi l’azzerava completamente in favore di una certezza maggiore di riuscita. Gli Ultimi Jedi invece è fresco, a tratti un po’ stancante ma molto ambizioso, a tal punto da prendere quei cliché e devastarveli in faccia, con stile e classe. Le ambientazioni visitate e tutte le scene, dalla più action a quelle più ragionate, assumono nuova linfa vitale con una cura maggiore nei dettagli, cura meno presente nel precedente film.
Se c’è una cosa inoltre che mi spaventava da Rogue One è la coerenza dei personaggi: nella vita vera difficilmente la gente cambia idea, e lo spin-off purtroppo elude completamente questa caratteristica posizionando personaggi non troppo definiti. Star Wars: Gli Ultimi Jedi invece rafforza la sua idea di contesto, delineando meglio Kylo Ren, Rey, Finn, ma anche BB-8, Dameron e persino Luke e Leia, che dopo tutti questi anni ancora sanno conquistare lo schermo.
Le Guerre Stellari
Se c’è una cosa che davvero mancava oramai, erano quelle due paroline impresse nel titolo: le Guerre Stellari. Star Wars: Gli Ultimi Jedi ricorda le sue origini, e regalerà alcune scene davvero ricche di richiami ai vecchi film ma allo stesso tempo completamente nuove, indirizzate a mostrare al pubblico che questa battaglia tra Primo Ordine e Resistenza si combatte soprattutto nello spazio. Saranno proprio queste scene inoltre, oltre a quella già vista nel trailer nel pianeta completamente conquistato dalla dicotomia bianco/rosso, a lasciare delle immagini impresse nella vostra memoria stupende, epiche, indissolubili.
Moderno e Antico
Ma se il Lato Chiaro e il Lato Oscuro sono non così definiti, se il bene e il male alla fine sono due facce della stessa medaglia, dove è finita la filosofia originale di Star Wars? Bene, è cambiata, o per lo meno mutata leggermente. Esistono comunque le fazioni, esisteranno sempre, così nella vita come nella saga di Guerre Stellari. Eppure il nuovo deve avanzare, non può tenersi ancorato dalle catene del vecchio, e questo concetto verrà rivelato in Star Wars: Gli Ultimi Jedi in molteplici scene, quasi a evidenziare un concetto che difficilmente verrà digerito dai fan. Ma ad un’analisi attenta, prendendo tutti quegli avvenimenti nel film che potrebbero disorientare chi nel 1977 vedeva per la prima volta delle oramai icone pop, è chiaro come siano state toccate le giuste corde con delle pinze chirurgiche: le basi dell’universo sono sempre quelle, come delle regole fisiche, ma il modo in cui vengono viste e imbrigliate dai personaggi è cambiato, diventando più contemporaneo.
Star Wars: Gli Ultimi Jedi è un film che detta un taglio netto dai precedenti sei, quasi a manifestare la voglia di accodarsi a tutte quelle storie viste al cinema, in TV o lette su qualche libro o fumetto. Il rischio è tanto, e so per certo che sarà difficile da digerire, ma d’altronde parliamo del film più lungo della saga, e soprattutto quello con più informazioni da assimilare. Eppure, i coraggiosi che sapranno prendere tutto quello che lo schermo gli lancerà contro con la giusta visione e apertura mentale, sapranno gustarsi un nuovo inizio.