E’ un vero peccato che l’epoca d’oro dei Jrpg sia oramai passata: titoli leggendari, come la serie Suikoden, il sottovalutatissimo Legend of Dragoon e leggende come Grandia e Xenogears sono oramai solo lontani ricordi, causa un mercato in totale evoluzione, basato sempre più su comparti multiplayer massivi e grafica spaccamascella rispetto a storie meravigliose e musiche oniriche. A tenere botta sono rimaste oramai le saghe classiche, lo zoccolo duro del gioco di ruolo visto “alla giapponese” : come non citare la saga di Final Fantasy, probabilmente la più famosa di sempre in questo campo, in aggiunte alle varie Dragon Quest, Tales Of, Atelier e Fire Emblem; a queste va assolutamente aggiunto Star Ocean, storico franchise prodotto da Tri Ace e pubblicato da Square Enix ( in precedenza, solo da Enix). A distanza di ben 7 anni dal quarto capitolo ufficiale, ecco arrivare sugli scaffali il quinto capitolo della saga, denominato Star Ocean: Integrity and Faithlessness; il titolo sarà riuscito a sopportare a dovere il peso delle aspettative? Scopriamolo insieme!
L’incipit del nuovo Star Ocean è quanto di più classico possiamo aspettarci: ci ritroveremo nei panni del protagonista Fidel, un adolescente molto abile con la spada, a combattere amichevolmente con un nostro amico, in un evento che fungerà da tutorial base per il battle system. Il tutto avviene nella cittadina di Sthal, un piccolo paese medievale costruito su un promontorio in prossimità del mare: mulini a vento e bandiere svolazzanti, con tanto di tramonto sul mare, offriranno i primi scorci di questa avventura, catapultandoci con anima e corpo nel futuristico mondo di Star Ocean: Integrity and Faithlessness. Nel corso della notte la fiabesca cittadina di Sthal viene però attaccata da pericolosi banditi: starà a Fidel, accompagnato dalla sua amica d’infanzia nonchè abile curatrice Miki, difendere a spada tratta il suo paese di nascita, sventando a fatica la pericolosa minaccia per la gioia dei cittadini e del sindaco. Presto i giochi si faranno molto più duri e Fidel si ritroverà coinvolto in una situazione molto più grande e spinosa di lui; senza dilungarci troppo, e soprattutto senza anticipare eventi chiave al giocatore, scopriremo presto delle tecnologie molto pericolose, portate da una ragazza dal misterioso passato di nome Relia; fuggita dalla pericolosa organizzazione Chronos. Relia fa conoscenza di Fidel e Miki, portandoli a compiere uno straordinario atto di coraggio per difenderla e per scoprire la verità su queste proibite tecnologie che potrebbero compromettere il destino del pianeta. Sebbene le premesse siano veramente ottime, la trama non riesce a decollare adeguatamente praticamente mai, con personaggi piatti e non troppo caratterizzati, a esclusione dell’indimenticabile Relia. Star Ocean: Integrity and Faithlessness paga uno sviluppo sin troppo basilare e lineare dell’interessante plot di base, tenuto a galla dal burrascoso passato della pluricitata Relia.
Veniamo adesso alla spina dorsale di qualsiasi Jrpg, ovvero il combat system; se sul lato dello sviluppo narrativo il nuovo Star Ocean presente delle lacune importanti, sul lato prettamente legato al sistema di combattimento riscontriamo ottime sensazioni. Partiamo con ordine: Star Ocean è un Jrpg con combattimenti dinamici: i nemici sono sempre ben visibili su schermo, mentre noi controlliamo manualmente solamente un membro del party, gestito dall’IA del titolo. La fluidità delle battaglie, l’assenza di caricamenti e la velocità d’esecuzione dei combattimenti rende il tutto molto divertente e veloce, donando notevole impatto anche alle brevi battaglie e rendendo piacevole l’accumulo di esperienza e denaro per il nostro party; cosa assolutamente da non sottovalutare, visto che in ogni Jrpg che si rispetti il grinding è quantomeno essenziale. La grande novità del combat system di Integrity and Faithlessness è il sistema di ruoli: sarà infatti possibile assegnare ai personaggi gestiti dall’IA fino a 9 ruoli, sbloccabili grazie a degli skill point accumulati nelle numerose battaglie. I ruoli, che variano dall’healer al guerriero passando dal support, doneranno anche un boost ad una caratteristica specifica, ovviamente collegata strettamente alla professione utilizzata; il tutto funziona egregiamente, in un sistema ben riuscito che strizza l’occhio al famoso Gambit System di Final Fantasy XII, con un leggero tocco di semplicità ed immediatezza in più. La gestione delle skill è anch’essa ottima, collegata ai tasti O e X del pad Sony; esse, molto varie e numerose, soddisferanno indubbiamente anche il ruolista più accanito, poichè variano sensibilmente tra attacchi singoli, attacchi di gruppo, azioni di cura, di supporto e magie vere e proprie. Un vero e proprio calderone di abilità, alle quali vanno ad aggiungersi quelle di gruppo: tra queste vale la pena di citare l’harvesting, abilità che permetterà di guadagnare denaro ed esperienza trovando dei punti specifici nella mappa, e il crafting, altra grande delusione del titolo vista l’inutilità di creare la gran parte delle cose. Altro grave difetto che fa ritorno in questo capitolo è la disparità tra incontri casuali e boss fight: molto semplici le prime, veramente poco permissive le seconde, aggravate ancor di più dall’impossibilità di saltare le lunghe cutscene e dal mal posizionamento di alcuni save point.
Il comparto tecnico del titolo è probabilmente una delle più gravi pecche della produzione: se dal lato artistico il gioco è senza dubbio più che buono, con scorci che difficilmente potremo fare a meno di immortalare, dal lato meramente tecnico il gioco soffre di lacune veramente serie, con texture di scorsa generazione e fisica di gioco praticamente assente; il tutto si nota in modo evidente nei numerosi dungeon e nelle zone esterne alle città, tutte troppo simili fra loro e veramente prive di qualsivoglia dettaglio. Difetto aggravato dall’ottima realizzazione, caratterizzazione e dal comparto animazioni dei vari personaggi, molto ben definito e accattivante, ma che stona evidentemente con la pessima realizzazione degli sfondali; è dunque evidente la natura cross platform del titolo, sviluppato su PlayStation 3 e portato successivamente su PlayStation 4 con scarsi risultati. Il comparto artistico è invece decisamente riuscito, con un mix perfetto tra sci fi e classico fantasy medievale. Da lodare la colonna sonora del titolo, composta da Motoi Sakuraba, produttore anche del comparto audio del blasonato Dark Souls: una garanzia sulla qualità della OST, che non faticherà ad entrare nei vostri cuori. La longevità è anch’essa media, con circa 25 ore di storyline ad accompagnare il giocatore, aumentabili di una decina se deciderete di completare i dungeon opzionali e le varie missioni secondarie.