Un giorno di Santo Stefano all’insegna di giochi e sangue quello degli abbonati Netflix, che da questa data hanno potuto godersi finalmente la stagione 2 di Squid Game. La serie coreana creata da Hwang Dong-hyuk è stata un vero e proprio fenomeno nel 2021, e ha visto al seguito anche uno show con persone reali – sempre disponibile su Netflix – che si sono sfidate nei giochi. Squid Game 2 riparte da dove ci eravamo lasciati, o meglio da 3 anni dopo la partecipazione e la vittoria del giocatore 456. La stragrande parte dei soldi accumulati da Seong Gi-Hun però non è stata da lui spesa, perché vuole sfruttarla per mettere fine ai giochi una volta per tutte. Ecco la nostra recensione della stagione, composta stavolta da 7 episodi.
Non si dimentica, mai
Come detto, la stagione si aprirà con Seong Gi-Hun che, una volta presa la decisione di non salire sull’aereo che lo avrebbe portato all’estero, tornerà a Seoul. Questo perché, nonostante l’anziano Oh II-Nam sia ormai passato a miglior vita, i giochi stanno continuando. Nei tre anni successivi si è dedicato alla ricerca dell’uomo misterioso che fa da reclutatore, o meglio “consegna inviti” ai potenziali giocatori. Quell’uomo sarebbe la chiave di volta per condurlo al Front Man, ora a capo di tutto.
Gi-Hun non è però l’unica persona con l’intenzione di porre fine a tutto, perché anche Hwang Jun-Ho, il poliziotto che nella stagione 1 si era infiltrato tra i ranghi dell’esercito mascherato per cercare suo fratello, è scampato alla morte salvato da un vecchio pescatore: anche lui durante questi 3 anni ha condotto le sue ricerche, concentrandosi principalmente sull’isola, che però finora non ha mai trovato.
Bentornato, giocatore 456
Senza darvi anticipazioni inedite sulle vicende per evitare spoiler, sappiate solo che dopo una serie di eventi ambientati in città, Seong Gi-Hun deciderà di partecipare di nuovo al gioco, per cercare di porvi fine dall’interno, mentre nel frattempo Jun-Ho sarà fuori a gestire il resto. Diamo quindi il bentornato al giocatore 456, che ancora una volta, e con nuovi compagni di disavventura, si troverà a rischiare la vita in questi giochi mortali, durante i quali non mancheranno mai la suspense e l’adrenalina. Stavolta però tra le centinaia di giocatori all’appello, ci sarà anche un suo caro amico, ma anche qualcun altro che non vi anticiperemo.
Questa stagione però nel frattempo ci continuerà a far vedere alcuni dei retroscena del gioco, come accaduto nella prima (ad esempio il traffico di organi): in questo caso lo faremo tramite gli occhi di un personaggio inedito, una ragazza nord coreana che fa parte delle fila dei soldati in rosa. Quale sarà il suo scopo principale?
Manca la sorpresa, ma non la qualità
Squid Game 2 non si può certo definire una stagione noiosa o mal riuscita: i cambio di location, le nuove situazioni, e le diverse dinamiche grazie ai nuovi personaggi introdotti, hanno reso queste 7 puntate sempre cariche di interesse, e difficilmente alcuni momenti possono definirsi “morti”. C’è anche da dire che, essendo già molte le cose conosciute dallo spettatore, è difficile trovare un colpo di scena vero e proprio, tanto che di sorprese non ce ne saranno molte. Il vero plot twist – anche se un po’ prevedibile – arriva solamente nel finale di stagione, sul chiudersi della settima puntata: un cliffhanger che darà il via alla terza stagione, prevista per il 2025.
Il rischio della visione passiva è quindi dietro l’angolo, dato che effettivamente si sente la mancanza dell’effetto “wow”, tuttavia come già detto l’interessa sarà sempre alto, grazie anche alle diverse vicende secondarie che vedremo crearsi tra i personaggi di contorno. Tra loro troviamo persone di diversi ceti, e con motivazioni diverse per cui partecipano al gioco. Effettivamente qualcosa potrebbe ad alcuni risultare lievemente forzata, ma non neghiamo che gli incastri siano stati fatti in modo egregio. Questo ha permesso di evidenziare in più parti (e di nuovo) la critica sociale di Squid Game, ma anche la morale.
Parlando del cast e delle interpretazioni, possiamo dire che siamo ancora una volta su livelli altissimi. Evitando di nuovo gli spoiler, perché anche descrivendo i personaggi ne esalteremmo determinate caratteristiche che gradiremmo scopriste in visione, tutti gli interpreti hanno saputo dare vita e colore ai propri ruoli, specialmente coloro che sono riusciti a vestire dei panni estremamente delicati, come una donna transgender, una ragazza incinta, o persone con gravi difficoltà sociali.
Ovviamente i migliori della classe sono i protagonisti. Lee Jung-Jae nel ruolo del giocatore 456 che si rivela non solo incredibilmente espressivo, ma anche estremamente carismatico, dove anche i suoi silenzi sanno dire tutto. Wi Ha-Joon invece ha un minutaggio limitato in questa stagione, soprattutto concentrato nei primi episodi, e riesce a fare il suo, ma senza infamia né lode speciale. L’uomo di ghiaccio, Lee Byung-Hun, che nei panni di Front Man riesce a brillare molto di più che nella prima stagione.
Menzione d’onore invece, infine, per il comparto audio, con delle musiche splendide e scelte a pennello (tra cui un paio che vi suoneranno molto familiari, da italiani), e un doppiaggio che si conferma adatto a una grande produzione. Se tuttavia siete in cerca di autenticità, vi consigliamo di guardare la serie in lingua originale, cosa che vi farà apprendere come più genuine le interpretazioni attoriali.