La paura è stata enorme. Dopo i continui rinvii del titolo dopo il suo annuncio, e con un delay che conta ben un anno dall’annuncio della data di uscita originaria, è finalmente arrivato nei negozi l’irriverente e scoreggiante South Park: Scontri Di-Retti, che con un filo quanto mai logico va a seguire gli eventi del precedente titolo targato South Park Digital Studios e pubblicato da Ubisoft. Le speranze dei fan del brand dunque sono state riposte nel team di sviluppo, attribuendo tale ritardo ad un lavoro svolto per migliorare tutti gli aspetti del gioco. Questo non è da sottovalutare e da dare per scontato… l’esperienza insegna (qualcuno ha detto Syberia 3?). Per più di 6 mesi è stato quasi buio totale, ma quando abbiamo potuto provare di nuovo con mano il titolo durante la Gamescom di Colonia di quest’anno, ci siamo resi conto di quanto è stato fatto: stupiti, ci siamo trovati di fronte a un titolo completamente ribaltato, migliorato nelle meccaniche di gioco e con un restyling grafico che possono notare anche gli occhi meno attenti. Questo fatto non è da sottovalutare, perché ricordiamo che il titolo è stato rivelato la prima volta all’E3 del 2015, e che uscendo ora, il livello tecnico con il quale il gioco deve competere è di gran lunga più alto di quel periodo, e rimanendo “acerbo” di conseguenza non sarebbe stato all’altezza. Procediamo però con ordine, e andiamo ad analizzare insieme South Park: Scontri Di-Retti!
“Il mio regno per un peto”
La nostra esperienza comincerà poco dopo la fine del precedente gioco: impersonando di nuovo il novellino appena arrivato in città, divenuto Re durante South Park: Il Bastone della Verità, ci troveremo catapultati in men che non si dica in un’altra dimensione, un nuovo gioco. Le motivazioni di tal radicale cambiamento si nascondono nell’aumento dei misteri e della criminalità nella cittadina di South Park, a cominciare (e soprattutto) a causa della scomparsa dei gatti! Dopo esserci intrufolati nel seminterrato del solito Eric Cartman, convinceremo il terribile Coon (“Procione” in italiano) a farci giocare con loro ai supereroi, andando così a creare il nostro personaggio partendo dalla base. La prima cosa che del nostro “Petoman” dovremo scegliere sarà la sua prima classe (si, nel corso del gioco potremo arricchire il nostro parco poteri con quelli di classi aggiuntive), imparare ad utilizzarla, e seguire il nostro traumatizzante background da supereroe. Ovviamente non può mancare tra le nostre referenze anche un profilo social su “Procinstagram” (Coonstagram in lingua originale), che servirà per tenerci in contatto con l’intera città, e ovviamente diventare una celebrità come accadeva nel predecessore. Questa feature non è da sottovalutare, perché il numero dei nostri follower si rivelerà per molti versi fondamentale… specialmente per godere di numerosissime gag! Facendo parte quindi della C.A.F. (Coon And Friends) si scatenerà, oltre alla lotta al crimine, anche un’interessante “Civil War” con alcuni eroi rivali, per motivi che lasceremo scoprire a voi! Ma chi saranno i nostri nemici? Quelli delle medie? Le ragazze del Raisins? Gli Adepti del Caos?… l’elenco potrebbe essere lunghissimo.
A portata di smartphone
Prima di passare a parlare del gameplay, è doveroso sottolineare quale sarà l’importanza del vostro cellulare: ovviamente non si tratta altro che di un normalissimo menù, dal quale accedere alle varie sezioni che per l’occasione sono state create sotto forma di App. Ci sarà infatti l’app per la mappa, quella per il crafting, quella per l’equipaggiamento dei poteri (dalla seconda classe in poi, potremo scegliere noi quali poteri portare in battaglia, mixando più stili!), quella per i manufatti, la scheda del personaggio e così via. La potenza del nostro Petoman sarà determinata proprio da questi manufatti, che avranno un valore numerico assegnato, oltre ad alcuni effetti speciali che miglioreranno le nostre caratteristiche. Il nostro telefono sarà anche indispensabile per contattare i nostri compagni della giustizia quando ci servirà una mano per risolvere degli enigmi, oppure ricevere chiamate da chiunque… ma soprattutto scattare i famigerati selfie per i social. Come mai così tanta importanza è stata data agli smartphone? Questa scelta potrebbe risultare alquanto banale, se non fosse che il messaggio sociale sotto forma di satira è a dir poco cristallino: in tutta South Park sono disseminate persone comuni, che siano in casa o all’aperto, bambini o adulti, e una percentuale gigantesca sarà sempre alle prese con il proprio apparecchio telefonico… se alzassimo gli occhi anche noi, ci renderemo conto che è un ritratto, ahimè, dell’esagerata dipendenza da social che affligge la società odierna.
Per fortuna però la satira e la comicità di South Park: Scontri Di-Retti non si fermano davanti a nulla, e passeremo la totalità del gioco tra continue battute, minigiochi e situazioni decisamente ambigue, che non smetteranno mai di farvi ridere. Ciò che era riuscito bene al primo titolo infatti era proprio questo, divertire, intrattenere e mantenere intatta la vena insolente e irriverente del franchise di South Park. Signore e signori, il bis è servito.
“Scacchiera Park”
Lì dove la cara vecchia cittadina è rimasta a grandi linee immutata, se non per una manciata di luoghi, a essere completamente rivoluzionato è stato il sistema di combattimento che ci accompagnerà per tutto lo svolgimento dell’avventura. Abbandonando una struttura RPG abbastanza semplicistica, in South Park: Scontri Di-Retti è stata adottata quella comunemente definita a scacchiera, con tanto di ostacoli o elementi aggiuntivi a seconda della mappa di battaglia. Le variabili in combattimento infatti sono estreme, perché per la maggior parte del gioco saremo noi a decidere sia i nostri poteri equipaggiati, sia i nostri compagni di squadra (per un totale di 4 eroi compreso voi). In base a chi sceglierete al vostro fianco, sarà possibile creare delle combo devastanti, a volte senza addirittura far muovere gli avversari. Ovviamente molto dipenderà anche da come noi stessi saremo in grado di gestire le situazioni più complicate. Questo perché ogni singolo attacco, compreso il potere finale di ogni personaggio, ha effetto esclusivamente in un determinata area (descritta sotto al potere, e che si illuminerà una volta selezionata), e dovremo dunque scegliere con cura chi e quando attaccare. Quando? Già.. perché come ogni strategico a scacchiera che si rispetti, tutti devono aspettare il proprio turno, e gestirli (o annullare quello di un avversario con una bella “scoreggia spazio-temporale”) potrebbe diventare la chiave per una vittoria schiacciante o all’ultimo respiro.
A variegare il gameplay ci sono gli status alterati, le combo di respinta, l’invisibilità di alcuni personaggi, gli attacchi con effetto ritardato, i consumabili, le evocazioni, e chi più ne ha più ne metta. Siate perciò lungi dal pensare che South Park: Scontri Di-Retti sia un titolo dedicato solamente a chi vuole farsi un paio di risate, perché se non sarete capaci di padroneggiare le vostre strategie, sarete puniti inesorabilmente.
It’s not Rac-Coon City
Le attività da svolgere in game sono davvero molte e non contano solamente le missioni principali e secondarie, ma si traducono anche in schermaglie con le bande di nemici, nella raccolta di collezionabili (come ad esempio gli Yaoi di Tweek e Craig), raccogliere e creare nuovi costumi e manufatti, farsi una chiacchierata con i Ricordacini, cagare in tutti i cessi della città, risolvere gli enigmi ambientali e, ovviamente, ingrandire le fila dei nostri seguaci a suon di selfie. Tutto ciò che faremo andrà pian piano inserito nella nostra scheda personaggio e, ogniqualvolta raggiungeremo un traguardo, ci verrà assegnato un ammontare di esperienza indispensabile per salire di livello e per sbloccare degli slot per i manufatti (che come già detto sono ciò che determinerà la nostra potenza totale).
Parola mozza
Se c’è una cosa per la quale siamo davvero grati, è che South Park: Scontri Di-Retti non è stato troncato da censure nel nostro paese, come invece era accaduto allo sfortunato primogenito di Ubisoft. Questa volta ci troviamo di fronte ad un titolo che rilancia inoltre con una localizzazione buona, con doppiaggio e testi interamente in italiano, ma che purtroppo in molte occasioni peccano in qualità rispetto alla produzione originale. La traduzione è ottima, riuscendo a far stare in piedi molti dei giochi di parole che in realtà funzionerebbero solo in inglese. Al di là di alcune voci non proprio fedelissime, ed altre mantenute dalla serie animata, il lavoro svolto a livello di audio dai nostri connazionali è solo discreto: alcune frasi hanno un volume decisamente più alto di altre (anche il doppio!), o a volte la voce di un personaggio in contatto video-telefonico con noi viene “mozzata” poco prima della fine della frase… un vero peccato. Altro dettaglio che fa storcere il naso, riguarda addirittura il cambiamento della voce stessa del personaggio tra le fasi di combattimento e quelle video (sono presenti solo un paio di casi, ma si notano). Impeccabili invece la colonna sonora e gli effetti audio.
Modus Operandi: questa recensione è stata redatta basandosi sulla versione PlayStation 4 del titolo, dopo aver terminato per intero l’esperienza di gioco.