Vuoi un po’ per le meccaniche e l’atmosfera riprese direttamente da due grandi classici del genere, Resident Evil e Silent Hill, vuoi perché la storia scritta dal team di Protocol Games è riuscita ad appassionarci moltissimo, era da un po’ che aspettavamo la possibilità di giocare nuovamente a Song of Horror. Il titolo, pubblicato da Raiser Games è stato diviso in cinque episodi, ognuno dei quali ha aggiunto un tassello in più utile alla risoluzione del mistero legato alla Presenza e alla misteriosa melodia. Con il quinto episodio, intitolato The Horror and The Song, giungiamo all’epilogo di questa interessantissima produzione ed è inutile dire che, anche questa volta, i ragazzi di Protocol Games ci hanno totalmente convinto! Per scoprire il perché, non dovrete far altro che continuare a leggere la nostra recensione!
La melodia maledetta
Difficile parlare di un quinto episodio, che fa appunto da epilogo, senza raccontare – o spoilerare – dettagli importanti di quanto avvenuto nelle “puntate” precedenti, ma, non vi preoccupate, cercheremo di evitarlo. Daniel, protagonista del gioco, è ormai deciso a chiudere una volta per tutta questa storia e far sì che nessun altro entri in contatto con la melodia maledetta. Le sue indagini ci portano quindi alla clinica psichiatrica Jeremy Hartwood , un edificio ormai abbandonato, caratterizzato da un’atmosfera inquietante, stretti corridoi e che, ovviamente, risulta collegato direttamente alla melodia e alla Presenza. La particolarità di questo episodio è che il giocatore alternerà il controllo di un personaggio nel presente ed uno nel passato, un escamotage interessante che rende ancora più intrigante la narrazione. Dopo un’abbondante sezione ambientata nell’ospedale, ci si ritroverà in altri luoghi, di cui non vi possiamo parlare per non incorrere in spoiler. Sappiate comunque che sono davvero suggestivi e, soprattutto, dannatamente spaventosi.
Il tutto culmina infine in un epilogo decisamente interessante, con un colpo di scena decisamente inaspettato, anche se utilizzato da altre produzioni di vari media. Non sappiamo se la software house abbia o meno intenzione di arricchire l’IP, magari aggiungendo un nuovo episodio o addirittura un sequel, ma il finale di Song of Horror lascia una porta aperta che è difficile ignorare e non saremmo affatto sorpresi nell’apprendere che Protocol Games ha in progetto di realizzare un Song of Horror 2.
C’è solo una via d’uscita
“There is only one way out” è sicuramente una delle frasi che più ci sono rimaste impresse mentre abbiamo giocato il quinto episodio di Song of Horror. Effettivamente, la particolarità del titolo è quella di utilizzare la meccanica della morte permanente – la via d’uscita – che viene però “rovinata” da un’aggiunta di questo quinto episodio. Con un aggiornamento, Protocol Studios ha infatti deciso d’implementare un nuovo livello di difficoltà che permette di disattivare il permadeath, rendendo una delle meccaniche principali del titolo praticamente inutile. Ovviamente si tratta di una scelta che comprendiamo e che permette di rendere il titolo accessibile anche dai giocatori “spaventati” dalla possibilità di poter perdere tutti i progressi in un attimo. Sì, perché a pensarci bene si tratta proprio di un attimo. La Presenza è infatti un nemico astuto, controllato da un Intelligenza Artificiale che studia i nostri movimenti e il nostro modo di giocare adattandosi e agendo di conseguenza e che può eliminare uno dei nostri personaggi in qualsiasi momento. Questo rende il titolo davvero difficile in certe situazioni e in questo capitolo, più di tutti, The Presence è stato in grado di darci parecchio filo da torcere, costringendoci a dover ricominciare da capo diverse volte.
Scappare dalla presenza non sarà affatto facile, complici anche dei Quick Time Event poco chiari e, per certi versi, non proprio realizzati a dovere. Oltre ai classici QTE ereditati dai primi quattro episodi, in The Horror and The Song è stato introdotto anche un nuovo modo di affrontare la Presenza: quando attaccato, il giocatore è infatti chiamato ad utilizzare uno specchio che permette di vedere alle spalle del proprio personaggio e, grazie a un fascio di luce generato dalla torcia, eliminare i propri nemici. Una meccanica abbastanza sprecata, decisamente difficile da padroneggiare e che, nella maggior parte dei casi, vi poterà al game over.
Spendendo velocemente due parole sul lato tecnico, di cui trovate invece un’analisi approfondita nella recensione del primo episodio, possiamo dirvi che Song of Horror propone un comparto grafico indubbiamente apprezzabile per una produzione indipendente, seppur siano presenti alcune imprecisioni, quali compenetrazioni tra oggetti e alcuni modelli realizzati in maniera approssimativa. Dal punto di vista sonoro, invece, ci possiamo ritenere decisamente soddisfatti, con una soundtrack che accompagna magnificamente l’opera mantenendo sempre alta la tensione. Vi ricordiamo infine che il titolo non è stato, purtroppo, localizzato in italiano.