Soldiers of the Universe Recensione

Marco Pulicanò
Di Marco Pulicanò Recensioni Lettura da 8 minuti

Allora, cerchiamo di stare calmi. Molto calmi. Sediamoci e parliamone, perché dire che Soldiers of the Universe è un pochino stressante è come dire che Call of Duty è un gioco “abbastanza” conosciuto. Ma andiamo con ordine, cercando di spiegare cosa ha partorito lo studio Rocwise Entertainment attraverso una forte meditazione zen, analizzandolo punto per punto.

Appena iniziata la nostra fantasmagorica avventura, ci ritroveremo in un menù alquanto minimale, ma caratteristico di questa tipologia di giochi: dopotutto l’impatto grafico del menù è fine a se stesso, dove la sua utilità è semplicemente quella di selezionare le missioni da svolgere, formare la squadra e leggere le ultime note che riguardano il gioco. Fin qui tutto bene. La vera impresa inizia una volta entrati in missione. Avete presente quando si dice che la pazienza è la virtù dei forti? Ecco, Soldiers of the Universe è sicuramente un ottimo mezzo per censire chi tra i giocatori appartiene a tale categoria. Ma perché dico tutto ciò? Prendiamo come esempio la prima missione del gioco, e analizziamola passo per passo, andando a spiegare il titolo dall’interno.Soldiers of the UniverseAppena avviata la suddetta ci ritroveremo in una mappa con altri 3 compagni, che possono essere guidati da altri giocatori reali o dall’intelligenza artificiale, e fidatevi se vi dico che in questi casi potremmo definirla più una “deficienza artificiale”. Di questo però torneremo a parlare più tardi. Ci rendiamo subito conto che lo stile del gioco è molto semplice e abbastanza classico: una mappa-corridoio nella quale bisogna avanzare eliminando mano a mano i nemici che ci troveremo di fronte, fino a giungere al nostro obbiettivo. Ciò inizialmente mi ha fatto sorridere, venendo sommerso dai feels di giochi come Socom, tanto caro alla buona e vecchia PlayStation Portable, facendomi prendere con il sorriso l’idea di affrontare questa nuova avventura. Il pericolo però è sempre dietro l’angolo, e noi videogiocatori lo sappiamo; proprio come un ombrellone lanciato da un arciere d’argento di Anor Londo, vengo a contatto con la prima delle sfide che Soldier of the Universe mi ha offerto: la mira dei nemici. Non importa se il vento soffia a 130 chilometri-orari, non importa se tra voi e il nemico c’è una fessura di un micro-metro… lui vi colpirà, e vi farà molto male. I primi ad accorgersi delle conseguenze di questa feature saranno proprio gli sviluppatori del gioco, perché le imprecazioni e le maledizioni che da solo ho lanciato dovrebbero aver già causato qualche catastrofe, figuriamoci se le sommiamo a quelle di tutta la community.

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E vabbè Neidra, sei un noob e non sai mirare“. Potrei anche starci, ma qui veniamo in contatto con un altro problema, grande come dieci intere mappe di Battlefield: i maledetti muri invisibili. Quando ad esempio nel mio essere debole negli sparattutto, riesco a trovare finalmente uno spot dal quale uccidere i nemici, non è possibile lottare contro il gioco stesso a causa di un muro che separa me e il nemico, invisibile a noi mortali per motivi che solo l’arché Eraclitiana è in grado di spiegare. Potete notare nella foto proposta qui in alto come io stessi sparando, e  di come il muro del suono mi si è parato di fronte, separandomi dal nemico tramite un paradosso Zeniano.

Dopo aver riflettuto sulle brutte azioni commesse in vita vostra, e sul perché Atena abbia deciso di castigarvi così, notate qualcosa, un’azione eroica, la svolta che aspettavate da ore proprio come l’arrivo degli elicotteri quando la situazione è ormai disperata: un vostro compagno – parliamo naturalmente della modalità single player – decide di avanzare, accompagnato da sicurezza e caparbietà. Ormai è di fronte al nemico e… nulla. Si salutano. Si guardano. Fine. Probabilmente a questo punto della missione avrete terminato il calendario gregoriano e sarete passati a quello ortodosso, perciò senza più niente da perdere, vi lanciate all’assalto come foste Solid Snake contro il carro armato di Vulcan Raven e uccidete il tanto agognato nemico e tutti coloro che si portava dietro… ma poi morite voi. Senza motivo. Dopo aver ripetuto la sequenza, la quale si svolge sul classico ponte con coperture e sacchi di sabbia, mi accorgo di cosa potrebbe avermi ucciso (visto che non credo sia stato un infarto): un proiettile che viaggia nell’aria e che magicamente mi centra. Allora, ritornato a quel punto, inizio a cercare l’aggressore e mi accorgo che…Soldiers of the Universe

…il colpo arriva dalla nebbia. Da un nemico, nella nebbia. Questo non perché in Afghanistan ci sia la nebbia, ma perché l’intraprendente cecchino non era stato renderizzato. Su questo punto più che in altri riservo dei seri dubbi, specialmente perché la configurazione PC utilizzata non dovrebbe far riscontrare problemi di alcun tipo, essendo perfettamente idonea. Potrebbe trattarsi di un bug? Ammetto di averci pensato, ma questo difetto si è presentato MOLTO DI FREQUENTE. Possiamo passare sopra al problema? Questo caso è più facile di altri, anche perché anche noi potremo colpire il nemico nonostante non sia visibile. Ammetto di aver ucciso il nemico sparando a caso, ma sinceramente questo dettaglio mi ha lasciato molto perplesso, poiché è difficile stabilire se questo sia un problema del gioco (che magari verrà risolto con una prossima patch) o altro. Ma non perdiamoci in discorsi troppo seri, perché è rimasto l’ultimo dettaglio che ha reso la mia esperienza su Soldiers of the Universe più estenuante del viaggio di Odisseo…

Soldiers of the Universe
I simpaticoni in fondo sono due nemici, quello che corre davanti a loro un mio “compagno”

I checkpoint. Che non ci sono, o che sono distribuiti per la missione in un modo decisamente scoordinato. Immaginate di dover fare un viaggio da Reggio Calabria a Trieste, e che il checkpoint si trovi a Pizzo Calabro. chiaramente il resto del viaggio deve essere percorso tutto di fila, senza morire e senza perdere la sanità mentale (anche se entrambi i punti sono molto difficili).

Oramai siamo giunti alla fine di questa recensione, poiché per il resto non c’è molto da dire. La grafica del gioco è passabile, niente di esageratamente dettagliato ma non troppo male, discorso che possiamo estendere anche al comparto audio e gli effetti sonori. nonostante tutto però non me la sento di assegnare un’insufficienza a Soldiers of the Universe. Non ce la faccio proprio, perché è vero, mi ha fatto dannare e disperare all’inverosimile, ma mi ha regalato tante risate nel suo essere “sbagliato”, nei suoi problemi. Mi ha tenuto inoltre attaccato alla tastiera per finire le missioni, non so se per determinazione o se per orgoglio. Ce l’ha fatta.

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