Sniper Ghost Warrior Contracts – Recensione di uno spin-off a colpo sicuro

Ecco la nostra recensione di Sniper Ghost Warrior Contracts. Gioie e dolori dal nuovo titolo di CI Games

Marcello Paolillo
Di Marcello Paolillo Recensioni Lettura da 4 minuti
7
Sniper Ghost Warrior Contracts

Dopo essersi riuscita a ritagliare un buon numero di appassionati, la serie di sparatutto di Sniper Ghost Warrior ha sicuramente perso gran parte del suo fascino. La colpa del tracollo è senza dubbio del terzo capitolo, Sniper: Ghost Warrior 3 (uscito nel 2017), un gioco in grado di bruciarsi tutte – o quasi – le buone idee messe in piedi dai predecessori. Grazie a questo spin-off della saga di FPS tattici targati CI Games, chiamato Sniper Ghost Warrior Contracts, tornare nei panni del cecchino dal sangue freddo dovrebbe (il condizionale è d’obbligo in questi casi) aver riacceso la speranza per una serie relegata in panchina da un bel po’ di tempo. Sarà bastato portarci in uno scenario di fantapolitica tipico delle opere dello scrittore Tom Clancy?

Puntare… Mirare…

Il pretesto narrativo di Contract è abbastanza consueto, ma abile ad immergerci nel contesto bellico messo in piedi dagli sviluppatori. La Siberia ha deciso di prendere le distanze dalla madre Russia, diventando uno stato governato da Nergui Kurchatov, un personaggio che non le manda certo a dire. Nel gioco saremo chiamati a vestire i panni del “Predatore”, un silenzioso e letale assassino senza nome, ingaggiato per porre fine a tutta una serie di complotti internazionali e segreti top-secret da recuperare, sparsi all’interno delle numerose missioni di gioco (sparse in aree di grandi dimensioni) da affrontare nei modi e nei tempi che riterremo opportuni.

Sniper Ghost Warrior: Contracts

Sniper Ghost Warrior Contracts ricalca quindi per sommi capi la struttura di base Hitman (ma anche quella del più recente Wolfenstein: Youngblood), mettendo da parte uno sviluppo lineare della trama principale. Gli scenari aperti con al loro interno vari obiettivi principali da portare a termine senza un ordine prestabilito sono arricchiti anche da tutta una serie di missioni secondarie, come elementi da eliminare, collezionabili da raccogliere e sfide di vario tipo. Se l’elemento cinematografico (e pirotecnico) alla Call of Duty è quasi del tutto assente, dall’altro lato abbiamo quindi un ritmo di gioco generale decisamente più sobrio e ragionato. Appostarsi, attendere il passaggio del nemico a svariate centinaia di metri di distanza, prendere la mira e solo successivamente fare fuoco (con l’immancabile killcam che mostra il proiettile penetrare il malcapitato bersaglio), è sempre un meccanismo in grado di regalare le giuste soddisfazioni, grazie anche all’architettura delle varie aree di gioco (piuttosto ampie e spesso costruite anche in verticale).

…FUOCO!

Purtroppo, trattandosi anche di uno sparatutto in soggettiva piuttosto atipico, la frustrazione potrebbe presto fare capolino: appostarsi per minuti interminabili, calcolare la traiettoria del proiettile e vedere vanificata l’intera missione per via di un bug legato all’intelligenza artificiale dei nemici, può essere davvero molto fastidioso. Questo perché, specie nei livelli di difficoltà intermedi, l’IA dei soldati oscilla pericolosamente tra il cosiddetto “occhio di falco” e il “ciecato andante”. Potremo infatti essere notati da chilometri di distanza, senza alcuna motivazione valida o svista da parte nostra, così come un nemico potrà bellamente ignorarci anche se ci troveremo a soli due metri di distanza da lui (e senza coperture). Anche quando verremo visti dai soldati avversari, questi non saranno in grado di architettare chissà quali manovre offensive nei nostri confronti, limitandosi ad attaccarci uno dopo l’altro in fila indiana. Fortuna vuole che il comparto grafico, frutto del sempreverde CryEngine, renderà quantomeno le nostre missioni suicide piacevoli alla vista, senza contare anche le numerose possibilità di personalizzazione del nostro avatar, tra perk e abilità da sbloccare (senza contare un elenco di armi che comprende una miriade di fucili di precisione, pistole e mitragliette di ogni genere).

Sniper Ghost Warrior Contracts
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Voto 7
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Da anni critico del settore, ha scritto e scrive attualmente su diverse testate online dedicate ai videogames e al cinema, passando anche per i fumetti. La carriera di Marcello inizia nel 2003 e da allora non si è più fermato: dopo essersi fatto notare sui primi siti di settore, è arrivato a firmare articoli per le più importanti testate web italiane, oltre che per la carta stampata. Pavo non è il suo nome anagrafico: è il suo nome vero.