Prima di imbarcarci nella recensione vera e propria di Sherlock Holmes: The Awakened, vanno fatte un paio di considerazioni decisamente importanti. La prima è che si tratta del remake di un titolo uscito nel 2006 (un’avventura col vecchio Sherlock in giacca, cravatta e cilindro chiamata in italiano Sherlock Holmes: Il Risveglio della Divinità): lo studio ha apportato alcune modifiche alla storia, alla grafica e ovviamente al gameplay (l’originale era un’avventura classica punta e clicca), oltre a praticamente tutto il resto, cose su cui torneremo in seguito. La seconda considerazione riguarda invece lo studio di sviluppo stesso: Frogwares è un team che storicamente si occupa di titoli sul famigerato investigatore scritto da Sir Arthur Conan Doyle, e col tempo hanno sempre evoluto i propri lavori, cambiando man mano il loro stile e adattandosi sia alle richieste dei giocatori, sia alle nuove epoche del videogame. Purtroppo lo sviluppo di questo nuovo The Awakened si è rivelato piuttosto travagliato a causa della gravissima crisi che l’Ucraina (paese d’origine di Frogwares) sta affrontando a causa della guerra. Sherlock Holmes: The Awakened non era neanche un titolo previsto per l’uscita, ma la sua nascita è dovuta proprio a tali condizioni, che hanno costretto gli sviluppatori a mettere in pausa il loro nuovo progetto open world.
Alla “Sherlock maniera”
Sherlock Holmes: The Awakened è un’avventura investigativa lineare, che si svolge all’interno di 8 capitoli divisi tra loro, e che si svolgeranno anche in diverse parti del mondo. Sottolineiamo “lineare”, perché nonostante un paio di capitoli in particolare si avvalgano di una struttura leggermente open world, per il resto avremo di fronte un titolo alla vecchia maniera.
Badate bene però che questo riguarda solamente il concetto, perché tutto il resto – anche se rimaneggiato – richiama l’ultima grande avventura che abbiamo vissuto, ovvero quella del giovane Sherlock a Cordona in Sherlock Holmes: Chapter One. Il nostro protagonista infatti è lo stesso, e saranno molti i richiami Cordona e al suo passato durante il gioco. Significa quindi che gran parte del gameplay e lo stile delle informazioni che apprenderemo sarà lo stesso di Chapter One, ovvero come ottenere gli indizi, collegarli tra loro grazie al palazzo mentale creandone altri, avvalersi di un archivio, chiedendo alle persone e così via. Inoltre all’interno dei vari capitoli non mancheranno vari obiettivi secondari, alcuni semplicemente per flavour.
Esplorare le scene sarà comunque indispensabile, perché sarà presente anche la ricostruzione delle scene, dovendo scegliere tra le ipotesi giuste e sbagliate in base a quello che apprendiamo, e quindi scovare tutti gli elementi nella mappa sarà indispensabile.
Per quanto riguarda la difficoltà, non siamo di fronte a un gioco estremamente complicato: un paio di enigmi potrebbero rallentarvi, soprattutto nelle fasi più “mentali” e “non fisiche” del gioco, ma niente più di questo. O meglio, questo è valido se giocherete a difficoltà Giovane Detective, che vi darà qualche piccolo aiutino sotto forma di iconcine sugli indizi, indicandovi quello che “potreste farci”. Se giocherete alla difficoltà più elevata di certo le cose si complicheranno maggiormente. L’unica cosa che però pecca, è che in determinate occasioni potreste progredire semplicemente applicando il try and error.
L’inizio dell’orrore
La nostra storia inizierà con uno Sherlock abbastanza confuso, alle prese con un caso che forse sta immaginando da solo, quando il suo nuovo coinquilino, il Dr. John Watson, arriverà nell’appartamento con la dose quotidiana di notizie sui giornali. Tutti, tranne il The Strand, che malauguratamente è stato danneggiato da qualcuno di ignoto. Il primo compito dei due sarà quello di scoprire cos’è successo, pensando a un sabotaggio verso il detective, ma quando la cosa si rivela diversa da come sembrava, il vero caso avrà inizio, con Watson che convincerà Sherlock a indagare su una persona scomparsa.
Come potete ben immaginare, il caso è molto più profondo di quello che può sembrare, e un semplice caso di rapimento nasconde nelle viscere degli orrori molto più estremi. La pista che seguiremo ci porterà anche fuori da Londra, in posti che evitiamo di anticiparvi se non conoscete la storia originale, ma sappiate che sarà un viaggio pieno di insidie, sangue e… follia. Come è risaputo, tutto ciò avrà a che fare con gli Orrori di Eldritch, e una mente razionale come quella del nostro Holmes, in questo caso anche molto giovane, potrebbe non essere pronta a quello che li aspetta.
Un grande coprotagonista
Giocando il titolo fino alla fine, riusciremo anche a capire come questa storia sia stata sfruttata dal team di sviluppo per creare un forte legame di amicizia tra Sherlock e John: questo riguarda molti dei dialoghi nelle cutscene, che scaveranno nel profondo dei due, oppure nelle diverse occasioni in cui noi stessi ci troveremo a controllare Watson, che con azioni e deduzioni degne del miglior Sherlock sarà a dir poco indispensabile per lo svolgersi degli eventi. Un ruolo attivo, a tratti simpatico, e assolutamente un valore aggiunto rispetto al gioco originale.
Soprattutto nelle battute finali, verrà evidenziato che il loro legame è diventato un’amicizia, anche grazie a questo terribile viaggio fatto di traumi e insanità.
Fare e rifare
Dal punto di vista tecnico non abbiamo di fronte un brutto titolo, soprattutto perché la linearità e le limitate zone open world hanno fatto sì che gli sviluppatori riuscissero a concentrarsi sul resto. Certo, ci sono delle lacune che ogni tanto spuntano qua e là, come alcuni legati alla presentazione degli indizi alle persone normali e alle loro voci, o alcuni bug che ci hanno fatti “incastrare” e costretto a ricaricare la partita. Episodi sporadici, che comunque non ci hanno rovinato la partita.
Citiamo anche la completa localizzazione testuale in italiano per quanto riguarda indizi, menù e dialoghi, mentre il doppiaggio italiano non è presente.
Sherlock Holmes: The Awakened si può definire un buon titolo di intermezzo, che ha potuto mostrare sia i punti deboli della produzione, con la difficoltà dell’investigazione da rivedere e un sistema di gioco che paradossalmente mostra il fianco in situazioni più ristrette, sia i grandi punti di pregio dal punto di vista narrativo, che ha fatto splendere in più di un’occasione personaggi e scene del crimine. Graficamente non stiamo parlando di un capolavoro se comparato con i titoli delle grandi aziende, ma possiamo comunque ritenerci mediamente soddisfatti, in base a ciò che abbiamo visto con l’ultimo titolo dello studio. Sottolineiamo però che in un paio di occasioni, alcuni effetti e scorci sono particolarmente riusciti. Siamo molto curiosi di scoprire cosa ci aspetterà, prima o poi, con il Capitolo 2.