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Serie TV per ragazzi: perché erano meglio gli anni 2000

Era davvero meglio prima? Oggi vogliamo dare spazio a tutti quei nostalgici che, sopratutto durante questo periodo in cui le nostre giornate sono piene di film e serie tv, ripetono che “non ci sono più le serie di una volta“? Ovviamente il catalogo di serie televisive – vecchie e nuove – è talmente vasto che sarebbe impossibile prenderle tutte in considerazione. Soffermiamoci quindi sulle cosiddette serie teen, da sempre in voga fra gli adolescenti (e non solo) di tutto il mondo. Tornare a casa da scuola ed aspettare le 16.00 per vedere la nuova puntata della propria serie preferita, contro lo stare tutto il giorno davanti al computer per finire la serie del momento e passare subito alla prossima. Andiamo a vedere quali sono i fattori che fanno dire ai nostalgici: era meglio prima.

L’attesa e l’emozione

È il 26 maggio 2006 e i tuoi amici sono tutti a casa tua perché oggi ci sarà l’ultima puntata della terza stagione di The O.C.. Vi sedete sul divano ed aspettate che inizi la puntata, siete divisi tra #teamRyan e #teamVolchock e ne parlate animatamente. Comincia: sigla (la cantate tutti insieme tanto ormai la conoscete a memoria), la puntata scorre tra una disavventura e l’altra. Ad un certo punto ecco il colpo di scena, tra una musica toccante ed una serie di immagini malinconiche la puntata finisce, e voi vi ritrovate in lacrime abbracciati sapendo che questo momento ve lo ricorderete per sempre. The O.C.Le piattaforme streaming sono state una svolta sostanziale nella vita dei divoratori di serie, ma la possibilità di guardare dei contenuti – anche molto lunghi – in così breve tempo ha lasciato indietro il vero motivo per cui le serie sono nate: affezionarsi ai protagonisti e diventare loro amici. Pensare costantemente a cosa avremmo fatto al posto del nostro personaggio preferito ma immaginarsi anche cosa farà nella nuova puntata. I diari pieni di immagini, le frasi più famose scritte ovunque. Sono tutte esperienze che le serie di oggi non ti danno la possibilità di vivere. In dieci ore è impossibile affezionarsi o entrare nella testa di un personaggio. Siamo passati da “Chissà cosa succederà nella puntata di oggi” a “Chissà cosa si inventeranno per la prossima stagione”. Siamo sicuri che, ancora oggi, molti pensano a cosa sarebbe successo se Kevin Volchock, quel giorno, non avesse partecipato a quella gara di surf.

C’è davvero bisogno di un omicidio?

Negli ultimi anni Netflix ha fatto uscire decine di serie originali, alcune di enorme successo. Per quanto riguarda il mondo dei ragazzi parliamo di serie come Tredici o Élite, considerate da molti la stessa serie ma in lingue diverse. Entrambe basano la loro storia su crimini, omicidi, droga e prostituzione. È vero che la morte di un personaggio principale è da sempre un must delle serie tv, quel colpo di scena che nessuno si aspetta ma che tutti sanno che prima o poi arriverà, ma è davvero necessario basare l’intera serie su un omicidio? Per quanto siano serie ben strutturate e che si lasciano guardare facilmente, se si è alla ricerca di una produzione scorrevole – senza malavita o uccisioni – si fatica a trovarla.

Tredici13 Reasons Why parla , tra le altre cose, di bullismo. Forse c’era il bisogno di parlarne (essendo una piaga che da sempre attanaglia le scuole ed i giovani in generale) e Netflix ha gestito la situazione in maniera impeccabile, ricordando all’inizio di qualche episodio la possibilità di contattare un loro sito aperto appositamente per i ragazzi bisognosi di aiuto.

Per quanto Tredici possa arrivare ad aiutare qualcuno in situazione di difficoltà, lo stesso non è per serie come Élite o Baby. Quest’ultima (l’unica italiana) è stata annunciata nel 2017 e si ispira liberamente allo scandalo sulle baby squillo. Sicuramente tematiche importanti, interessanti e ben strutturate, ma ogni tanto c’è bisogno anche di leggerezza e per quanto riguarda le serie tv, ultimamente, non è facile trovarla.

Le musiche e colonne sonore

Chi, ancora oggi, durante le sue giornate non si trova casualmente a cantare le sigle delle sue serie preferite? Ricordiamo in particolare California dei Phantom Planet, inconfondibile sigla di The O.C. e l’iconica I Don’t Want to Wait di Paula Cole diventata dalla seconda stagione la sigla ufficiale di Dawson’s Creek. 

La musica in una serie tv è molto importante, è colei che ti fa entrare a pieno nella sua trama. È quella che forse manca oggi, tra le altre cose, ai nuovi titoli per il piccolo schermo. Tralasciando le sigle, ormai inesistenti o solamente di qualche secondo (o che ancora siamo portati a saltare con la semplice pressione di un tasto), parliamo della musica messa come sottofondo per i momenti salienti. I Sum 41 e gli OneRepublic che si sentivano durante le puntate di Gossip Girl hanno lasciato spazio a musiche senza testo utilizzate solamente per creare suspance.

Gossip GirlUn regista riesce nel suo intento nel momento in cui un fan associa una canzone ad una scena della propria serie, cosa che ormai accade raramente. Un esempio lampante è stato l’utilizzo di Bella Ciao all’interno di La Casa di Carta, considerata un simbolo della serie e ormai ricordata da molti proprio per quello.

Forse sempre legato alla difficoltà ad affezionarsi a serie viste in breve tempo, ma sono pochissimi ormai i titoli che danno un ruolo importante al comparto musicale. Per quanto un genere possa piacere o non piacere, la scelta delle canzoni sarà sempre una parte fondamentale. I rockettari cercheranno di smentire, ma sappiamo tutti che i veri fan di G.G. assoceranno per sempre With me dei Sum 41 al primo vero bacio tra Blair Waldorf e Chuck Bass.

Nostalgia canaglia…

Speriamo che le nostre motivazioni siano considerate valide e speriamo che le nuove generazioni che stanno leggendo questo articolo daranno una chance a tutte quelle serie che hanno fatto commuovere milioni di ragazzi. Le piattaforme streaming hanno deciso di dare a tutti la possibilità di vedere le serie che abbiamo citato come Gossip Girl, Glee, Dawson Creek e The O.C. (disponibili su Netflix e Prime Video). Ma mi raccomando, godetevele e resistete alla voglia di finirle in un paio di giornate.

Molti ci considereranno solamente dei nostalgici, delle persone attaccate al passato. Forse è vero, ma speriamo invece che un giorno nonni, genitori e figli saranno seduti sullo stesso divano a cantare, commossi, Hallelujah, mentre Ryan porta in braccio il corpo senza vita di Marissa.

Benedetta Saccoccio
Famosa tra i suoi amici per essere informata su qualsiasi cosa ma eccessivamente scarsa in ogni gioco lei tocchi, fin dall'infanzia dedica il suo tempo libero a musica, spettacolo e tecnologia. Dedita all'arte del pettegolezzo, è sempre in cerca di nuovi "scoop" da condividere con tutti. Conosciuta dai più come VperVendemmia.

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