“Abbi cura di te, non azzardarti a morire prima di me” è da questa frase monito scambiata tra gli amanti siriani che prende vita Se mi ami, non morire, progetto videoludico sperimentale di The Pixel Hunt, sviluppato con il supporto di Florent Maurin e in collaborazione con Arte France e Figs.
Il gioco, candidato a diversi premi tra cui i The Game Awards 2017 e il BAFTA 2018, è strettamente legato alle vicende che riguardano la guerra civile in Siria ed è stato realizzato tenendo conto di tante testimonianze di persone fuggite proprio da quella guerra e dalla miseria e la povertà che ne è conseguita. Se mi ami, non morire è un racconto di guerra, ma soprattutto è un racconto di amore e speranza vissuto attraverso la cosa più normale che esista al giorno d’oggi: una chat di Whatsapp.
Scambio di messaggi
All’interno di questa sperimentale avventura interattiva, ben lungi dal conformarsi al canone videoludico a cui siamo abituati, seguiremo le orme di Nour, una ragazza siriana decisa a fuggire in Europa per scampare alla miseria.
Tuttavia noi giocatori non seguiremo direttamente Nour, ma impersoneremo Majd, ossia il marito della ragazza (rimasto indietro con la sua famiglia). Nel corso del viaggio la seguirà assiduamente lasciando a noi il compito di dare alla ragazza dei consigli e delle indicazioni sulla strada da percorrere durante la traversata tra un continente e l’altro.
Sta scrivendo…
Il prodotto di per sé non eccelle di certo per durata ne tanto meno per meccaniche di gioco, ma di certo lascia il segno (o almeno dovrebbe), poiché mette a nudo tutto ciò che riguarda la realtà della fuga verso quella che sembra la salvezza, in questo caso rappresentata in maniera davvero verosimile attraverso una traversata dalla Siria fino all’Europa.
Nonostante il gioco si riduca a una serie di scelte (quasi guidate per certi versi) e a un continuo botta e risposta tra i personaggi, tutto quello che viene narrato attecchisce perfettamente nel giocatore portandolo in un attimo a sperare nel viaggio di Nour, a preoccuparsi per i vari pericoli che la ragazza affronta nel viaggio e a sentirsi in apprensione per i momenti in cui quest’ultima non comunica.
Questo titolo offre una caratterizzazione dei personaggi che, seppur essenziale, è perfettamente costruita e risulta anche molto realistica. Inoltre la storia viene condotta in maniera altalenante tra momenti di svago, battutine tra due semplici innamorati e altri attimi di pericolo e paura che inevitabilmente colgono anche il giocatore che si trova impotente davanti allo schermo proprio come Majd.
Gli sviluppatori hanno rivestito il titolo con un gameplay purtroppo davvero minimale e striminzito, ma bilanciandolo con un tasso di rigiocabilità comunque alto, dal momento che il gioco presenta ben 19 finali diversi. Tuttavia questa scelta del “multi-ending” costringe spesso e volentieri il giocatore a rivivere intere porzioni di gioco in attesa di poter scegliere l’opzione che cambi effettivamente l’esito della partita.
Impostazioni di condivisione
Il titolo, su Nintendo Switch, si presenta come una lieve forzatura di se stesso per dispositivi mobile, di fatto non aggiungendo nulla che non fosse già stato pensato per Android. L’utilizzo dei tasti della console rende la navigazione più intuitiva, certo, ma la base del titolo rimane identica se non per una stabilizzazione maggiore del frame rate. Potendo ipotizzare una migliore implementazione della console della grande N, gli sviluppatori avrebbero potuto permettere una navigazione nella chat o una esplorazione (tramite il movimento della console) delle varie fotografie che Nour manda al giocatore durante lo scorrere dei messaggi. Oppure ancora sarebbe stato possibile rendere più dettagliato il GPS che il gioco mette a disposizione per controllare la posizione di Nour durante il viaggio. Di certo piccole cose, ma che nel complesso avrebbero aiutato a rendere l’esperienza su Switch più particolare rispetto a quella su dispositivi mobile.
Ultimo accesso
In conclusione possiamo dire che Se mi ami, non morire è un ottimo esperimento videoludico che si basa su una sceneggiatura e uno story telling eccezionali, capace di bilanciare perfettamente attimi spensierati a momenti di tensione estrema.
Nonostante il gioco sia un prodotto atto a mostrare una parte del mondo che spesso e volentieri (soprattutto oggi) tendiamo a dimenticare, non pretende mai di sensibilizzare il giocatore, ma preferisce invece limitarsi a raccontare una storia messa insieme da testimonianze reali di chi, purtroppo, alcune situazioni si è trovato a vivere davvero.
Questo titolo dovrebbe arrivare non solo come un gioco, ma anche come un prezioso occhio spensierato su una tematica importante e degna di attenzione come è quella dell’immigrazione atta a fuggire da una condizione di vita che vita non è, nella speranza di arrivare dove invece è possibile camminare per strade sgombre da macerie e soldati armati.
Dulcis in fundo sottolineiamo che il titolo in questione ha già fatto il suo corso di critiche e dibattiti nello scorrere del 2017, anno della prima uscita per mobile, e che questa recensione arriva in occasione dell’uscita del titolo su Nintendo Switch, avvenuta nella giornata di oggi 10 Gennaio 2019.