Ogni videogioco ha un suo obiettivo: così come un gestionale spinge il giocatore a gestire le risorse in ogni modo, uno sparatutto in prima persona ha dalla sua il voler lanciare litri e litri di adrenalina addosso al giocatore. Ogni titolo ha un suo spunto, un qualcosa che lo differenzia dagli altri, e a tutti gli effetti a Saints Row non manca questo. Parliamo di un gioco che, sebbene ora si appresti ad un reboot, esiste da quasi 20 anni e nel corso del tempo ha portato tanti spunti interessanti. Abbiamo avuto modo di spolpare in profondità il titolo, giocandolo su PlayStation 5: ecco la nostra recensione di Saints Row.
Da non confondere
Partiamo da un presupposto: se l’accostamento tra Grand Theft Auto e Saints Row potrebbe scattare in automatico, altrettanto automatico dovrebbe essere il ragionamento che porta a distinguerli per una moltitudine di cose. Se però questo discostamento non fosse chiaro, analizziamo per bene il genere di gioco che è questo Saints Row: avete davanti un open world sandbox dove potrete effettivamente fare tutto. Rubare auto, uccidere gente, fare missioni e saltare da palazzi con la vostra tuta alare, il tutto praticamente in modo veloce e senza interruzioni.
Se però la distinta concorrenza avanzando nei capitoli ha puntato ad un realismo sempre maggiore, Saints Row è l’anima della festa: divertimento, battute legate alla cultura pop e un po’ di sana pazzia rimpiazzano tutto ciò che nel tempo ha reso questo genere di giochi quanto più realistici possibili. Ovviamente tutto questo si riflette sul gioco di Volition nel bene e nel male: se da un lato infatti sarà sempre spassoso crivellare di colpi centinaia di nemici, il caos generato dal gioco talvolta porta a non godersi a pieno il momento, complici dei bug alquanto fastidiosi.
In questo reboot di Saints Row vi troverete a controllare il protagonista, accompagnato da tre suoi amici e compagni, Kevin, Eli e Neenah. Ognuno di questi sarà caratterizzato da una sua psicologia: se infatti Neenah sarà l’amante delle quattro ruote, Kevin sarà l’anima del party e Eli il razionale di turno. Insieme però, formeranno il team dei Saints, gruppo nato quasi per caso che dovrà vedersela con i Panteras, gli Idol e la corporazione Mashall.
Nel corso del gioco si affiancheranno alle missioni primarie quelle dedicate ai gruppi della banda, e a tutto questo ci sarà vicino un sistema di gestione delle attività della banda, a partire da cose tranquille come lo smaltimento dei rifiuti per arrivare addirittura ad una guerra di Gioco di Ruolo dal vivo. Ognuna di esse darà delle missioni aggiuntive, e completarle permetterà di conquistare una zona definitivamente. Una moltitudine di attività secondarie poi sono sparse in tutta Santo Ileso: fare la spalla ad un guidatore in fuga, invece di recuperare qualche mezzo, saranno piccoli lavoretti che aiuteranno ad arrotondare per poter acquistare armi, vestiti o per aprire nuove attività illecite.
Sparare a più non posso
Saints Row a tutti gli effetti potrebbe passare come un sandbox puro, ma in realtà nasconde un’anima da shooter in terza persona decisamente marcata: sebbene il sistema di mira non sia dei migliori – complice il fatto che il gioco utilizza alcuni sistemi dei precedenti giochi, senza innovare più di tanto – è appagante abbattere orde di nemici con armi da fuoco, attacchi speciali e finisher geniali (anche se alla lunga saranno sempre quella dozzina).
Abbiamo trovato qualche bug durante le missioni, più che altro conflitti d’azione tra un attività e l’altra, cose che però sicuramente verranno sistemate nel corso del tempo, quindi non c’è da preoccuparsi. Da evidenziare infine il fatto che la storia principale di Saints Row non occuperà più di una quindicina d’ore: a tutti gli effetti meno di un terzo del gioco, quello che viene occupato dalla storia principale (e relative missioni secondarie necessarie). Tutto il resto invece sarà puro e sano piacere della scoperta, tra missioni secondarie fuori di testa, assalti armati degni del miglior film d’azione e qualche scarrozzata da una parte all’altra della città con mezzi alquanto strani.
Un vero Saints Row… nel bene e nel male
Abbiamo già detto in principio come questo Saints Row abbia preso strade diverse da titoli AAA simili: se infatti molti nel tempo hanno cercato di evidenziare il realismo come carta vincente – mostrando addirittura le parti intime di un cavallo, pur di contestualizzare tutto – a tutti gli effetti Saints Row se ne frega altamente, e sostituisce questa fame della realtà all’interno del gioco con del delirio spassoso. Non c’è da chiedersi come il protagonista riesca ad uccidere 20 nemici che lo accerchiano (quando letteralmente basterebbe che uno di questi sparasse), perché prima che arriviate a pensarlo lui avrà già detto qualche battuta completamente fuori di testa che vi strapperà una risata, tempo necessario ad entrare poi in scena e iniziare a saltare tra capriole, attacchi finali e mosse speciali.
A concludere i pacchetto ci pensa infine la modalità co-op, pensata per poter giocare a tutta la campagna in due giocatori: purtroppo questa è l’unica effettiva componente da team-up, cosa che dai trailer sembrava più marcata ma che alla fine non si presenta così spesso con il resto dei compagni. Solo appunto la modalità co-op da questa parvenza, ma essendo essa giocata con il vostro personaggio, finirà ad essere un’accoppiata distruttiva invece di un vero e proprio lavoro di squadra. Comunque positivo il fatto che la modalità cooperativa salverà i progressi singoli per missioni, permettendovi di saltarle una volta che ci tornerete a giocare in modalità single player, anche se questa si trovasse molto più avanti di dove siete voi. Comodo per fare le secondarie – visto che la storia principale un po’ ne uscirebbe rovinata – a tutti gli effetti il sistema è ben congeniato.
Dal punto di vista tecnico, infine, ci troviamo davanti ad un gioco che non punta sulla grafica e sulle rifiniture, ma che propone un insieme che sul lungo periodo vi farà dimenticare di osservare il lato tecnico. Spassoso come non mai, c’è da dire che una maggiore qualità sui volti dei personaggi e sul vestiario – che però adotta uno stile poco definito e quasi cartoon – avrebbe reso il tutto più bello da vedere, soprattutto considerato che alcune scene sono girate in modo geniale. Abbiamo provato il gioco principalmente in modalità prestazioni (2K), quindi c’è da dire che la qualità visiva aumenta decisamente in modalità 4K.