Riven – Recensione, ritorno al futuro con Cyan World

Il remake di Riven è un viaggio nel tempo e nella storia dei videogiochi, e si dimostra ancora oggi godibilissimo... ma decisamente non per tutti!

Alessandro Giovannini
Di Alessandro Giovannini - Staff Writer Recensioni Lettura da 12 minuti
8 Ottimo
Riven

Dire “punta-e-clicca” non è più sexy come negli anni Novanta, epoca d’oro di un genere che ha  regalato alla storia dei videogiochi capolavori indimenticabili come le serie The Monkey Island, Broken Sword e Simon the Sorcerer. Con l’avvento del 3D il genere è riuscito a piazzare ancora dei colpi di coda importanti (vedere alle voci Grim Fandango e Syberia) prima che la sua stella iniziasse ad eclissarsi quasi inesorabilmente.

A cavallo tra queste due epoche, nella seconda metà degli anni Novanta, ci fu un periodo di transizione in cui le software house tentarono soluzioni ibride, che potremmo definire a cavallo tra 2D e 3D: la rivoluzione poligonale stava per arrivare e la voglia di superare la pixel art era tanta, ma la tecnologia e il know-how degli sviluppatori erano ancora acerbi.

Myst

Cyan Worlds fu una delle software house che tentarono strade intermedie, tramite l’adozione di fondali prerenderizzati come background per le proprie avventure grafiche; questa tecnica innovativa, unita alla commistione tra sequenze filmate con attori in carne e ossa e rappresentazione grafica, contribuì a dotare le opere dello studio di uno stile estetico del tutto particolare e fortemente identitario. Altri elementi di rottura furono l’adozione della visuale in prima persona – che permise un grado di immersione mai visto prima – e un approccio alla narrativa non immediato: stava al giocatore ricostruire il contesto degli eventi e la storia del mondo di gioco in base agli indizi raccolti nell’avventura.

Tutte queste innovazioni si concretizzarono in due titoli che hanno fatto la storia delle avventure grafiche: Myst (1993) e il suo seguito Riven (1997). La fama dei due giochi è leggendaria, e il primo dei due è stato riproposto più volte nel corso dei decenni successivi, in varie edizioni più o meno arricchite e migliorate tecnicamente, fino all’ultimo remake del 2021 adattato per visori VR. Mancava all’appello un trattamento simile per Riven, che ora è finalmente arrivato.

Maneggiare con cura

Riven è stato completamente ricostruito in 3D tramite Unreal Engine. Anziché cliccare compulsivamente con il mouse per muoversi da una schermata all’altra, ora possiamo muoverci liberamente in ambienti poligonali renderizzati in tempo reale, tramite mouse e tastiera oppure gamepad. Allo stesso modo, la visuale è sempre in prima persona ma è regolabile a piacimento: possiamo guardarci intorno e direzionare il nostro sguardo ovunque vogliamo. Questo ha comportato rimaneggiamenti più o meno importanti alla struttura degli ambienti e degli enigmi del gioco.

Cyan World ha espanso il mondo di Riven, che è più ampio dell’originale offre alcune sezioni totalmente inedite, pur senza stravolgere la struttura del mondo – un arcipelago di cinque isole, che spetta a noi capire come raggiungere ed esplorare. Allo stesso modo, diversi enigmi sono stati ripensati in virtù della tridimensionalità degli ambienti, e ne sono stati aggiunti di nuovi. A scanso di equivoci, dico subito che non ho giocato il titolo originale, dunque non mi dilungherò in analisi circa aggiunte e sottrazioni tra questo remake e il titolo del ’97. Ciò su cui vorrei concentrarmi in questa sede è cercare di presentare questo titolo, e la filosofia di game design che ci sta dietro, al pubblico odierno.

Riven è infatti un gioco fuori dal tempo: non solamente per quanto attiene alla sua narrativa che, senza entrare nei dettagli, mescola fantasy, fantascienza e viaggi temporali e interdimensionali; è fuori dal tempo perché Cyan World si è mantenuta fedelissima alla filosofia del titolo originale, il che fa apparire questo strano manufatto come una bizzarria all’interno del panorama videoludico odierno. Si tratta infatti di un titolo che lascia il giocatore in compagnia di sé stesso, catapultandolo in un mondo di cui sta a lui capire regole e storia.

Riven Boiler Island
Boiler Island

L’incipit narrativo, peraltro, è in medias res e direttamente collegato al prequel Myst. Non averlo giocato non preclude la possibilità di capire la trama di Riven, ma senz’altro aumenterà lo spaesamento iniziale che sarà pressoché totale. Le interazioni con altri personaggi sono ridotte al minimo, e avviato il gioco non avrete idea di chi sia la persona che vi parla nella sequenza iniziale, né saprete come decifrare ciò che accade subito dopo: sarete risucchiati all’interno di un libro e catapultati in un mondo enigmatico e silenzioso. Prigionieri, vi sarà sottratto un libro che avete con voi e che dovreste usare per un qualche scopo di fondamentale importanza (ma che probabilmente non capirete) e altrettanto misteriosamente sarete liberati.

Da qui in poi siete totalmente lasciati a voi stessi: muoverete i primi passi in un mondo strano, in cui sembra chiaramente avvenuta qualche catastrofe poiché non c’è anima viva, ma gli ambienti naturali dell’isola non sono affatto selvaggi. Il mondo di Riven pullula di vestigia, macchinari steampunk di cui inizialmente non capirete il senso – tanto meno il funzionamento – alternati a villaggi primitivi con iscrizioni indecifrabili e totem con simboli misteriosi. In tutto ciò non avrete una precisa idea di dove andare e cosa fare. Non vi resta che procedere a tentoni, guardarvi attorno, farvi una mappa mentale dei luoghi e, molto lentamente, spremere le meningi cercando di unire i puntini.

Il marchingegno non si muove

In Riven, come detto, nessuno vi spiega o suggerisce come procedere: dovrete arrivarci da soli, ragionando su quanto vedete o udite e tentando di trovare nessi logici tra elementi interagibili. Questo è un gioco vecchia scuola, ovvero in cui è fortemente consigliabile armarvi di carta e penna e prendere appunti. Gli enigmi che costellano il mondo di gioco sono a volte puramente meccanici, altre volte logici, spesso alfanumerici. Gli indizi da raccogliere per risolverli raramente sono ubicati in un unico luogo, anzi spesso dovrete fare avanti e indietro tra le varie isole per venire a capo dei puzzle più ostici.

Riven enigma
Armatevi di intuito e santa pazienza

Occasionalmente troverete dei documenti che squarciano il velo di mistero dietro alla sorte di questo misterioso mondo in rovina, e vi aiuteranno a comprendere meglio i vostri obiettivi, oltre che fornirvi indizi indispensabili su come procedere. Alcuni elementi di risoluzione del gioco, inoltre, sono randomici e cambiano da partita a partita. Ciò significa che, anche qualora decideste che avete assolutamente bisogno di consultare una guida per procedere nell’avventura, dovrete comunque esplorare a fondo gli ambienti di gioco in cerca di quei preziosi frammenti di informazione che nessun walkthrough vi potrà mai rivelare. Se vi interessa approfondire le differenze tra il remake e l’originale, gli stessi sviluppatori hanno toccato l’argomento in questo video.

Riven Tay
Riven regala scorci straordinari

Da ciò dovrebbe risultarvi chiaro che Riven non può essere approcciato con un intento casual: è un gioco che esige la vostra massima concentrazione, che spremerà le vostre risorse mentali e vi costringerà a ricorrere a tutta la vostra materia grigia per venirne a capo. Anche per questo motivo la sua longevità è del tutto impossibile da quantificare: i veterani del gioco originale non pensino di avere gioco facile, poiché come accennato in precedenza ci sono enigmi nuovi di zecca che vi daranno filo da torcere. Per i neofiti totali alcuni picchi di difficoltà potrebbero costringere a pause forzate, ed è da mettere in conto che una parte dei giocatori che si approccerà al titolo non lo finirà mai.

Un gioco per chi?

Questa filosofia di game design senza compromessi è un bene o un male? Si tratta di una domanda cui è difficilissimo rispondere. L’estrema fedeltà allo spirito del gioco originale è motivo di encomio, ma al tempo stesso mostra i limiti di una concezione di videogioco che appartiene a un’altra epoca. Se prendiamo un titolo moderno che possa essere paragonabile a questo, ovvero The Witness, lì troviamo delle soluzioni di design che, pur senza rendere nulla troppo esplicito, guidano l’intuito del giocatore verso la risoluzione dei puzzle con degli indizi visivi o logici, e optando per una curva di difficoltà graduale che fa prendere dimestichezza con le regole del gioco in modo progressivo.

Riven arcipelago
Ogni isola vi metterà a dura prova

Riven è molto più brutale, e perciò anche più respingente, orgogliosamente trincerato in una concezione di gaming da veri nerd, nell’accezione più pura e meno lusinghiera del termine. Non si tratta di una difficoltà insormontabile, ovviamente, ma è un titolo in cui dovete mettere in conto la possibilità di rimanere bloccati per giorni (settimane?) senza riuscire a capire come procedere. Questo, d’altro canto, è parte del fascino delle avventure grafiche d’epoca, per le quali la condivisione delle informazioni tra giocatori era parte integrante del divertimento, elemento che con le guide online è andato inesorabilmente a inaridirsi.

In aggiunta a questo, le modernizzazioni introdotte da Cyan World non possono evitare di far sentire occasionalmente il peso dei quasi 30 anni di età del titolo. Il backtracking è imponente – e malgrado esista una sorta di “fast travel”, riuscire a sbloccarlo è un ulteriore rompicapo, e a conti fatti non è poi tanto “fast” – e più volte proverete genuina frustrazione per il fatto di non esservi appuntati un particolare che vi costringerà a un lungo viaggio a ritroso. Inoltre, se non ispezionate con cura maniacale determinati ambienti potreste perdervi degli elementi chiave indispensabili per proseguire. Infine, sebbene il gioco aggiunga una funzione di screenshot in-game per una consultazione rapida, fidatevi se vi dico che questo non potrà sostituire del tutto il ricorso a carta e penna.

È impossibile consigliare Riven a priori. Si tratta  di uno di quei giochi da prendere o lasciare, che dovete provare anche per pochi minuti e rendervi conto se possa fare per voi o meno. Chi sceglierà di imbarcarsi in questo ostico viaggio potrà godersi una delle esperienze videoludiche più immersive e stranianti del 2024.

Riven
Ottimo 8
Voto 8
Condividi l'articolo
Staff Writer
Segui:
Cinema e videogiochi: le mie due più grandi passioni. Da bambino mi alzavo presto per giocare con il Sega Mega Drive II prima di andare a scuola; al pomeriggio guardavo Terminator 2 fino a consumare il nastro della VHS; di sera mi cimentavo nelle avventure grafiche di Lucas Arts sul glorioso PC con Windows 95. Poi sono venuti gli studi e la laurea in cinema oltre al lavoro come videomaker freelance. In tutto ciò non ho mai abbandonato il gaming, che ho combinato con la mia passione per la scrittura e il mio approccio analitico.