Resident Evil 4 VR – Recensione, la paura fa 360

Uno dei migliori horror di sempre torna e lo fa in VR su Oculus Quest 2: ecco la nostra recensione di Resident Evil 4 VR, si torna in Spagna

Simone Lelli
Di Simone Lelli - Editor in Chief Recensioni Lettura da 9 minuti
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Resident Evil 4 VR

Molte console hanno già ospitato la saga di Resident Evil, e su molte di queste è arrivato il tanto amato e innovativo Resident Evil 4, capitolo che spostava le dinamiche di gioco (l’ambientazione e i nemici) in modo da decretare una svolta epocale per la serie. A distanza di anni, ora Resident Evil 4 VR è pronto a farci tornare in Spagna nei panni di Leon S. Kennedy, sopravvissuto di Raccoon City che dovrà aiutare il Presidente degli Stati Uniti d’America nel salvare sua figlia Ashley. Noi di rimando, siamo pronti ad accompagnarlo e ad analizzare in recensione il nuovo Resident Evil 4, disponibile stavolta in VR.

La piattaforma utilizzata per recensire il gioco, nonché l’unica su cui potrete provare l’esperienza, è Oculus Quest 2, il visore di Facebook stand-alone che vi permetterà di giocare a tante novità in VR, oltre a sperimentare i classici giochi per Rift S con il semplice utilizzo di un cavo USB adatto. L’esperienza di gioco, inoltre, è stata vissuta utilizzando gli Oculus Touch, controller compresi nel pacchetto e che permettono la gestione di Leon all’interno del gioco in modo comodo ed efficace.

Occhio alle spalle

Partiamo subito dalla base: l’esperienza di gioco che abbiamo vissuto per la recensione in Resident Evil 4 VR si traduce nel vedere trasposto uno dei giochi più intriganti di sempre su una delle tecnologie più amate di sempre. Se infatti ad oggi la VR non è ancora così diffusa, c’è da dire che da decenni questo tipo di tecnologia si trova nella mente delle persone, e basta pensare alla mole di film anni ’80, ’90 – ma anche moderni – che raccontano di mondi fantastici da vivere con un visore sul volto.

C’è da sottolineare anche che Resident Evil ha uno strano rapporto con la realtà virtuale: se infatti il settimo capitolo, che ha a sua volta modernizzato ulteriormente il gameplay, è stato reso giocabile totalmente in VR grazie alla sua visuale in prima persona, l’idea di Biohazard (nome giapponese della serie) visto dagli occhi del protagonista risale a Survivor, uno dei capitoli meno apprezzati e più particolari della serie (una sorta di shooter in prima persona). Se a tutto ciò aggiungiamo anche gli sparatutto su binari per la Wii, diventa scontato l’arrivo di questo Resident Evil 4 per la VR.

Ciò che non è scontato invece è il lavoro di adattamento fatto dal team di sviluppo: se infatti molte cose sono rimaste le stesse, come la trama, le cutscene (che potrete vedere in una sorta di versione cinematica con uno schermo gigante davanti ai vostri occhi, mentre attorno a voi c’è il buio) o il game design alla base del titolo, tanto invece è stato rivisto per adattarsi ad una nuova chiave di lettura. Se infatti Resident Evil 4 ha subito molti porting, questa è la prima rivisitazione del titolo, cosa mai accaduta prima (a differenza dei precedenti capitoli che esistono in svariate salse).

Parlando proprio delle cutscene, queste non brillano molto, anzi, risultano tediose e stancanti soprattutto nelle fasi in cui vanno a frazionare molto il gameplay, visto che rendono il punto di vista in prima persona obsoleto e tornando ad una visione più cinematografica. Fortunatamente avanzando nel gioco queste diminuiscono, e le fasi di gameplay sono talmente divertenti da farci subito dimenticare di tutto.

Le novità non si fermano però alla parte artistica: se infatti molte texture e molti poligoni sono stati migliorati (ricordiamo che c’è differenza nel vedere un personaggio su schermo o in un visore, davanti a voi, mentre vi corre incontro), anche gli FPS sono stati sistemati per rendere l’esperienza più fluida e soprattutto fruibile, visto che la versione originale contava 30 FPS, che lo avrebbe reso praticamente ingiocabile in VR.

Altra novità riguarda invece tutto ciò che viene toccato dalla prospettiva: il Resident Evil 4 originale contava su una terza persona gestita tramite telecamera over-the-shoulder (differente dalla classica terza persona, decisamente più lontana): questo ha portato il team di sviluppo a rivedere tutto il sistema di gestione legato alle armi, che rimarranno selezionabili tramite ruota d’inventario ma che potrete gestire anche attraverso delle gesture da fare vicino al vostro corpo, come se vi trovaste davvero in quella situazione. Tutto ciò si tramuta in una gestione molto dinamica delle parti d’azione, che vi spingerà a guardarvi attorno, a dover ricaricare portando il caricatore dalla cinta fino alla pistola, ma soprattutto a spostarvi fisicamente. Le parti composte da enigmi e azioni comuni (aprire porte, tirare leve) vengono invece gestite con movimenti reali da effettuare, così da rendere il tutto ultra-immersivo e capace di farvi cadere dentro all’esperienza di gioco con tutti i vostri sensi.

Un’esperienza terrificante

Essendo un titolo di questo genere, è impossibile in recensione trascurare il fattore terrore, e Resident Evil 4 VR non è esente. Gli horror mettono paura. Gli horror in VR mettono una paura terrificante, qualcosa di recondito in noi: hanno infatti la capacità di inserirci in un ambiente non reale facendoci credere il contrario, cosa che di sicuro rende tutto più immersivo. Ovviamente questo non significa rendere il gioco ingestibile in quanto richiesti movimenti esagerati: il titolo infatti, come per le armi, avrà varie modalità di movimento, così da permettere all’esperienza di essere adattata al massimo alle vostre esigenze. Ecco quindi che potrete abilitare il tunneling per evitarvi la motion sickness, impostare il modo in cui la telecamera verrà ruotata e persino decidere di giocare da seduti. Tutto ciò non esclude però che, alla fine, vi troverete soli all’interno di un mondo di gioco terrificante, fatto di pazzi e mostri pronti ad uccidervi in modi orribili, il tutto davanti ai vostri occhi.

Una delle cose che però spaventava di più nel gioco originale riguarda certamente Ashley, la bambina pronta a farvi ripetere una parte di gioco infinite volte a causa della sua “capacità” di essere uccisa: per questo il team di sviluppo, vista la trasposizione in VR, ha deciso di aggiustare qualcosa, rendendo Ashley più resistente (a seconda della difficoltà) e più rintracciabile una volta persa. Per il resto, i comandi si sposano a meraviglia con la tipologia di gioco, anche e soprattutto grazie al fatto che saranno movimenti immediati da imparare, quasi naturali (…anche se sfido chiunque di voi a dire di aver vissuto sulla propria pelle un’apocalisse zombie).

Per il resto il gioco già è noto ai più: abbiamo davanti uno dei migliori – seppur non troppo horror – Resident Evil di sempre, e l’idea di poterlo vivere in prima persona (più che grazie alla telecamera, grazie all’esperienza in realtà virtuale) è qualcosa di strabiliante che mette in chiaro come anche solo un cambio di dinamica possa fare la differenza. Perché in fondo gli horror fanno paura, ma a 360 gradi diventano terrore puro.

Resident Evil 4 VR
9
Voto 9
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Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.