La class action intentata contro Sony Interactive Entertainment nel febbraio 2021, sosteneva che i controller PlayStation 5 DualSense “hanno un difetto (drifting) che porta i personaggi a spostarsi sullo schermo senza il comando dell’utente o il funzionamento manuale del joystick“.
Oggi, lo studio legale Chimicles Schwartz Kriner & Donaldson-Smith (CSK & D) ha modificato il proprio reclamo, aggiornando il tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto settentrionale della California, dopo che sei querelanti “hanno esercitato il loro diritto in base ai termini e condizioni di Sony di rinunciare all’arbitrato per perseguire le loro rivendicazioni in tribunale”.
Negli Stati Uniti, i termini del contratto di licenza software di PlayStation 5, che gli utenti devono accettare per poter giocare sulla console, includono una clausola compromissoria che, se applicata, porta i consumatori a non poter essere in grado di perseguire reclami in un tribunale tradizionale.
Tuttavia, i possessori di PS5 possono rinunciare alla risoluzione delle controversie tramite arbitrato inviando una lettera a Sony entro 30 giorni dal primo avvio della loro console.
Per aiutarli a farlo, CSK & D ha preparato un modello di lettera da compilare per gli aderenti alla class action, offrendosi di inviarla a Sony per loro conto. La denuncia modificata conferma che sei dei membri della class action hanno esercitato il loro diritto di rinunciare all’arbitrato nel tentativo di garantire che il caso sia risolto in un’aula di tribunale.
La causa sostiene che “Sony è, e in ogni momento è stata, a conoscenza del difetto di drifting del DualSense di PlayStation 5 tramite i reclami dei consumatori online, reclami presentati dai consumatori direttamente ad essa“. Lo studio accusa Sony di violazione delle leggi statali sulle frodi ai consumatori, violazione della garanzia e ingiusto arricchimento. I querelanti chiedono un “risarcimento monetario e adeguamenti per i danni subiti, provvedimenti dichiarativi e provvedimenti ingiuntivi pubblici“.
Una bella gatta da pelare per la software house, che è attualmente nel mirino anche per l’accusa di monopolio del PlayStation Store.