Prima di parlarvi di Plants vs Zombies: La Battaglia di Neighborville, è bene che vi sia ben chiara la storia che ha portato all’arrivo sugli scaffali questo gioco. Iniziata nell’ormai lontano 2009, la serie Plants vs Zombies sviluppata da PopCap Games ha continuato ad evolversi nel tempo interamente, in ognuno dei suoi aspetti. Iniziata con il titolo RTS uscito per un primo periodo in esclusiva su PC, il raggio d’azione dell’opera è aumentato notevolmente, grazie a dei vari porting effettuati dallo sviluppatore. Una nuova pubblicazione è infatti arrivata inizialmente sulle console della scorsa generazione, infine su sistemi mobile. Il supporto al gioco non si è interrotto fino al rilascio di un ottimo successore: Plants vs Zombies 2, che è entrato a gamba tesa nel mercato durante il corso del 2013. Nel tempo c’è stata un’interessante progressione del franchise, che ha cambiato dalle fondamenta lo sviluppo di ulteriori capitoli. Grazie anche al supporto della software Electronic Arts, l’incipit iniziale è stato quindi completamente reinventato, riuscendo a far sentire il giocatore a casa vista la presenza dello stesso mondo, ma con un genere di riferimento completamente opposto.
Questo processo è iniziato con la serie di titoli sparatutto in terza persona Plants vs Zombies: Garden Warfare, il cui primo episodio ha fatto il suo debutto ufficiale nel lontano 2014. Il gioco in questione non portava solamente il logo del publisher Electronic Arts, visto che fu uno dei pionieri dell’engine proprietario di EA: il Frostbite Engine 3. La software house PopCap Games riuscì a padroneggiare il motore egregiamente, portando sugli schermi dell’attuale generazione un’opera d’arte di un magnifico splendore, confezionata in modo eccellente attraverso: dei colori sgargianti, delle animazioni incantate, l’atmosfera tipica di Plants vs Zombies, ed una colonna sonora spettacolare, difficile da dimenticare anche ad oltre 5 anni dall’uscita.
Dopo il meritatissimo successo del primo capitolo, arrivò due anni dopo il nuovo episodio Plants vs Zombies: Garden Warfare 2. Quest’ultimo riportò sul mercato nel 2016 lo stesso spirito del suo predecessore, ma colmò correttamente molte delle lacune che quest’ultimo portava con sé, trascinandosi inoltre dietro un bagaglio contenutistico non indifferente. Il supporto post-lancio che il gioco ricevette fu davvero entusiasmante, basti pensare che si è concluso da ormai pochi mesi. Proprio quando si avvicinò la fine degli aggiornamenti a cadenza frequente, la community iniziò a cercare in modo affiatato delle informazioni su un eventuale capitolo successore, visto che la serie aveva ancora molto da dire, e tutte le possibilità non erano state ancora sfruttate a pieno.
Recentemente, attraverso dei leak, sono emerse le prime immagini di un ipotetico successore, ma la situazione si è evoluta in maniera piuttosto singolare. Da poco più di un mese infatti, è stato rilasciato in esclusiva temporanea per i donatori che hanno supportato il progetto con dei pacchetti fondatore specifici, Plants vs Zombies: La Battaglia di Neighborville.
Si tratta si di un titolo ambientato nello stesso universo dei giochi già citati, sì di uno sparatutto, ma non di un capitolo della saga di Garden Warfare, non dell’attesissimo Plants vs Zombies Garden Warfare 3. Dopo l’uscita ufficiale del gioco dalla sua beta in esclusiva per i sostenitori, abbiamo potuto mettere le mani sul prodotto ufficiale.
Ma Plants vs Zombies: La Battaglia di Neighborville è Garden Warfare 3?
La risposta è fondamentalmente no, ma non c’è da preoccuparsi, vi spiegheremo tutta la situazione in poche righe. Inizialmente, dai primi screenshot di Plants vs Zombies: La Battaglia di Neighborville, si ebbe l’impressione di essere davanti ad un titolo profondamente diverso dalla serie di Garden Warfare, anche perché data la natura di alcuni screenshot si sospettava che fosse incentrato sulla modalità battle royale. Beh, non è andata cosi, perché il gioco di cui state leggendo la recensione è a tutti gli effetti il sequel di Plants vs Zombies: Garden Warfare 2, nonostante non abbia ereditato il nome da quest’ultimo. Il gameplay è rimasto molto simile, come anche la maggior parte delle meccaniche, ma Electronic Arts e PopCap Games avrebbero potuto dare al pubblico una comunicazione di qualità nettamente superiore a riguardo, evitando di creare la confusione che è nata in modo naturale nella community. Il perché del voler abbandonare il nome Garden Warfare, nonostante si sia rimasti sul genere che quel titolo rappresenta, non è chiaro al 100%, ma proveremo a darvi qualche delucidazione in merito. Tanto per cominciare, chi ha giocato entrambi i primi due sparatutto conoscerà bene la questione dei premi che vengono tramandati da un gioco all’altro. Delle esclusive ricompense vennero infatti regalate per chi acquistò il secondo capitolo di Garden Warfare dopo aver giocato il primo… ricompense che non sono presenti in Plants vs Zombies: La Battaglia di Neighborville. Anche molte meccaniche interne sono inoltre profondamente variate, a partire dall’aggiunta della corsa, fino ad arrivare al sistema di progressione.
L’infinita guerra tra piante e zombie
Ad introdurci nella campagna non ci sarà il solito Dave il Pazzo con la sua interminabile ricerca ai tacos, ma la storia sarà comunque un discreto pretesto per procedere nella campagna. Questa è davvero basilare, vista e rivista, e serve esclusivamente per contestualizzare quanto succede nel mondo di gioco. Non siamo assolutamente davanti ad un titolo story-driven, è più che ovvio, ma la tonalità satirica e spesso nosense che ha sempre caratterizzato la serie sin dal 2009 è tutta all’interno della narrazione, per quanto minimale questa sia, e spicca per fortuna in positivo. All’inizio dell’avventura è presente un tutorial davvero chiaro e piuttosto divertente, che introduce nel migliore dei modi tutte le meccaniche presenti senza lasciare nulla al caso, e garantisce inoltre al giocatore qualche premio per iniziare al meglio la longeva avventura. Non mancheranno nel corso delle svariate ore di gioco i riferimenti ai vecchi capitoli, oltre che alle storiche battute comiche della saga. Un comparto narrativo leggermente più approfondito non avrebbe minimamente guastato, e se ne sente anzi piuttosto la mancanza, ma in qualunque caso il gioco riporta in auge eccellentemente il clima brevettato dalla saga. A contribuire all’atmosfera, ci sono ovviamente il comparto grafico e sonoro. I colori riescono più che mai a rappresentare l’aura magica targata PopCap Games, come anche le animazioni e l’ambiente fiabesco. Il mondo di gioco cattura letteralmente chiunque ci si avvicini, risucchiandolo a sé e non lasciando alcuna via di scampo, riuscire ad allontanarsene è un’impresa a dir porco ardua. Ogni singolo fotogramma è potenzialmente un buon screensaver, ma per fortuna la qualità generale non si riduce al mero comparto grafico. Sono da notare alcune piccole imperfezioni riguardo il sistema di shooting, che non dà a livello grafico il giusto feedback molto spesso, sia riguardo la traiettoria dei colpi che l’effettivo fuoco, ma sono tutte piccolezze facilmente sistemabili con i futuri aggiornamenti. Anche la colonna sonora è di tutto rispetto, e riesce a brillare proprio come ha fatto nei capitoli precedenti, entrando in testa e piantando ben salde le tende. Tutti i suoni sono anch’essi per fortuna ben curati ed adatti al contesto, mostrandosi quindi molto spesso come caricaturali e divertenti. Il biglietto da visita di Plants vs Zombies: La Battaglia di Neighborville è però senza alcun dubbio l’illuminazione, che con i suoi toni sgargianti, questa volta specialmente, anche di notte, fa riconoscere il gioco anche a kilometri di distanza. Gli scenari sono davvero tanti e ben variegati, alcuni peccano un po’ di ripetitività, ma tutto sommato si può dire che essi siano in generale uno più bello dell’altro.
I contenuti protagonisti della guerra su Neighborville
Non c’è ovviamente un gioco orientato al multiplayer che si rispetti, senza una buona mole di contenuti da fruire. Per fortuna Plants vs Zombies: La Battaglia di Neighborville, è pieno zeppo di contenuti, almeno per quanto riguarda le modalità online. Al contrario dei precedenti capitoli della saga, dove le mappe e le possibilità risultavano essere il tallone d’Achille di un comparto a cui mancava davvero poco per sbocciare, nel nuovo titolo vediamo l’esatto contrario. Il sistema di gioco presenta davvero molte varianti, che risultano anche qualitativamente ottime, ed altre verranno probabilmente aggiunte, degli eventi settimanali e mensili assicurano una continuità e nuovi contenuti sempre presenti all’interno dell’universo del nuovo Plants vs Zombies. Ma allora, dove risiede il problema? Beh, non sappiamo perché PopCap Games abbia preso questa strada, ma alcune delle rivoluzioni del gameplay sono state un continuo inciampare nel tentativo di rinnovare la saga. Il feeling generale non è poi cambiato profondamente a dirla tutta, e l’aggiunta della corsa è stata una benedizione davvero ben pensata ed attesissima, ma l’opera mostra sfortunatamente il fianco nel suo sistema di progressione. Ogni personaggio, attualmente 10 per ognuna delle due squadre, ha un suo livello che gli permette di ottenere delle abilità fondamentali. Queste garantiscono una personalizzazione del gameplay, caratteristica ben gradita, ma per far sì che venissero aggiunte, sono venute a mancare le amatissime varianti dei personaggi. All’interno di Plants vs Zombies: Garden Warfare 2 ogni singola pianta ed ogni singolo zombie aveva una miriade di skin, legate non solo all’estetica, ma a delle vere proprie aggiunte in gioco. Sbloccarle tutte non era facile, e creava in sé per sé la voglia di giocare, e anche se alcune configurazioni risultavano più forti di altre, il sistema era sommariamente bilanciato ed era tutto nell’abilità del giocatore. Nel nuovo capitolo tutto questo è stato rimosso, la personalizzazione per quanto molto curata è rimasta un fattore esclusivamente estetico, e la varietà dei personaggi è defunta assieme al supporto post lancio del precedente episodio. L’online non è poi bilanciato come sarebbe dovuto essere vista questa gravissima mancanza, che mina fortemente l’esperienza di gioco, e che speriamo venga riparata da degli imminenti aggiornamenti. Lo shooting è rimasto per fortuna alquanto solido, nuove abilità sono state aggiunte ad ogni protagonista ed il divertimento a cui la serie ci ha abituati non si è mai allontanato durante la nostra prova. Anche l’HUD è stato visibilmente migliorato, attualmente questo risulta più minimale ma chiaro. Il gameplay è rimasto quindi solido e anche se meno rispetto al passato, l’abilità del giocatore è ancora essenziale ed importante.
Multipiattaforma, con quali caratteristiche?
Plants vs Zombies: La Battaglia di Neighborville è uscito su PC, PS4 ed Xbox One ma le tre versioni non sono collegate né da cross-play, né da cross-save. Il titolo si comporta piuttosto bene su console, mantenendo fissi i 30 fps che lo rendono comunque giocabile, e la grafica permane rispetto a quanto descritto precedentemente, come anche l’illuminazione, le animazioni e la colonna sonora. Il problema principale riscontrato su console riguarda il mancato supporto a mouse e tastiera, dovuto anche ai fotogrammi non aumentabili sulle versioni base. Su PC il gioco si comporta decisamente meglio, risplendendo nella sua forma definitiva e richiedendo una quantità non esagerata di risorse, anche se non trascurabile. Anche le impostazioni grafiche di questa versione sono un punto a favore, visto che è possibile ovviamente avere la piena personalizzazione di quello che viene proiettato a schermo. Ciò che accomuna sfortunatamente tutte le versioni è una velocità di caricamento non esattamente lusinghiera, sia per quanto riguarda l’avvio che anche per quanto riguarda le partite online, ma siamo fiduciosi di un’imminente patch risolutiva che sistemi la situazione.