Lucio Dalla, indiscutibile poeta e cantautore italiano tra i più importanti, apprezzati e amati di sempre, manca ormai dal lontano primo marzo 2012, anche se sembra veramente ieri vedere l’artista bolognese all’opera in concerto o in tv. Questa è la nostra recensione dell’ultimo lavoro di Pietro Marcello che ha confezionato un film-documentario di 77 minuti, Per Lucio, il quale racconta gli inizi della sua carriera, dall’infanzia ai primi successi . Un vero e proprio atto d’amore verso una persona trattata nell’opera non solo come artista, ma anche semplicemente come un amico che manca molto. Lo stesso regista, infatti, presenta il suo film premettendo l’amore artistico verso Lucio Dalla.
Umberto Righi, detto Tobia, il suo manager storico, passeggia per il cimitero davanti alla telecamera e va a posare un mazzo di fiori sulla bellissima lapide dedicata a Lucio Dalla. Inizia così il suo personalissimo racconto dell’amico e collega artista: un tu per tu tra Tobia e la telecamera, al di là della quale il pubblico segue il documentario. Tobia racconta i primissimi momenti della carriera di Lucio Dalla e di come il cantante abbia voluto lui, a tutti costi, come suo manager, anche se non aveva nessun tipo di esperienza come tale. Poco importava, perché i due hanno cominciato a farsi strada tra i locali di Bologna e poi di altre città italiane.
Tobia, sia chiaro: io non ho una lira
Una carriera nata dal Jazz
Queste le premesse – certamente non le migliori – di una carriera brillante che poi è decollata grazie alla capacità di Lucio di mettere in musica qualsiasi cosa. Capace di trattare qualsiasi tema, argomento, fatto di cronaca, ma sempre con l’appoggio il grandissimo aiuto del personaggio chiave del suo inizio carriera. Roberto Roversi, che da autore di testi, è diventato in seguito il vero e proprio mentore di Lucio, che a sua volta ha imparato – da lui e dalle sue esperienze – l’arte della poesia. Gli studi musicali jazz hanno permesso a Lucio di ottenere una conoscenza completa della musica, legata a bellissime parole, che aggrappandosi ai sentimenti del pubblico, hanno dato il via ad una carriera durata una vita.
Tobia racconta del Lucio bambino che inizia recitando a teatro, dello studente, del musicista jazz, dell’esordiente accompagnato in televisione dalla mamma, sempre accanto a lui a supportarlo durante la sua carriera. Racconta dei pensieri di Lucio, delle aspettative e dei suoi sogni, ma naturalmente il film approfondisce il tutto con contributi di repertorio meravigliosi. Vecchi filmati amatoriali arricchiscono Per Lucio; trasmissioni per lo più Rai, la partecipazione come ospite allo Zecchino d’Oro, vecchie interviste, e le testimonianze di un Lucio Dalla completamente diverso da come lo ricordiamo nell’ultima fase della sua carriera. Insomma un Lucio molto meno fighetto, come viene affettuosamente chiamato da Tobia.
Un pranzo per Lucio
Tra un contributo e un altro, nella seconda parte del film si aggiunge un suo amico di infanzia, Stefano Bonaga e viene mostrata probabilmente la scena più interessante del film. Tobia e Stefano sono seduti a un tavolo, ad un locale, e pranzano insieme e “Per Lucio”. Una telecamera statica, lunga sequenza un po’ alla Alfondo Cuaròn in Y tu mama tambien e i due chiacchierano raccontandosi aneddoti. Ne emergono delle vere e proprie perle che parlano del dietro le quinte della carriera di Lucio, con simpatia e battute. Un momento veramente piacevole, sempre intervallato da altre sequenze di repertorio.
Forse, l’unico problema del film-documentario, anche abbastanza grande, è l’inquadramento del racconto. Dov’è il focus? Tobia e Stefano che parlano di Lucio, vanno d’accordo con le immagini? La premessa era che il film fosse il racconto di inizio carriera, intervallato da alcune canzoni, ma alla fine sarà stato davvero così? Sono interrogativi da farsi per capire quanto questo film possa aver fatto centro realmente. L’impressione è che nella pellicola ci sia un punto di partenza, ma che manchi un vero e proprio punto di arrivo. Solitamente, quando si decide di raccontare un personaggio, o un fatto, non nella sua interezza, si cerca comunque all’interno del tema, un punto, che possa dare un finale al film senza che effettivamente la storia sia finita. Secondo le premesse, il punto di questo film sarebbe dovuto essere l’inizio del successo, ma in effetti così non è.
Gli aneddoti e i racconti dei due amici, si concentrano sì sull’inizio di carriera, ma poi vanno anche oltre, nonostante le immagini mostrino praticamente solo un Lucio Dalla che a noi risulta quasi irriconoscibile. A prescindere da questo tipo di coerenza, quello che manca potrebbe essere un senso di soddisfazione. Dopo aver visto questo film, cosa rimane ad un fan di Lucio? E cosa rimane ad una persona che non lo ha mai seguito? Ecco, forse ci troviamo davanti a delle domande a cui è troppo difficile dare una risposta anche all’interno di questa recensione, ma in ogni caso vale la pena andare a vedere Per Lucio al cinema il 5, 6 o 7 luglio, anche solo per cultura artistica personale.