BANDAI NAMCO Entertainment, dopo il travolgente successo ottenuto dalla saga Naruto Shippuden: Ultimate Ninja Storm, ci riprova nuovamente tirando fuori l’ennesimo asso nella manica, ossia l’esclusiva di creare titoli inerenti anche a One Piece oltre che di Dragon Ball ovviamente. Avendo dunque costantemente in mano un tris di licenze di spessore elevatissimo, grazie al successo del manga e conseguentemente anche dell’anime, è facile supporre come tali titoli possano essere influenzati e dunque pubblicati con un alto tasso di fan service. La software house nipponica assieme a CyberConnect 2, famoso team di sviluppo della saga videoludica di Naruto, erano riusciti attraverso un mix di equilibrio tra personaggi e/o una logica di base solida a portarci un picchiaduro che, sebbene abbia dei vincoli di rispetto verso i fan, è riuscito a coinvolgere gente che inizialmente non aveva neanche mai seguito un capitolo o una puntata della storia ideata da Masashi Kishimoto. A differenza dunque di altri titoli su licenza, lo sviluppo di One Piece: Burning Blood è stato affidato a Spike Chunsoft, nuovo team sempre sotto BANDAI NAMCO Entertainment: sarà realmente riuscito ad onorare la colossale figura ideata dal geniale Eichiro Oda? Non resta dunque che mettervi comodi e scoprirlo attraverso la nostra recensione!
Aceeeeeeeeeeeeee!
So per certo che tutti i veri fan di One Piece, nella loro lunga esperienza col manga ed anime, tremano ancora al ricordo della Guerra Suprema in quel di Marineford. Se da una parte dunque saremo felici poichè ci ritroveremo nuovamente a fronteggiare con Rufy e la sua Alleanza di Pirati decisamente bizzarra tutta la Marina, in particolar modo Akainu, Aokiji e Kizaru Borsalino allo scopo di salvare la vita di Ace destinato ormai alla pena di morte, dall’altra proveremo (come accaduto personalmente) un senso di vuoto e smarrimento o meglio… sbigottimento. Credo sia decisamente inconcepibile, avendo a disposizione una trama e dunque materiale per poter ricreare fedelmente la storia del titolo, riportare solamente questo piccolo seppur importante avvenimento in un titolo di One Piece; soprattutto se pensato e creato per il vero e proprio fan service. Nella modalità single player principale infatti, denominata Guerra Suprema, divisa in quattro episodi piuttosto brevi, avremo storie dedicate nell’ordine a Rufy, Edward Newgate, Akainu ed Ace. Qui viene raccontata per l’ennesima volta la guerra tra i pirati di Barbabianca e la Marina, volgendo l’attenzione in particolar modo su questi quattro personaggi. Le missioni non richiedono in ogni caso la vittoria ma, in rare occasioni, anche di resistere fino al tempo limite, mentre altre secondarie offrono un aumento del livello di sfida per poter sbloccare ulteriori personaggi.
Insomma, per assurdo, una dei potenziali punti di forza del titolo si è riservato essere invece una delle parti più negative che, a mio avviso, potrebbero far storcere il naso ai fan e non dato anche il prezzo di listino del gioco. Soprattutto dopo aver pompato una campagna marketing basata su Doflamingo ed in generale costanti riferimenti alla saga di Dressrosa conclusasi di recente nel manga e nell’anime, non ci si può trovare davanti a ciò; una vera e propria caduta di stile.
Un sistema di combattimento semplice ed un roster imponente ma…
Sin dalle prime battute e dai primi video gameplay, molti avevano riposto grandi speranze in One Piece: Burning Blood. Analizzando a livello tecnico, essendo un picchiaduro, ci troviamo di fronte ad un gameplay alla portata di tutti; grandi e piccini. Facendo un confronto ad esempio tra il recente Dragon Ball: Xenoverse e/o Naruto Shippuden: Ultimate Ninja Storm, notiamo palesemente come Spike Chunsoft abbia voluto portare in dono al titolo un sistema di combattimento molto facilitato anche se non molto meno tecnico ed elaborato rispetto a quello dei giochi precedentemente citati. Le classiche combo di base si eseguono con la pressione di due tasti d’attacco e ad esse bisogna alternare l’esecuzione delle mosse speciali, attivate senza fatica grazie ad uno dei pulsanti dorsali del pad. Sebbene sia tranquillamente facile creare combo e dunque inondare continuamente di colpi gli avversari, è allo stesso modo facile non subire alcun tipo di danni grazie ad un sistema di parate riuscito alquanto bene.
Alla pressione simultanea di due tasti è infatti possibile eseguire una classica e vitale spezza-guardia rapida o potente: si tratta in molti casi dell’unico sistema per penetrare la difesa avversaria e assestare qualche colpo. Il sistema di combattimento inoltre prevede anche la presenza di una barra della furia, la quale dopo essere stata riempita mediante concatenazione di combo e non solo permetterà di risvegliare il vero potere dei combattenti (ad esempio Rufy farà il Gear Second e Third nella sua prima versione, mentre nella sua seconda versione New World userà il potentissimo Gear Fourth) ed eseguire poi un attacco speciale devastante e spettacolare. A movimentare ancor di più il sistema di combattimento saranno in primis le battaglie 3vs3 che permetteranno di alternare tre potenti combattimenti e creare delle vere e proprio combo spettacolari per gli occhi e diciamocelo… per tutti i veri fan di One Piece!
One Piece: Burning Blood propone, in confronto a tutti gli altri titoli inerenti a One Piece, il roster lottatori più imponente di sempre. Ci troveremo dunque a poter utilizzare la bellezza di 40 personaggi diversi e ben 60 di supporto, poichè in aggiunta alle feature precedentemente citate durante le lotte si potranno richiamare in determinati e brevi lassi di tempo dei classici personaggi di supporto che vi daranno una mano non da poco al fine della vittoria finale. Se la grande varietà di personaggi darà grandi gioie ai fan delle serie, dall’altra tutti coloro che amano il competitivo (sopratutto online) troveranno tale titolo decisamente odioso a causa del sbilanciamento totale del roster lottatori; il team di sviluppo infatti (mosso sempre da influenze di fan service ridondanti) ha voluto far emergere la differenza tra possessori di Frutti del Diavolo e non oppure in particolar modo staccare in maniera prepotente il divario di forza tra un Akainu ed un Zoro. In conclusione è bene sottolineare un discreto utilizzo grafico del Toon Shading: davvero apprezzabile sulle texture gli effetti di china disegnati a mano, un vero e proprio richiamo al manga. Purtroppo le arene di gioco sono decisamente poco (anche a causa della scarsa fantasia e volontà degli sviluppatori) e scarsamente interattive; anche i vari effetti dei poteri del Frutto del Diavolo non sono stati resi in maniera eccelsa. Scarsità totale di tracce sonore degne di nota che accompagnano le battaglie: l’unica cosa positiva del sonoro del titolo è data da un doppiaggio giapponese che farà sicuramente felici coloro che seguono l’anime in lingua originale.
Pirati del Web
Una delle componenti su cui il team di sviluppo si è incentrato è sembra ombra di dubbio il multiplayer di One Piece: Burning Blood. La componente online è composta da due modalità: una Classica e una denominata Bandiera Pirata. Se la prima non ha bisogno di molte spiegazioni essendo un classico matchmaking vs altri giocatori online, la seconda ha alquanto intrigato e stimolato la mia curiosità. Ogni giocatore ha la possibilità di poter scegliere ed affiliarsi ad una delle 16 fazioni presenti, potrà navigare tra le varie locations spendendo punti Logpose, che si autoricaricanno nel tempo, e battagliare sia contro la CPU sia contro giocatori reali per guadagnare reputazione per sé e per il proprio schieramento, così da scalare le classifiche globali e comporre infine una vera e propria community social del titolo.