The Conjuring: il Rito Finale, Recensione dell’ultimo capitolo della saga horror

La recensione di "The Conjuring - Il rito finale". Disponibile al cinema il film che chiude la saga iniziata ormai 12 anni fa.

Claudio Baldacci
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Claudio Baldacci
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Videogiocatore vecchio stampo, purista e rompiscatole. Di quelli cresciuti con Playstation 1, Playstation 2 e Game Boy Color. Amante del cinema e delle serie TV, sempre...
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The Conjuring: Il rito finale

Sono passati ben 12 anni dall’uscita di The Conjuring, su firma del giovane regista James Wan, già famoso per la saga di Saw l’Enigmista di cui aveva firmato il primo capitolo e prodotto tutti gli altri. Patrick Wilson Vera Farmiga sono pronti a salutarci con questo ultimo capitolo della saga iniziata nell’ormai lontano 2013. Il quarto capitolo della serie principale, ma il decimo se si considerano tutti i vari spin-off che si sono susseguiti negli anni, ad espandere il The Conjuring Universe. Non è un’espressione scherzosa, ma la saga horror che racconta i casi dei coniugi Warren è stata più volte paragonata al Marvel Cinematic Universe grazie alla sua capacità di portare gente al cinema e, di conseguenza, ai suoi risultati al botteghino che l’hanno resa la saga horror più redditizia della storia.

Quindi, 12 anni dopo L’evocazione – The Conjuring, 9 anni dopo Il caso Einfield, 4 anni dopo Per ordine del Diavolo, è disponibile al cinema Il Rito Finale. Le premesse, le aspettative, le curiosità, tutto è al posto giusto perché la storia e la saga si possa chiudere nel migliore dei modi, a risollevare un po’ la qualità di quello che era stato il terzo capitolo principale ed alcuni (pochi) degli spin-off.

Anche l’anteprima stampa era diversa dal solito. Una vera e propria stanza degli orrori dove una fila di persone attende di entrare per vedere strane presenze ad alcuni specchi, accoglie i giornalisti al The Space Cinema Moderno di Piazza della Repubblica di Roma, insieme a fotografi, ospiti speciali ed un’accoglienza al cinema mai vista prima. Comunque, è proprio di questi specchi che parleremo tra poco.

Il decimo film della saga “The Conjuring”

Michael Caves, già noto regista del precedente The Conjuring, ma anche di La LloronaThe Nun II, conduce gli apprezzatissimi Vera Farmiga e Patrick Wilson nelle loro ultime due ore come coniugi Warren, i professionisti del paranormale realmente esistiti di cui la saga parla. Lorraine ed Ed Warren hanno abbandonato la loro attività, che vedeva Lorraine come sensitiva ed il marito in suo aiuto e supporto durante i casi, ma un evento drammatico li porterà a vivere quello che sarebbe diventato poi il loro ultimo e drammatico caso, noto come l’infestazione di casa Smurl, avvenuta in Pennsylvania tra il 1974 e il 1989.

I coniugi Smurl, infatti, trasferitisi in una nuova casa insieme a buona parte della famiglia, hanno vissuto anni di momenti terribili. Sentivano rumori, vedevano oggetti muoversi da soli, percepivano presenze che si facevano via via più palesi, diventando terribilmente pericolose e minacciando l’incolumità degli Smurl. Il film si apre con un flashback in cui vediamo dei giovani Warren (e per un attimo temiamo che Farmiga e Wilson non appaiono), al momento della nascita della loro figlia Judy. Già grazie ad altri film della saga sappiamo che Judy avesse effettivamente ereditato dalla madre delle capacità da sensitiva e la scopriamo essere collegata ad un vecchio ed inquietante specchio che nasconde una presenza sconvolgente. Lo stesso specchio che viene regalato ad una delle figlie dei coniugi Smurl, che creerà quindi la scintilla che unirà la loro famiglia a quella degli Warren e che porterà Ed e Lorraine ad intervenire ancora un’ultima volta, per salvare gli Smurl, ma anche la propria figlia.

the conjuring

Una trama molto romanzata rispetto alla storia originale, sicuramente per esigenze cinematografiche. Una storia molto più ricca di tentativi vani, di anni di richieste di aiuto non ascoltate e di interventi inconcludenti della Chiesa, che in questo film è rappresentata solamente da Padre Gordon, anch’egli presente precedentemente nella saga e figura apprezzata dai fan. Una pellicola che si fa molto più racconto familiare rispetto al passato. Se non venisse infatti raccontata la storia della famiglia Warren, dai primi casi al primo ritiro dalle attività, al lavoro nelle Università e al declino, il film sarebbe durato la metà e non avrebbe avuto lo stesso fascino. Sarebbe rimasta forse la parte più debole, in un certo senso.

L’infestazione di casa Smurl da sola probabilmente non avrebbe retto un film, ma ciò ha causato non poche forzature di trama in modo che alla fine si potesse avere quella quadratura del cerchio che si spera sempre avere alla fine di una saga. Non troppi jumpscare, non troppe sequenze ansiogene: un buon equilibrio tra momenti di tensione e momenti di quiete familiare, ma un po’ di minutaggio superfluo che rende saltuariamente noioso il film, soprattutto nella parte iniziale.

L’ambito dell’indagine poi, quella che ha caratterizzato altri film dell’Universo The Conjuring ed in generale molte pellicole simili, non è così vivace ed approfondita. Anzi, si riduce ad una sintesi che Lorraine snocciola in un paio di minuti in cui sostanzialmente comprende tutto il nodo cruciale dell’infestazione. Fa sempre una certa impressione che però, come anche spiegato dai tradizionali titoli finali, il film sia ispirato a fatti avvenuti realmente (o, nel caso non si creda al paranormale, a fatti che alcune persone credono di aver vissuto).

Un buon finale?

Insomma, troppo improbabile o troppo facile, The Conjuring – Il rito finale, è una questione di famiglia, il che è di norma un buon finale già di per sé. Un film sicuramente girato bene, con una fotografia che prova a fare cose nuove rispetto al passato (movimenti di camera particolari, aiutati sicuramente dalla post-produzione), la musica dello storico Joseph Bishara sempre presente.

Il cast tecnico preparato, grazie sicuramente alla produzione sempre attenta e poco frettolosa, che fa uscire un The Conjuring solo quando proprio necessario e giustificato; il cast artistico a cui il pubblico è tanto affezionato, che dà buona prova di sé e si arricchisce con ruoli secondari credibili. Il rito finale è un saluto ai fan di tanti anni, senza particolari invenzioni o una storia sconvolgente, senza la genialata nella manica o il pubblico che esce dalla sala gridando al capolavoro. Però, un film sincero (ma sinceramente troppo lungo e lento), che con nostalgia ci farà mancare quei momenti in cui ci troviamo a visitare la stanza degli artefatti dei coniugi Warren, compagna di tante avventure.

The Conjuring: Il rito finale
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Videogiocatore vecchio stampo, purista e rompiscatole. Di quelli cresciuti con Playstation 1, Playstation 2 e Game Boy Color. Amante del cinema e delle serie TV, sempre attento alle nuove uscite e speranzoso che nuovi e interessanti prodotti popolino la nostra vita fino a farci diventare asociali. No, forse questo è meglio di no. Speaker radiofonico di www.radioeverywhere.it dove il mercoledì dalle 18 alle 20 parla di colonne sonore di film, videogiochi e tv e anche giocatore semi-professionista di Texas Hold'em. Basta.