Pluribus è una serie distopica-fantascientifica del 2025 di 9 episodi rilasciata da Apple TV+ a cadenza settimanale. La serie è firmata da Vince Gilligan, showrunner già noto per il fortunatissimo e ormai cult Breaking Bad e relativo spin off Better call Saul – con cui Pluribus condivide anche l’attrice protagonista Rhea Seehorn – oltre che per aver contribuito, non a caso, alla riuscita del famosissimo Xfiles.
Il geniale autore torna a realizzare un prodotto che non passa di certo inosservato, riconfermandosi ancora una volta una delle penne più brillanti degli ultimi tempi (e forse di sempre). Anche in questo caso, il suo umorismo nero fa da contrappunto e segna il tracciato di una storia estremamente drammatica, cifra distintiva del suo linguaggio indimenticabile, efficace veicolo di quesiti etici e morali impossibili da ignorare.
Il Virus della felicità
Pluribus parte da un assunto apparentemente molto semplice, rispecchiando l’esperienza collettiva che l’umanità ha vissuto con la pandemia da Covid: una molecola/virus “donata” dagli alieni permette una cosa tanto affascinante quanto super inquietante: l’umanità si “condenserà” diventando un’unica entità e, per la prima volta nella storia dell’uomo, sarà veramente e genuinamente felice. I singoli individui non esisteranno più: ogni essere umano condividerà la propria coscienza con gli altri e avrà in sé pensieri, affettività, sentimenti, percezioni di chiunque sia stato contagiato. “Loro” chiamano questo processo “unione”; processo che ha una data specifica, data che costantemente ci viene ricordata con un enorme orologio in overlay. Presidenti, giornalisti, attori, personalità di spicco divengono “involucri”: parlano ma non sono loro. O meglio, sono loro assieme a tutti gli altri.
Questo non vale per una dozzina di immuni provenienti da ogni parte del Mondo: fra questi si distingue Carol, una scrittrice insoddisfatta e frustrata, cinica e decisamente sociopatica nonostante il lavoro a contatto con i fan. Carol è stoica, profondamente sofferente e vive la sua vita sorretta da quel suo umorismo, traccia di un bisogno di protezione e autodifesa, corazza di cui ha dovuto evidentemente munirsi per non crollare. La nostra protagonista, fra tutti, sembra essere l’unica a non volersi arrendere di fronte all’evidenza: Gli “altri” sono estremamente felici, non fanno del male a una mosca, collaborano e cooperano, si aiutano e aiutano il mondo a sopravvivere. Le guerre non esistono più, così come il dolore, la sofferenza, l’egoismo. Ironia della sorte: tocca proprio alla più infelice sulla faccia della Terra fare i conti con il virus della Felicità!
E così Carol, in un incessante monologo con se stessa, si troverà ad ingegnarsi per poter salvare il mondo, a costo di tutto, e, al contempo, cercare di mettere a posto i pezzi della sua vita e della sua esistenza, intesa in senso più intimo e interiore dell’esperienza umana. Il suo cuore è spezzato ma Carol deve muoversi, deve trovare gli altri immuni, deve trovare una soluzione, ha bisogno di una speranza di poter tornare indietro, a quando nel mondo c’erano crimini e guerre ma almeno l’essere umano aveva ancora un’individualità, un io. Carol credeva di amare la sua solitudine, alla fine l’umanità intera l’ha resa effettivamente sola. Solitudine che diviene, per forza di cose, tematica trainante del racconto; solitudine come sentimento condiviso che ha bisogno evidente di essere raccontato.

Un quesito etico
Cosa faresti se fossi proprio tu ad essere immune? Vorresti unirti a “loro” o cercheresti di tornare indietro, di salvare l’individualità a discapito della felice collettività? È qual è il vero prezzo da pagare per avere un mondo regolamentato in maniera così fortemente etico e morale? Ed ecco che la complessità e la genialità di Pluribus si rende chiara ed evidente: come restare indifferenti a queste domande? La coscienza morale è fortemente messa a dura prova: chi sta sbagliando in tutto questo? è davvero giusto privare l’essere umano della sua individualità a favore di un collettivismo alla stregua? Le decisioni che non prendono sono più sane e giuste delle singole decisioni, seppur egoistiche, del singolo? C’è qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo che all’apparenza non si vede ma si percepisce fin dentro le ossa. E portarlo alla luce sarà il fine ultimo della nostra protagonista.
Pluribus non è un prodotto come gli altri e troppo poco spesso ci troviamo di fronte a serie così fortemente riuscite: serie che vogliono lasciare il segno, che hanno bisogno di ottenere delle risposte, o di darne. Gilligan si prende gioco dello spettatore e farcisce la serie di tutti i generi esistenti, sfumandone i confini e creando un viaggio assurdo e turbinoso da cui non riusciamo a liberarci: dramma, fantascienza, thriller e giallo investigativo, grottesco, commedia, black humor… e forse, anche un po’ di romance: paradosso per una scrittrice di fantasy romantici alla stregua degli harmony, super amata dalle casalinghe.
La serie rivela così la sua natura: un prodotto all’apparenza semplice – e allo stesso tempo complesso per i temi trattati – viene mostrato in modo da essere fruito da tutti e letto su più livelli, a più strati, portabandiera di una vera e propria ComplexTv (Mittell insegna ndr). Gilligan dimostra ancora una volta di aver compreso a pieno il gioco e ci regala una serie complessa e sfaccettata, destinata ad entrare nell’Olimpo della serialità contemporanea.
L’Antieroina
Anche in questo caso Vince Gilligan sceglie di dare alla storia una connotazione ben precisa: l’esistenza di una sola individualità. Paradossale, considerando che il mondo è diventato un’unica collettività. Un’antieroina sola contro tutti, una “prescelta”, portatrice del fardello tipicamente e squisitamente umano: complessità, immoralità, emotività, errori, cedimenti, incoerenza. Umanità che la distingue dagli “altri”, i quali sembrano essere decisamente perfetti, irreprensibili: amano incondizionatamente, amano anche e soprattutto Carol (nonostante il suo disprezzo), lavorano sodo e sono incapaci di provocare sofferenza.
Scelta quella del singolo – e non uno qualsiasi ma, un’antieroina – che, alcuni saranno d’accordo, contraddistingue la preziosità dei suoi prodotti: Walter White, così come Jimmy McGill/Saul Goodman e i relativi archi trasformativi sono i principali motivi della loro sconfinata fortuna. Questo può suscitare soltanto una domanda: cosa combinerà questa volta la nostra protagonista? Quale sarà la sua trasformazione, il suo modo di reagire alle circostanze, alla sua stessa esistenza, la sua resistenza?
Inoltre, se è vero che Gilligan si fa sempre riconoscere, anche il finale che sceglie di dare alla prima stagione di Pluribus – decisamente col botto! – riconferma ciò che finora è stato detto: la serie vuole farci pensare molto profondamente a ciò che potremmo fare in tali circostanze. Ora resta da capire cosa avrà in mente di fare la nostra antieroina – e i presupposti sono decisamente stuzzicanti. La serie ha già ottenuto il rinnovo ufficiale e a breve arriveranno notizie riguardo la produzione della seconda stagione.

