L’ormai passata generazione non ha avuto modo di ospitare un nuovo capitolo del brand di Medal of Honor, saga a cura di Electronic Arts che sembrava ormai conclusa con l’ultimo episodio del 2012. L’azienda ha però deciso di riprovarci, di offrire una nuova visione della guerra differente dagli universi di Battlefield e Titanfall che già cura, la quale questa volta si distacca dalle console per arrivare su una nuova piattaforma. Quale miglior posto per un grande ritorno, se non la realtà virtuale? Potenzialmente il miglior luogo per ricominciare, creando delle solide fondamenta che si distacchino dal passato per approdare immediatamente nel futuro. Ed è così che Medal of Honor: Above and Beyond è giunto sugli schermi dei nostri visori, venendo sviluppato da Respawn Entertainment in esclusiva per la famiglia Oculus Rift, con l’ospite d’onore Peter Hirschmann, autore del primissimo capitolo di Medal of Honor (classe 1999).
Lo sviluppatore ha ormai creato una – meritatissima – fama per quanto concerne la creazione di sparatutto in prima persona, ma qui il campo di battaglia è ben diverso. Con tanta curiosità abbiamo quindi indossato un Oculus Rift S per provare il gioco, che si propone fin da subito con dei requisiti a dir poco esosi. Un i7-9700K, 16GB di RAM e 170GB di spazio vengono infatti richiesti, senza dimenticare anche la necessità di una GeForce RTX 2080 (o migliore) per giocare. Possiamo almeno confermare che con questo setting si riesce a vivere l’esperienza senza riscontrare alcun tipo di lag. Scopriamo quindi come si è rivelata la nostra esperienza, fucili alla mano, con Medal of Honor: Above and Beyond.
In guerra con Medal of Honor: Above and Beyond
Dopo una fase introduttiva piuttosto prolissa, che porta tuttavia il giocatore a familiarizzare con i comandi e a impostare correttamente i setting di gioco, la storia di Medal of Honor: Above and Beyond ha finalmente inizio. Ci vuole poco perché il lavoro di immersione del visore funzioni, tutte le azioni da compiere sono tanto intuitive quanto realistiche per il contesto, e in men che non si dica il giocatore sarà sul campo a combattere i nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Purtroppo il gioco non è localizzato in italiano, ma la storia sa comunque farsi apprezzare, grazie a un sottofondo ironico che riesce a non far pesare particolarmente l’ambientazione sulle spalle del giocatore, salvo per qualche momento più profondo che spezza con successo quest’atmosfera poco seria. Eccezione va fatta tuttavia per la Galleria, una modalità a sé stante che offre delle vere testimonianze di guerra, dure e crude, proponendosi come un contenuto didattico davvero importante e di qualità. Purtroppo però questo verrà difficilmente apprezzato al meglio, in quanto è all’effettivo fuori contesto e meriterebbe sicuramente uno spazio più appropriato.
Il gameplay di Medal of Honor: Above and Beyond è solido e divertente
La campagna vi terrà occupati per circa una decina di ore, che variano ovviamente in base alla difficoltà e alle capacità degli utenti. Questa offre tuttavia una soluzione narrativa piuttosto acerba, che vede degli intermezzi formati da dialoghi e novità sul campo della trama ben discostati dal gameplay, il quale serve nella maggior parte dei casi per mettere insieme i pezzi del puzzle, senza però aggiungere nulla a questi. Sicuramente un peccato, considerando anche che – pur se non particolarmente rivoluzionaria – la campagna di gioco offre degli spunti narrativi intriganti, che riescono a incuriosire e a dare la voglia per continuare, assieme al divertentissimo gunplay brevettato da Respawn Entertainment. Durante questa enorme guerra il giocatore si trova a fronteggiare molte orde di nemici, le quali vanno sconfitte con tutti i classici mezzi delle guerriglie, messi sempre a disposizione senza troppi problemi. Molte armi, granate, e anche qualche altra peculiarità come i coltelli, il tutto che viene reso spettacolare dalla necessità di dover effettivamente simulare i combattimenti con i controller di Facebook.
Ogni bocca da fuoco offre un feedback diverso; le peculiarità di ogni arma escono fuori dallo schermo dei visori e permettono al giocatore di impersonare un vero soldato, che deve stare attento alle munizioni e al suo arsenale. Non tutte le armi si caricano infatti allo stesso modo, e riuscire a simulare il tutto velocemente durante gli scontri a fuoco è davvero adrenalinico e divertente, senza contare poi la necessità di destreggiarsi con le granate e di iniettarsi nel petto una siringa curativa. Vi servirà un buon quantitativo di spazio per giocare, ma possiamo assicurarvi che lo sviluppatore è riuscito a portare la sua maestria negli sparatutto anche in Medal of Honor: Above and Beyond, puntando questa volta sul fattore immersività. La mole contenutistica viene anche migliorata dal comparto multiplayer, non particolarmente profondo, ma perfetto per far provare le potenzialità di Oculus Rift a qualche amico o per qualche sporadica partita, la quale riesce sempre a intrattenere con successo. Troviamo in questa sezione le classiche modalità di gioco degli sparatutto, con oltre una decina di mappe e dei loadout predefiniti da prendere; ovviamente a rendere il tutto magico è la possibilità di giocare con altri utenti che utilizzano la realtà virtuale, in dei server che attualmente per fortuna non ci mettono molto a riempirsi, con l’ausilio anche di qualche bot dall’intelligenza artificiale relativamente discreta.
Inceppata a metà caricatore
Il gioco presenta diverse incertezze sul fronte tecnico
Il comparto narrativo presenta qualche incertezza, che viene velocemente medicata dal gameplay, anche se purtroppo i problemi dell’opera non finiscono qui. Purtroppo, infatti, all’infuori del proprio armamentario e di qualche oggetto collezionabile che è possibile osservare più da vicino, l’interazione con il mondo di gioco è pressoché assente. Tutti gli ostacoli risultano uguali e non è possibile “toccare” davvero nulla, il che è un vero peccato considerando le potenzialità che questa periferica offre in altre esperienze. Il problema maggiore risiede tuttavia nel lato tecnico, a causa di un impatto grafico sicuramente non pessimo, ma tutt’altro che in linea con i requisiti tecnici imposti per poter giocare.
Le espressioni facciali sono al limite del caricaturale, specialmente per quanto concerne i nemici, seppur i modelli risultino nel complesso ben riusciti. I paesaggi sono piuttosto vari e belli al colpo d’occhio, ma avvicinandosi a un po’ tutti modelli si incorre in texture in bassa definizione e in vari dettagli che fanno notare mancanza di cura in quest’ambito. Allo stato attuale i giochi per VR sono abbastanza maturi da offrire un impatto visivo tutt’altro che trascurabile, e con l’alzarsi dell’asticella qualitativa diventa necessario inserire una marcia aggiuntiva in quest’ambito.