Rayman è per tutti quella della mia generazione, anni ’90, quasi un’icona: non parliamo di Super Mario o di Sonic, ma di un personaggio che conquistava il ruolo di protagonista dentro ad un gioco omonimo davvero divertente, al punto che persino l’ultimo capitolo, arrivato un po’ ovunque, offriva delle trovate geniali. Se parliamo di comprimari, o meglio, di comparse, c’è da dire che i Rabbids invece sono unici nel loro genere, e si percepisce tutto questo persino in Mario + Rabbids: Sparks of Hope, gioco che li rende di nuovo protagonisti.
Una sorta di minions ante-litteram, questi personaggi buffi sono già comparsi in questo crossover dalle tinte comiche in Mario + Rabbids: Kingdom Battle, gioco che nonostante ponga le basi di questo nuovo capitolo, è molto differente dalla nuova avventura di Mario e compagni fatta da Ubisoft (che ricordiamo, ha ricevuto il permesso di Nintendo per lavorare a questo gioco, e già solo questo potrebbe essere una sorta di bollino fedeltà).
Nuove avventure
Partiamo dalle basi: dopo gli avvenimenti di Kingdom Battle, ora Mario è pronto a tornare all’avventura insieme ai suoi compagni e ai Rabbids in un viaggio galattico. “Spazio” per la saga di Super Mario significa “Sfavillotti”, che però qui trovano vita in quanto fusi con i Rabbids con il nome di Spark, creature alquanto strane che servono alla cattiva di turno per acquisire potere.
Senza nemmeno farselo ripetere due volte quindi, Mario e Co., insieme ai Rabbids in tinte Nintendiane, partono per sconfiggere Cursa e riportare la pace nella galassia. Il gioco propone un gameplay rinnovato, ma sulla base del precedente avrete modo di sfruttare i 9 personaggi del gioco, alcuni Rabbids e alcuni no, per contrastare le forze nemiche nei 5 mondi proposti (se escludiamo l’iniziale, una sorta di tutorial, e il finale).
Il gioco propone un filone principale di trama molto “classico”, che funge da sfondo ad un’avventura divertente e nuova sotto l’aspetto del gameplay – almeno in parte. Presenti molte missioni secondarie poi, che grazie all’esplorazione vi si paleseranno davanti e vi permetteranno di svolgere compiti davvero divertenti. Non mancano poi collezionabili utili come le Chiavi-Pianeta, per sbloccare le crirpte, e sfide opzionali come le Pozze di Oscurità: le seconde, facenti parte degli oggetti speciali, potranno essere acquistate usando le monete che le sfide (come le Pozze) vi daranno.
In termini di trama, stavolta sembra che il mondo Nintendo sia meno presente: non parliamo della storia – considerate le vibes da Super Mario Galaxy che ogni tanto si sentono – ma proprio di presenza nelle varie fasi di gioco, che se prima offrivano questo strano dialogo tra Mario e Rabbids, ora sembra che la lancetta propenda più verso questi strani conigli.
Libertà
Il sistema di gioco ha fatto un paio di cambiamenti davvero eclatanti: parliamo di un sistema di gioco che, se prima offriva delle caselle di movimento, ora preferisce una libertà maggiore e quindi un sistema di gioco che a tratti potrebbe risultare meno punitivo.
Non sappiamo se il cambiamento è stato fatto per aprire le porte ai giovani, ma di base ora avrete modo di sfruttare alcune dinamiche (sia nuove come il movimento libero, sia vecchie come il salto team) per avere più movimento e più margine d’errore.
La profondità di gioco però – che vi invitiamo a non giudicare nel primo pianeta tutorial – aumenta quando entrano in gioco gli Spark: utilizzando questi esserini, (massimo due per personaggio) potrete conferire poteri diversi ai vostri attacchi, in modo d’ampliare le mosse che potrete fare (tramite bonus passivi e abilità attive). Se quindi rimangono il movimento (ora libero dentro l’area d’azione), la scivolata e il salto team, adesso con i punti azione potrete attaccare, usare oggetti, usare poteri e usare gli Spark.
Nel corso della vostra avventura in Mario + Rabbids: Sparks of Hope potrete potenziare i vostri personaggi (attraverso l’albero delle abilità) e i vostri Spark (migliorandone le abilità). Quest’ultimi saranno circa 30, motivo per cui le combinazioni tra eroi e Spark amplieranno di molto le build che potrete applicare (scegliendo la migliore per il vostro stile di gioco).
Cambiare fa bene (?)
La scelta di spostare il gameplay verso qualcosa di più permissivo ha il suo senso: il gioco è fluido, divertente e scorre bene. Peccato per qualche scelta comica troppo forzata e per la poca presenza di Mario (non in termini di minutaggio, quanto in rilevanza in alcune fasi), ma per il resto si sente che Ubisoft ha preso il filone del precedente gioco per andare avanti. O forse no.
Il gameplay infatti, in modo inversamente proporzionale, ha deciso di prendere una strada diversa dallo stile dell’avventura originale, e questo lo noterete fin da subito. Rimangono i turni, rimangono i personaggi, ma questa totale apertura del movimento e le varie combo furbette rendono il gioco un’ottima sfida, seppur leggermente inferiore di difficoltà a quella di Kingdom Battle (almeno nelle fasi iniziali).
Il cambiare dei nemici, i combattimenti sempre più strutturati e le missioni secondarie ad un terzo del gioco riescono a riprendere il ritmo giusto, e tutto questo si tramuta in un’esperienza davvero divertente, godibile e spassosa.