Quella di Netflix è una realtà ormai affermatasi con forza in tutto il mondo con un servizio di gran livello che ha saputo conquistare decine di milioni d’utenti. L’enorme successo riscosso dalla piattaforma di streaming online è in parte giustamente dovuto anche e soprattutto alla miriade di prodotti catalogati sotto il nome “Originali Netflix”, produzioni spesso ad alto budget finanziate dalla società stessa e in più occasioni rivelatesi grandi successi di critica e pubblico. Tra i tanti prodotti visionabili sul catalogo delle opere Original, figurano anche alcuni lavori animati d’invidiabile livello che han saputo far braccia nel cuore di molti. Opere meritevoli di essere scoperte, tra le quali figura anche Little Witch Academia: apprezzato cortometraggio animato targato Trigger e concretizzatosi sotto la direzione di Yoh Yoshinarie con una presentazione ufficiale all’Anime Mirai 2013 e successivamente ampliatosi con una serie manga di grande successo sul suolo nipponico e, nel pieno del 2017, addirittura con un anime a tutto tondo.
La grande cura riposta nella creazione del tutto, che nei fatti si tradusse in una storia dai toni leggeri ma estremamente piacevole da seguire grazie a personaggi ottimamente caratterizzati e a un tono generale spiccatamente comico, trovò velocemente risposta in un grande successo mediato anche in Occidente, un risultato forse addirittura insperato che ha infine convinto qualcuno ha investire ancor di più nel progetto. Con un annuncio a sorpresa avvenuto nel pieno di luglio 2017, Bandai Namco Entertainment ufficializza infatti il futuro arrivo di un videogioco interamente dedicato alla serie intitolato per l’occasione Little Witch Academia: Chamber of Time, dichiarazione dimostratasi immediatamente capace di spaccare il popolo videoludico in due tronconi netti: in un misto d’opinioni entusiaste e terrorizzate. Di opere videoludiche basate su altri lavori – indipendentemente che si parli di film, serie TV, cartoni animati o fumetti – ne abbiamo viste a dozzine nel corso degli anni, creature dalla variegata fattura che non sempre si sono rivelate capaci d’offrire esperienze di buon livello o anche solo decenti, una pericolosa incognita che rischiava di bussare violentemente anche alla porta di Little Witch Academia. Il tempo delle congetture è però ormai giunto al termine e dopo aver potuto posare le nostre mani sull’opera, gustandone ogni più piccolo aspetto, siamo finalmente pronti a darvene un giudizio completo.
Si torna a far danni
Ambientato poco dopo la conclusione della seconda stagione dell’anime, Little Witch Academia: Chamber of Time vede le nostre tre amate protagoniste Akko Kagari, Sucy Manbavaran e Lotte Yanson a un solo giorno di distanza dalle agognate vacanze estive. Le professoresse tengono un veloce discorso, tutte le studentesse del castello Luna Nova chiacchierano su alcuni strani eventi che sembrerebbero aver cominciato a susseguirsi tra le aule della scuola e Akko, come di consueto, si ritrova costretta a doversi presentare dalla professoressa Anne Finneran dopo aver combinato l’ennesimo disastro. La pena da scontare, questa volta, sarà sistemare l’enorme biblioteca dell’istituto. Dopo una bella dormita, eccoci quindi al lavoro affiancate delle nostre fidate compagne di stanza, intente ad aiutarci in quello che altrimenti si sarebbe potuto rivelare un compito monumentale capace di richiedere intere settimane di lavoro. Cominciamo a mettere ordine tra le infinite cataste di libri ammassati in ogni dove fin quando, tutto d’un tratto, un nostro movimento accidentale causa l’apertura di una stanza segreta, luogo oscuro e misterioso in cui ci lanceremo a testa bassa per amore della scienza e della più sana curiosità. Quella che però potrebbe sembrare a prima vista una semplice ala del castello ormai abbandonata a sé stessa nasconde in realtà segreti ben più pericolosi e rappresenterà il punto di partenza per la nostra avventura.
Narrativamente parlando, Little Witch Academia: Chamber of Time sicuramente non si farà ricordare per una storia unica e indimenticabile, ma nei fatti compie dignitosamente il suo lavoro dimostrandosi capace d’incuriosire il giocatore che di ora in ora sarà sempre più invogliato a vedere come l’intero intreccio narrativo andrà a evolversi. Se c’è un merito che va riconosciuto ai ragazzi di A+ Games, è l’attenzione posta nel ricreare quello che a tutti gli effetti sembra un lungo episodio dell’anime, proposto però in salsa videoludica, una meticolosa ricostruzione portata avanti sotto l’occhio vigile dello studio Trigger che ha partecipato alla lavorazione del progetto. L’avventura mette in primo piano un tono generale leggero e scanzonato capace d’impreziosirsi grazie al ricco cast di personaggi che tutti i fan dell’anime conosceranno perfettamente. La caratterizzazione di ogni personaggio è stata maniacale non solo nelle battute e nei comportamenti, ma anche in tutte le movenze che da sempre si sono rivelate capaci di conferire loro ancor più spessore. Fin dai primi istanti in-game ci si sente subito a casa e si prova genuino piacere a muoversi per il grande castello di Luna Nova, riprodotto fedelmente in ogni aspetto e popolato da decine di volti che riuscirete a riconoscere già a un primo sguardo. In tal senso, non nascondiamo di aver tirato un lungo sospiro di sollievo dopo aver scoperto che la produzione punta a raccontare un’avventura originale e totalmente slegata dalle vicende già vissute tramite la serie animata, seppur non manchino numerosi riferimenti a quanto accaduto in passato. Il risultato finale si rivela insomma come un riuscito mix di situazione in puro stile comedy che tra una battuta e qualche colpo di scena a cuor leggero riesce nel suo scopo più basilare e importante, intrattenere.
Le maghe scendono in campo
Sotto un profilo più propriamente ludico, Little Witch Academia: Chamber of Time si costituisce di due componenti ben distinte. In primis, sarà nostro compito gestire la normale giornata della nostra Akko all’interno di Luna Nova, decidendo come comportarci nel mentre che le lancette in costante movimento di un orologio sempre ben visibile a lato dello schermo c’indicheranno l’ora esatta. Partendo dal mattino fino poi ad arrivare a tarda nottata, potremo muoverci come più preferiremo in giro per il castello completando incarichi e parlando con chi vorremo, magari dando il via a missioni aggiuntive capaci di tenerci impegnati per qualche ora. Gli sviluppatori hanno lavorato alacremente per dar vita a un sistema di gioco capace d’incentivare l’esplorazione per cui, a seconda dell’orario, verranno bloccate determinate missioni in favore di altre, così come tutti i personaggi saranno soliti cambiare posizione a seconda dell’orario. Girare per la mappa di gioco sarà all’ordine del giorno e con il passare delle ore imparerete dove determinati NPC ameranno solitamente bazzicare in specifici momenti. Il risultato è in realtà gradevole e si rivela capace di mettere in piedi un’ossatura ludica per cui sarà impossibile rimanere a corto d’attività da completare. Di minuto in minuto, si viene costantemente bombardati di nuove missioni secondarie da completare, collezionabili da trovare e individui con cui interagire, una situazione che porta il giocatore a correre di aula in aula per compiere quante più azioni possibili prima che giunga il momento di coricarsi, in attesa della giornata successiva. In tal senso, l’unica vera pecca riscontrata si riassume in una mappa di gioco di facile lettura ma che, mancando di un indicatore della nostra posizione attuale, ci ha più volte mandato in confusione complicandoci la vita nel mentre che cercavamo di raggiunge qualche specifica zona.
Secondariamente, quando non saremo impegnati con la normale vita quotidiana, sarà nostro compito completare un lungo susseguirsi di dungeon che ci permetteranno di proseguire nella storia principale. In tali fasi di gioco, il titolo si trasformerà in un beat ‘em up in 2.5D dove il compito principe sarà giungere fino al boss finale. Accompagnati da altre due compagne gestite dall’intelligenza artificiale, ci faremo così strada di stanza in stanza tra pericolose trappole e coriacei nemici, il tutto mentre saremo intenti a cercare possibili oggetti utili per le battaglie future. Fin dai primissimi scontri, risulta evidente come Little Witch Academia: Chamber of Time prema l’acceleratore su di un’invidiabile libertà di personalizzazione di tutti i personaggi utilizzabili, di fatto dandoci la possibilità di farli salire di livello con l’esperienza ottenuta dopo aver completato un dungeon. Tra equipaggiamenti di varia natura (tutti tra l’altro incantabili e potenziabili con specifici oggetti), un vastissimo albero di abilità magiche da poter sbloccare e varie statistiche da dover aumentare a seconda delle proprie preferenze, il gioco lascia quasi storditi per l’elevata mole di contenuti dati in pasto al giocatore nel giro di pochi istanti. Anche il semplice scegliere i membri del party che dovranno affrontare il prossimo dungeon è un aspetto da dover tenere in seria considerazione, visto e considerato che ognuno dei sette personaggi selezionabili possiede caratteristiche uniche capaci di semplificarvi la vita durante uno scontro. Proprio in conseguenza di ciò, dispiace quindi constatare come la stessa cura non sia stata minimamente posta sotto il profilo d’ambientazioni e nemici affrontabili. Le mappe nelle quali dar battaglia alle immonde creature che ci si pareranno innanzi sono infatti estremamente ripetitive e dal level-design alquanto elementare, raffigurandosi spesso come un lungo corridoio di stanze posizionate una dietro l’altra e totalmente incapaci d’incentivarne l’esplorazione. Nonostante il gioco presenti oltre 50 mappe in cui poter combattere – ognuna delle quali sarà accessibile solo dopo aver trovato una specifica chiave ottenibile proseguendo nelle vicende o completando missioni secondarie in giro per Luna Nova – basta veramente poco per notare un deludente ripetersi ciclico di scenari, mostri e, peggio ancora, boss finali, alle volte rivelatisi anche poco ispirati e per nulla piacevoli da affrontare. In sostanza, quel che manca in queste fasi ludiche è il proverbiale guizzo creativo capace di conferire spessore al tutto, un’assenza indubbiamente sentita capace di minare il godimento generale dell’opera che, proprio in quei momenti in cui avrebbe dovuto dare il massimo, preferisce adagiarsi sugli allori restituendo un feedback indubbiamente piacevole ma al contempo totalmente incapace di stupire.
Anche l’occhio vuole la sua parte
L’epopea targata Banda Namco presenta poi al suo interno due modalità specificatamente pensate per il multiplayer, con “Il Labirinto Sotterraneo” costituito da ben 999 livelli completabili offline o insieme a un massimo di altri due amici e lo “Specchio Spettrale” in cui sarà necessario collaborare con i propri compagni per completare svariati obiettivi mentre si affronta qualche dungeon. Oltre a questo, però, merita una menzione particolare il mini-gioco intitolato “Carrozza Grandiosa”, piccola aggiunta all’esperienza che la società nipponica ha deciso di regalare a tutti coloro i quali avessero effettuato la prenotazione del titolo. Andando più nel dettaglio, parliamo di uno shoot ‘em up in cui prenderemo possesso della nave volante Stanship, una vecchia conoscenza per tutti gli estimatore dell’anime, con il fine ultimo di lanciarci all’avventura affrontando stage dalla crescente difficoltà mentre varie tipologie di nemici tenteranno d’ostacolarci. Oltre a questo, inoltre, la conclusione di ogni stage ci vedrà trasformare in un robot gigante in pieno stile Gundam per dar battaglia a un boss finale, il tutto caratterizzato da un cambio completo dello stile di gioco che di punto in bianco si presenterà a noi come una sorta di picchiaduro in prima persona. Nei fatti, basta poco per constatare la semplicità del lavoro fatto e la generale superficialità del prodotto, ma al contempo il risultato finale si è rivelato un piacevole passatempo con cui riprender fiato tra una concitata sessione di gioco e l’altra all’interno dell’opera principale, un gradito regalo che si lascia giocare senza troppe pretese.
Graficamente parlando, Little Witch Academia: Chamber of Time si presenta in maniera smagliante fin dal primissimo filmato. Il team di sviluppo ha posto la massima attenzione nella creazione di personaggi e ambienti di gioco, tutti finemente lavorati per poter assomigliare in maniera pressoché perfetta alle rispettive controparti cartoon. Proprio la trasposizione poligonale delle nostre maghette, in particolare, risulta eccezionalmente vicina al lavoro di Trigger, anche per merito di splendide animazioni che contribuiscono a rendere estremamente piacevoli le numerose scene d’intermezzo presenti in-game. Ogni tanto, inoltre, capiterà anche di visionare qualche cutscene disegnata e animata esattamente come se si stesse visionando una puntata dell’anime, un’aggiunta che farà indubbiamente la felicità di tutti gli appassionati della serie. Invero, il lavoro in cel shading portato avanti dal team non verrà ricordato come la miglior trasposizione da prodotto animato a videogioco della storia, ma il risultato finale resta comunque convincente e curato, con ambientazioni dettagliate ed effetti speciali di buon livello. Ciò detto, dispiace però dover constatare come su di una Playstation 4 base il titolo soffra per qualche calo di frame-rate di troppo, situazioni di certo non destabilizzanti ma che si presentano in più occasioni nel corso dell’avventura, in particolar modo quando su schermo sono presenti molti elementi in movimento che si dimenano lanciando magie a destra e a manca. Semplicemente impeccabile si è invece rivelato il comparto audio, grazie a un doppiaggio giapponese d’alto livello in cui sono stati utilizzati gli stessi doppiatori dell’anime – il tutto affiancato da una buona localizzazione dei testi in italiano – accompagnato da una colonna sonora ricca di piacevoli tracce che si alternano perfettamente a seconda del contesto in cui il giocatore si troverà di volta in volta.