Klonoa Phantasy Reverie Series, protagonista della recensione di oggi, è la riproposizione di una delle delle migliori serie di nicchia del mondo dei platform. Una coppia di titoli che ha sempre avuto una fanbase molto affezionata, soprattutto al primo capitolo uscito per PS1, nonostante non gremita come per i più famosi Crash e Spyro. La domanda sorge però spontanea: i due Klonoa sono platform 3D ancora in grado di rendere bene nel 2022, oppure sono proverbialmente invecchiati male? Vediamolo insieme!
Klonoa Phantasy Reverie Series: un’esperienza ancora attuale!
Il punto focale di Klonoa Phantasy Reverie Series in questa recensione sarà ovviamente il gameplay, come nella maggior parte dei platform 3D o 2D, e in un mondo videoludico come quello odierno è spesso difficile proporre questo tipo di esperienze, soprattutto se si tratta di titoli non invecchiati molto bene. Klonoa in questo non fallisce, perché la sua formula propone un ritmo di gioco alto, frizzante e in grado di divertire anche i non amanti del genere.
Anzitutto Klonoa è 3D, vero, ma il gameplay è quello da platform 2D. Il 3D applicato ad esperienze nate come 2D era una prassi ai tempi della PS1, un esempio su tutti nell’ambito dei platform è Pandemonium, per citarne uno. Questi giochi avevano il pregio di sfruttare una regia tridimensionale, con inquadrature che prendevano diverse angolazioni e percorsi non realmente lineari, pur tenendo ancorato il personaggio a un “binario”, per intenderci. Poi una delle “gimmick” di Klonoa è sempre stata anche l’avere degli snodi in queste rotaie immaginarie, dove prendere percorsi opzionali per raccogliere collezionabili o dei bonus, facendo quindi completismo.
Questo tipo di formula 2D con estetica completamente 3D funziona ancora molto bene e, in un mondo di platform interamente o solo 3D o solo 2D, può essere un’alternativa carina per spezzare la monotonia. Forse anche per questo Klonoa – e probabilmente soprattutto – anche nel 2022 riesce a funzionare molto bene ed è gradevole da giocare.
Al di là di tutte queste caratteristiche, che compongono l’ossatura di Klonoa Phantasy Reverie Series, il vero pro del titolo in questa recensione, come detto è indubbiamente il ritmo di gioco. Alto, abbastanza serrato per certi versi, e soprattutto (anche se sicuramente soggettivo) piacevole. A rendere tutto questo possibile ci pensa una delle meccaniche peculiari, ossia l’uso dei Proiettili Eolo che Klonoa può sparare dal suo gigantesco anello d’oro, usandolo quasi a mo’ di arco. Questi proiettili possono gonfiare i nemici del mondo di Klonoa, permettendo al nostro piccolo eroe di posizionarli sopra la propria testa come dei palloncini. Una volta in possesso di un nemico, possiamo lanciarlo in tutte le direzioni, anche verso lo sfondo dello scenario e verso la “telecamera”, oppure verso il basso premendo il tasto del salto mentre si è in aria, cosa che permetta di effettuare un doppio salto.
Da spiegare potrebbe sembrare macchinoso, in realtà pad alla mano risulta tutto incredibilmente fluido e piacevole. Forse è proprio questo l’aggettivo che si potrebbe dare a Klonoa, è piacevole da giocare. Poi ovviamente non si esclude che non lo si possa apprezzare, il gioco che piace a tutti non esiste, ma mentiremmo se dicessimo di non esserci personalmente divertiti.
Lo abbiamo anche trovato difficile il giusto, nel senso che non è un hardcore game ma nemmeno un titolo che si gioca in auto-play. Bisogna sicuramente fare attenzione a ogni dettaglio, per non perdersi quel percorso extra piuttosto che per azzeccare quel salto più difficile degli altri. Klonoa Phantasy Reverie Series del resto include dei titoli vecchio stile, quindi scordatevi che vi si “regali” alcunché, se si vuole completare (specie al 100%) bisogna mettercisi d’impegno!
Il concatenarsi di tutte queste caratteristiche e meccaniche è il motivo per il quale il ritmo funziona così bene, non si sta quasi mai senza far nulla e c’è quasi sempre un nemico da acchiappare, un salto da effettuare o un collezionabile da raccogliere. Come per ogni platform che si rispetti, poi, ha livelli completabili con o senza il 100%, là dove il 100% significa aver preso tutte le gemme e raccolto tutto il raccoglibile.
Infine non possono mancare i boss, che sono i classici da gioco. Bisognerà infatti fare uso delle meccaniche di base in modo ragionato, imparando i loro schemi e capendone i punti deboli per poterli battere. In generale il primo Klonoa non è invecchiato affatto male, sintomo di quanto il periodo d’oro della PS1 fosse dannatamente ricco di giochi di alto livello, pur magari nella loro semplicità. Ovviamente nel corso degli anni abbiamo avuto platform sempre più evoluti, uno su tutti Kirby e La Terra Perduta (qui la nostra recensione), però Klonoa sa ancora il fatto suo!
Se per il primo capitolo non ci sono particolari difetti da segnalare, al di là di qualche scelta di level design un filino invecchiata (e ci mancherebbe, era per PS1) non possiamo dire lo stesso del secondo capitolo. Non ha chissà quali problemi, non parliamo di boss eccessivamente sbilanciati, livelli pensati concretamente male o meccaniche mal studiate, il problema è alla radice.
Vero, ai tempi della PS2 venne accolto molto positivamente da utenti e critica, tutt’ora dando un’occhiata alle valutazioni su Metacritic, per esempio, di sicuro non potremmo parlare di un fallimento per i tempi. Ma appunto… “per i tempi”. Ora siamo nel 2022 e, a differenza di quanto fatto con il primo Klonoa, con il secondo non è stato fatto nulla per svecchiarlo, a partire dal feeling con i comandi.
Sembra quasi che si proceda con il freno a mano tirato, è tutto più lento e più macchinoso rispetto alla nuova versione del primo Klonoa. Per quanto poi non sia un vero difetto, anche il ritmo di gioco è sensibilmente più basso, complice anche in questo caso la maggiore legnosità. Non c’è stata la minima rifinitura, nemmeno per quanto riguarda il lato tecnico, del quale parleremo a breve.
Il Level Design del secondo Klonoa è sicuramente più sfaccettato, con situazioni inedite e anche qualche meccanica nuova rispetto al primo capitolo. Ci sono anche tanti ottimi guizzi qua e là, il tutto però risulta come detto rallentato. La sensazione è che se Klonoa 2 fosse stato reso fluido quanto il primo, inteso in questa collection, avremmo parlato in toto di un prodotto ludicamente impeccabile e perfettamente modernizzato, cosa che invece possiamo dire solo a metà.
Una resa grafica altalenante
Anche dal punto di vista grafico, Klonoa Phantasy Reverie Series è un titolo diviso a metà, con il primo capitolo estremamente gradevole da guardare, al netto di un dettaglio grafico non di grande spessore, e il secondo che invece è un porting quasi diretto della versione per PS2, con texture e modelli che hanno un livello di cura persino inferiore alla rivisitazione del primo Klonoa. Quando diciamo inferiore intendiamo in tutto, a partire dalla resa estetica complessiva fino ai più piccoli dettagli.
Sicuramente un gran peccato, perché se entrambi i capitoli avessero goduto della stessa cura nelle loro rivisitazioni, sia dal punto di vista tecnico e sia da quello puramente grafico, staremmo parlando di una coppia di giochi must have in tutto e per tutto, perlomeno per gli amanti dei platform. Allo stato attuale invece solo il primo Klonoa è davvero un gioco modernizzato, con il secondo che è difficilmente godibile allo stesso modo. Se poi venissero giocati in ordine, cosa decisamente più plausibile, la sensazione di scomodità e di arretratezza sarebbe anche più netta.
In definitiva Klonoa Phantasy Reverie Series è una collection tutto sommato promuovibile, ma della quale solo il primo capitolo è davvero rifinito e riadattato completamente per i giorni nostri, con il secondo che sì rimane molto valido ma meno godibile da giocare. Di buono rimane sicuramente la formula da gioco platform 3D “su binari”, per così dire, che esteticamente e ludicamente non solo funziona bene ma può anche essere un buono stacco dai platform degli ultimi anni.