Un marine sperduto nello spazio, rimasto solo, senza più nessuno su cui contare, e con orde di creature aliene e vecchi compagni rianimati a dargli la caccia. Questo è uno dei più classici e amati cliché narrativi a cui siamo abituati nel mondo dell’intrattenimento da un po’ di anni a questa parte, ed è proprio su queste solide fondamenta che si basa il gioco che tratteremo oggi. Nato dal creatore di DoomRL – Doom, the Roguelike -, Jupiter Hell è un titolo a turni con visuale isometrica particolarmente crudo e divertente che metterà alla prova le vostre capacità strategiche e il vostro sadismo, ma andiamo subito a vederne la recensione.
Inferno sulla luna di Mart… ehm, di Giove
Come anticipato nell’introduzione, l’autore di Jupiter Hell è Kornel Kisielewicz, ragazzo polacco che già nel 2002 creò un videogioco particolarmente interessante chiamato Doom, the Roguelike. Ovviamente ispirato alla nota saga sparatutto, questo titolo riproponeva il tutto in salsa isometrica e a turni, con struttura da roguelike (quindi una nuova mappa, nuove armi e nuovi equipaggiamenti ad ogni partita). Purtroppo ciò gli causò una diffida da parte di Zenimax per uso improprio del logo di Doom, ma ormai il gioco era conosciuto, e quindi aveva già al seguito una discreta fanbase, un risultato che portò quindi lo sviluppatore a creare più di un decennio dopo lo studio Chaosforge e a proporre Jupiter Hell come progetto su Kickstarter.
Il suo nuovo titolo, infatti, per quanto privo di ogni riferimento diretto a Doom, mantiene molte sue sensazioni e atmosfere, migliorando inoltre tutto il comparto tecnico e sonoro, ancora grezzo nel suo progetto giovanile. In Jupiter Hell ritroverete tutte le sezioni cupe e piene di mostri a cui siete abituati, lì dove dovrete stare attenti alla quantità di proiettili e granate che avrete a disposizione poiché la morte vi potrebbe cogliere da un momento all’altro, e sarà vostro compito essere preparati a ogni evenienza. Vi sembrerà strano che tutta questa tensione e ansia provenga da un gioco a turni, ma fidatevi quando vi diciamo che la produzione ha saputo tenerci con il fiato sospeso.
Il gioco utilizza il sistema già visto nei vari Pokémon Mistery Dungeon (o volendo anche in SuperHot), ovvero con un mondo che andrà muovendosi tutt’attorno al nostro alter-ego digitale solo quando anche noi staremo eseguendo qualsivoglia azione, peculiarità che permette da una parte di poter ragionare sulla prossima mossa o spostamento da effettuare, e dall’altra di creare sufficiente tensione nel giocatore da metterlo in difficoltà. Difficoltà oltretutto per niente scontata dal momento che, esclusa la modalità easy, tutte le altre richiederanno comunque una certa dose di concentrazione per venir superate, soprattutto se consideriamo che se venissimo sconfitti perderemmo ogni arma, armatura ed equipaggiamento ottenuto durante la partita.
I Roguelike sono conosciuti per la loro varietà, Jupiter Hell invece…
Ovviamente il dover ricominciare una partita da capo e senza alcuna sorta di oggetto è una caratteristica comune al genere roguelike (anche se alcuni tendono a lasciare la libertà di poter iniziare con qualche arma particolare che è stata sbloccata durante il percorso). Questi giochi sono noti per la loro enorme longevità, data dalla varietà di ambientazioni, loot e caratterizzazione del personaggio, il quale potrà fare affidamento su una moltitudine d’oggetti da poter sbloccare, una caratteristica che purtroppo rappresenta il primo tasto dolente di Jupiter Hell. Il titolo, infatti, pecca un po’ sia nel numero di armi a disposizione che nella varietà delle ambientazioni, sebbene la struttura della mappa cambi ogni volta.
Di classi disponibili, inoltre, ce ne saranno solo 3: il Marine, la classe un po’ più “basic” e facile, che punta sul recuperare salute e rimanere in vita, ottima per iniziare; lo Scout, con cui è possibile diventare invisibile a comando per effettuare degli attacchi più tattici, oppure per superare una zona senza dover per forza ingaggiare uno scontro, utile quando si è a corto di munizioni o vita; e infine il Technician, che tramite il consumo di Power può creare una coltre di fumo per disorientare i nemici e confonderli per delle incursioni a sorpresa. Si può notare quindi come la qualità non manchi, e che ci sia stato del lavoro dietro questo progetto, ma forse qualcosina in più sotto il profilo contenutistico non avrebbe certo guastato.
Dal punto di vista visivo il gioco ha un ottimo impatto. Nonostante sia in visuale isometrica, riesce a trasmettere perfettamente la sensazione di ansia che si dovrebbe provare percorrendo le varie stanze e corridoi fino all’ascensore del piano. Questo grazie anche alle zone buie che si riveleranno solo una volta che le avrete percorse, mettendo il giocatore sempre di fronte alla scelta tra esplorare, e rischiare quindi di trovarsi faccia a faccia con molte creature aliene, oppure cercare di passare solo dalle zone più libere, ma perdendo quindi molti loot e potenziamenti – in questo gioco rappresentati dai terminali – che potrebbero farvi comodo per proseguire in-game (da notare comunque come un percorso più “sicuro” non significhi “senza nemici”, dovrete comunque guardarvi bene le spalle).
L’HUD e l’interfaccia del menù si incastrano bene col resto del gioco, rimanendo molto minimal ma con uno stile retrò, capaci d’offrire una piacevole sensazione nostalgica durante la partita. Anche la colonna sonora si rifà a quella dei classici Doom, una travolgente base metal che aumenta di potenza soprattutto durante gli scontri per mettere hype nel giocatore e aumentarne l’immersività nella struttura ludica. Purtroppo, però, già dopo qualche ora di gioco questa inizierà a diventare un po’ ripetitiva, e superata anche qui la fase nostalgica, non avrete più troppo interesse nei suoi confronti.
Quindi, tirando le somme della creatura targata Chaosforge, possiamo affermare che il gioco, nonostante parta da un’idea di quasi 20 anni fa, appare ben riuscito e si dimostra capace di divertire sia gli hardcore player grazie alle sue difficoltà più elevate, sia i giocatori un po’ più casual, permettendo grazie alla modalità easy e a un tutorial molto esplicativo di far entrare bene nel mood del titolo. Ottimo anche il lavoro su classi, armi e nemici, in cui si nota un grande impegno per bilanciare e rendere divertente ogni partita. Purtroppo però manca un po’ di varietà nella scelta, che porta ad abbassare notevolmente la longevità di questo Jupiter Hell e a scoprire abbastanza presto ogni differenza in classi ed equipaggiamento. Se invece foste interessati sì ad uno sparatutto sanguinolento, ma che vi permetta anche di giocare con qualche amico, vi consigliamo di leggere la nostra recensione sul nuovo Back 4 Blood.