It Came From Space and Ate Our Brains è uno shoot ‘em up sviluppato da Triangle Studios e pubblicato da All in! Games, rilasciato per PC il 15 marzo 2015 per poi arrivare anche su Xbox One, Nintendo Switch e PlayStation 4 (versione utilizzata per la stesura di questa recensione). La sua caratteristica madre è quella di non avere una componente di multiplayer online, ma solo locale, il che lo rende un perfetto couch game da giocare insieme a familiari o amici. Purtroppo non è presente alcun tipo di trama all’interno del titolo, rendendolo ancor di più uno di quei titoli in cui il gameplay è il core. Quest’ultimo è facilmente comprensibile: gli alieni arrivano sulla Terra, e noi dovremo fare di tutto per sopravvivere!
Zombie
Come già detto, It Came From Space and Ate Our Brains è un titolo multiplayer locale che permette un party fino a quattro giocatori, nonostante sia sempre possibile giocarlo in solitaria, anche se sarà sicuramente più complicato sopravvivere alle ondate di zombie. Saranno disponibili ben quattro livelli di difficoltà: facile, normale, difficile e folle.
Sarà possibile inoltre selezionare quale dei 6 livelli giocare, anche se ovviamente all’inizio si dovrà partire dal primo, denominato “Tetti”, e saranno sempre mappe procedurali, quindi non aspettatevi di imparare a memoria dove si trova cosa. Ma quante modalità sono disponibili? Solo due:
- Campagna: nonostante porti questo nome che, di solito indica una storyline di fondo, non è esattamente così, ma sarà semplicemente il gioco nudo e crudo. Si dovranno raggiungere degli obiettivi e sopravvivere agli zombi che si troveranno lungo il percorso.
- Sopravvivenza: in questa modalità si dovrà sopravvivere ad ondate di zombie all’interno di una mappa chiusa, in cui potenziamenti verranno droppati casualmente da una navicella dalle fattezze di una macchina della polizia. Le mappe selezionabili saranno ben il doppio di quelle disponibili per la campagna, quindi dodici.
Nel caso si dovesse uscire dalla partita prima di concludere il livello, non sarà possibile ricominciare da un checkpoint, così come non è possibile eseguire alcun tipo di salvataggio, che sia manuale oppure automatico. Ma non preoccupatevi, saranno presenti dei checkpoint durante la partita, quindi nel caso si dovesse morire, non si ricomincerà dall’inizio.
All’inizio della partita si avrà a disposizione solo un’arma su sei: la pistola. Le altre sono: fucile a pompa, mitra, cannone al plasma, lanciarazzi e pistola laser, tutte acquistabili una volta raggiunto il quantitativo di soldi sufficienti. Per raccogliere “monete” avrete due modi: uccidere zombie, oppure distruggere degli elementi cubici colorati di rosa all’interno, i quali rilasceranno abilità, potenziamenti, strumenti, cura o appunto soldi. Si riconosceranno in base al colore che avrà il loro drop una volta distrutti:
- Verde: abilità
- Rosa: potenziamento
- Blu: strumento o cura
- Oro: soldi
Quando si vorrà comprare o migliorare un’arma, si dovrà farlo al momento propizio, in quanto al momento dell’apertura della ruota delle armi (L1/LB) il tempo né rallenterà e tanto meno si fermerà. Per quanto riguarda l’acquisto di miglioramenti è davvero carino il fatto che non si nota solo dai danni che si compiono, ma cambiano il suono e il proiettile sparato. Inoltre, per velocizzare questo processo, quando si sta utilizzando l’arma di cui si vuole acquistare un miglioramento, e si raggiunge la quota di monete necessaria, comparirà a schermo il prompt di comando: potenziamento automatico, con il tasto da premere, il quale nel caso di PlayStation 4 è quadrato, mentre per Xbox One sarà X.
Per quanto riguarda gli altri oggetti, l’inventario del nostro cubettoso protagonista sarà formato da uno spazio solo, quindi nel caso si prenda una cura, non si potrà prendere una abilità o strumento, a meno che non si consumi la cura (utilizzabile anche quando gli HP sono al massimo). Lo stesso non vale per i potenziamenti, i quali permetteranno di usare anche armi che non possediamo per un piccolo periodo di tempo, e per la loro natura, non vanno a colpire l’inventario, anche perché “logicamente”, se si ha l’arma tra le mani, non si può averla in inventario.
I punti salute saranno rappresentati da quattro cuori, e nel momento in cui si subirà un danno, se ne perderà uno. Subito sotto di loro è presente una piccola barra che rappresenta la stamina, non è molto importante in quanto servirà solo per eseguire uno scatto (eseguibile con L2/LT), che non dura molto ma è utile in casi davvero estremi.
Il cuore del gameplay è questo, purtroppo non c’è molto altro da spiegare, il che in questo caso non è un difetto, in quanto va solo a far comprendere quanto It Came From Space and Ate Our Brains sia un gioco semplice. Il che in questo caso, essendo un couch game, non può che essere un pregio. Non tutti i giochi devono essere “il Dark Souls del genere X“.
Tecnicamente buono
Per quanto riguarda il lato tecnico di It Came From Space and Ate Our Brains è possibile affermare che il titolo gira benissimo anche su PlayStation 4, durante la nostra prova non abbiamo mai riscontrato cali di frame o freeze nonostante lo schermo fosse pieno di elementi. C’è da dire che il titolo è stato realizzato utilizzando l’engine Unity, dal quale gli sviluppatori sono riusciti a tirar fuori il meglio realizzando dei giochi di luce davvero carini, e creando un’ambientazione “realistica”, nonostante la grafica sia molto simile a quella di Minecraft (in quanto tutto e tutti non hanno le tipiche forme reali, ma sono fatti di cubi e parallelepipedi).
È presente la lingua italiana, ovviamente, solo per quanto riguarda i testi a schermo, dato che non v’è alcun tipo di doppiaggio. Per quanto concerne la colonna sonora del titolo, nonostante sia davvero godibile, è fin troppo ripetitiva, in quanto per tutto il livello si ascolterà una traccia sola che andrà ad aggiungere altri strumenti man mano che noi raggiungiamo i vari “checkpoint”, per poi essere completa solo durante la fase finale. Rimanendo sempre in tema audio, c’è da dire però che gli effetti sonori sono stati realizzati in modo davvero egregio, dal suono dei proiettili a quello dello spawn dei nemici.
Ne vale la pena?
In conclusione si può affermare tranquillamente che It Came From Space and Ate Our Brains è un titolo interessante, svolge egregiamente il suo “lavoro” di couch game e riesce a divertire quando giocato in coppia o in gruppo. Il suo sound design colpisce, così come la sua grafica, la quale è minimalista ma d’effetto grazie al contrasto dei colori ed i già citati giochi di luce. Ma vale la pena acquistarlo? Sì, se si hanno degli amici disposti a venire da voi per giocare insieme, altrimenti il titolo di Triangle Studios perde gran parte del suo charm, così come tutti i titoli couch.