A tutti piaccioni i souls-like. Ok, non proprio a tutti, ma ormai è appurato che il genere sia diventato un bisogno nell’industria di oggi. Abbiamo avuto, dopo le opere di Miyazaki, sue varianti in chiave moderna, orientale, e anche in 2D: Immortal Unchained, titolo di Toadman Interactive, tende a sua volta a prendere la base concettuale dei souls-like, adattandola a un contesto diverso.
Immortal Unchained vi porterà in un universo in fin di vita: il protagonista senza nome, un detenuto di una prigione eterna, dovrà scoprire cosa sta accadendo, come bloccare il processo e come salvare la vita propria e del resto degli esseri viventi. Un concept abbastanza classico, ma che ci lancia in una corsa interessante, che però non troverà altre spiegazioni se non in descrizioni di oggetti, NPC e dettagli in-game: insomma, come Dark Souls, la lore del gioco sarà nascosta nel codice e, perdendo tempo a ricostruire ogni singolo dettaglio, forse potrete scoprire di più su un gioco che altrimenti – e non so se questo possa essere definito pregio o difetto – vi lascerà semplicemente al gameplay nudo e crudo.
La vera novità che Immortal Unchained inserisce sono le armi da fuoco: esse saranno le vere protagoniste. Avrete infatti quattro slot disponibili per le armi a distanza, mentre per le armi bianchene sarà disponibile solo uno: questa dinamica, insieme all’autolock classico del genere, lascerà un po’ al caso quell’ansia generata di solito da titoli di questo genere. Nemmeno l’IA dei personaggi aiuterà questo processo, rimanendosene bene a distanza senza aggredire il nemico nella zona più debole. Tutto quindi si riduce ad avere armi e munizioni, distanziare i nemici e sparare le raffiche di colpi finché non stramazzano a terra.
Il resto del gioco rimane comunque piacevole, e l’inserimento delle armi da fuoco, sebbene rovini un po’ le dinamiche souls-like, permette anche di variare quanto basta per dare un’esperienza diversa: sicuramente gli oggetti e gli armamenti che incontrerete più avanti nel gioco saranno più potenti, dettagliati e variegati, grazie anche alla presenza di un colpo speciale caricato per ogni arma. Sparsi nelle mappe troverete degli obelischi che saranno la vostra salvezza: vi permetteranno infatti di curarvi, salvare e cambiare equipaggiamento, oltre che potenziare i soliti valori che permetteranno al protagonista di aumentare danni, vita e tanti altri parametri.
Tecnicamente il gioco ha una resa grafica stupenda: sebbene alcuni scenari siano un po’ spogli (soprattutto la prima mappa), il potenziale per trovarsi davanti livelli ben fatti c’è, e tutto il codice permette di avere delle texture e dei dettagli davvero di elevata qualità. Il sonoro perde un po’ nei colpi d’arma da fuoco, trovando poca differenziazione tra arma e arma, ma il resto, soprattutto alcune musiche eccezionalmente ansiogene, si sposano a meraviglia con il concept del gioco.
Immortal Unchained è l’ennesimo titolo souls-like che ci prova: un Davide che combatte contro un Golia che ha quasi definito un nuovo genere. Se riuscissimo però per un secondo a scansare via i dogmi insegnati da Miyazaki con i suoi Souls, sicuramente potremmo vedere come l’anima di questo titolo sia abbastanza moderna da poter spiccare tra i tanti emuli, capaci solo di copiare un gameplay dannatamente ben riuscito. Qui le armi cambiano le regole del gioco, e forse potreste trovare tutto questo molto più semplice, ma d’altronde semplice non sempre significa brutto, no?