Dopo M3gan e Five Nights at Freddy’s, Blumhouse porta sul grande schermo Imaginary, in tutte le sale da domani 14 marzo. Il film, diretto da Jeff Wadlow, si propone come un horror molto accattivante, generando brividi e suspense fin dalle prime scene. Ispirandosi all’immaginazione bambinesca, il regista dà vita ad una vicenda molto inquietante: gli amici immaginari sono o non sono nostri alleati? Cosa si nasconde dietro alle proiezioni che da bambini creiamo attorno a noi? Un ottimo spunto da cui partire, questo, per iniziare a raccontare una storia terrificante. È molto curioso infatti il modo di ragionare dei bambini, e l’oscurità si cela bene dietro al mondo infantile.
La trama
La protagonista è Jessica, interpretata magistralmente da DeWanda Wise, una giovane donna che si trasferisce a vivere con il compagno e le sue due figliastre nella casa in cui abitava da bambina.
Il ritorno nel luogo d’infanzia riporterà in vita l’amico immaginario di Jessica, Teddy, un orsacchiotto all’apparenza innocuo. Sarà Alice (Pyper Braun), la figliastra più piccola, a stringere un legame particolare con la creatura, fino ad esserne influenzata negativamente. La loro inquietante unione, infatti, permetterà l’apertura di un portale che collega il mondo onirico dell’immaginazione con quello della realtà. Teddy è guidato da un desiderio di vendetta: dopo essere stato abbandonato da Jessica, ormai adulta, si vuole infatti appropriare di Alice, tenendola prigioniera per sempre nel mondo da cui lui proviene. Riusciranno la madre adottiva e la sorella nel loro intento di salvare la bambina o rimarranno anche loro intrappolate nel mondo dei sogni?
La storia è avvincente, perché crea un connubio tra il mondo onirico/soprannaturale e quello reale, donando all’horror delle note fantasy. Il contrasto tra il mondo spensierato dei bambini e l’universo tenebroso che si può nascondere dietro ad esso funziona molto bene, tant’è che appena usciti dal cinema si finisce per pensare alla propria infanzia e a quanto abbiano influito le nostre creazioni mentali nella crescita individuale di ognuno.
Una profondità inaspettata
Dietro ai suoi giochi di terrore, l’horror nasconde in realtà molte tematiche profonde: si affronta il rapporto tra madre e figlia, si parla dell’instabilità psicologica dei genitori e ci si domanda quanto questa possa influire sui loro bambini. Il potere della mente, quindi, è il tema principale di questa pellicola, mostrandoci ancora una volta come il pensiero bambino abbia una forza nettamente più forte di quello adulto. Ci si immedesima immediatamente con l’avventura raccontata: noi tutti abbiamo vissuto un passato più o meno simile, un’infanzia ricca di creazioni magiche dove rifugiarci quando non ci sentivamo capiti dal resto del mondo. È proprio questa vicinanza con la realtà a spaventare lo spettatore, facendo sì che l’horror raggiunga il suo obbiettivo.
Certamente emerge anche della comicità dalla creazione di questo orsacchiotto demoniaco, e le situazioni in cui i personaggi finiscono per trovarsi diventano talvolta ironiche per la loro assurdità. Si succedono inoltre nella storia alcuni personaggi strambi, dalla stravagante vicina di casa, la straordinaria Betty Buckley, alla sorella di Alice, Taylor, una cinica adolescente sopra le righe, interpretata da Taegen Burns. La prima è un’ex babysitter con sembianze da stalker, la seconda una giovane ribelle che si rivelerà alla fine molto sensibile.
C’è un buon equilibrio in questo film, il terrore, il soprannaturale, la comicità americana si intrinsecano plasmandosi l’uno con l’altra e rendendo l’horror molto originale.
Una storia lineare
La sceneggiatura è firmata da Greg Erb, Jason Oremland e lo stesso Jeff Wadlow. Pur essendo ben girato, ben interpretato e condito da effetti speciali coinvolgenti (basti pensare al fantastico edificio a scacchi che ricrea il mondo dell’immaginazione di Alice), il film sviluppa una trama abbastanza prevedibile. Rispetta infatti i cliché degli horror più comuni, stupendo poco, ma rendendo sicuramente il film un prodotto commerciale alla portata di un pubblico molto ampio.
Nonostante la linearità della storia la pellicola cattura comunque l’attenzione dello spettatore dall’inizio alla fine. Anzi, in diversi momenti arriva anche ad emozionare, DeWanda Wise (Jessica) mostra infatti senza veli la sua sensibilità e la sua forza, diventando velocemente un’eroina per cui fare il tifo. Ci si rivede facilmente in questa donna che cerca in tutti i modi di ricollegarsi alla sua infanzia e ci si fa largo assieme a lei nelle tenebre che questo tentativo comporta.