Dopo l’ottimo I Puffi: Missione Vilfoglia, OSome Studio ritorna nel fantastico mondo degli iconici esserini blu con I Puffi 2: Il Prigioniero della Pietra Verde, sequel che promette di mantenere quanto di buono visto col suo predecessore, con però diverse novità. Sarà riuscito il team a ripetersi? Ecco la nostra recensione de I Puffi: Missione Vilfoglia!
Per tutti i Puffi!
La trama del gioco (localizzato in italiano) vede Puffo Inventore ritrovarsi tra le mani il Puffizzatore, strumento al centro delle dinamiche di gameplay del precedente capitolo. L’obiettivo di Puffo inventore è quello di migliorare il suddetto strumento, dato che per la festa in arrivo servirà una grande quantità di dolci, e pertanto decide di potenziare il Puffizzatore tramite l’utilizzo della Pietra Verde.
La Pietra Verde è però custodita a casa di Gargamella e, nel tentativo di recuperarla, le cose precipitano causando il rilascio di un’entità dall’artefatto, denominata Stolas. I Puffi dovranno quindi unire le forze con Gargamella per ritrovare Stolas e confinarlo nuovamente all’interno della Pietra Verde. Essendo un gioco destinato a un pubblico molto giovane, la difficoltà del non è affatto elevata, cosa che rende l’avventura fruibile a qualsiasi tipo di giocatore. I Puffi 2: Il Prigioniero della Pietra Verde presenta comunque numerose opzioni di accessibilità le quali, oltre ad aiutare i più principianti, permettono ai più esperti di aumentare il livello di difficoltà.
In generale, l’esperienza del gioco ricalca quanto visto nella precedente opera di OSome Studio a tema Puffi ma, come ogni buon sequel, sono stati aggiunti alcuni nuovi elementi al fine di arricchire e diversificare l’avventura.
Ti Puffomixo!
Tra le novità del titolo troviamo la presenza del Puffomix, strumento che sostituisce il Puffizzatore del precedente capitolo e che permette l’utilizzo di quattro distinti tipi di proiettili. Ognuno di essi ha una funzione specifica all’interno del gameplay, sia per quanto concerne gli scontri con i nemici, sia la risoluzione di alcuni enigmi.
Oltre ai proiettili, anche i quattro Puffi protagonisti dell’avventura (Inventore, Maldestro, Tempesta e Quattrocchi). Il problema principale dell’opera, forse nato dal tentativo del team di rendere più movimentate l’avventura, è la presenza di troppi combattimenti, i quali rappresentano buona parte dell’esperienza di gioco. A parte combattere orde di nemici (caratterizzati da un bestiario molto poco diversificato) e attraversare portali (privi di una vera e propria animazione), al giocatore verrà chiesto solo di risolvere i già citati enigmi ambientali.
Sono presenti anche delle sfide, le quali però chiederanno ancora una volta al giocatore di combattere ondate di nemici in un tempo limite al fine di ottenere delle ricompense. Un così alto numero di combattimenti segna un netto passo indietro rispetto a Missione Vilfoglia, il quale presentava molti più enigmi e fasi platform.
Queste sfide, inoltre, raggiungono un livello di difficoltà decisamente troppo elevato rispetto al resto dell’avventura, anche se alcune risultano più semplici man mano che si migliora il proprio equipaggiamento e le proprie abilità. A prescindere da tali potenziamenti, però, alcune sfide sono mal calibrate nella gestione del tempo a disposizione e nel numero di nemici da sconfiggere richiesto.
Inoltre, e questo è un difetto ereditato dal precedente capitolo, i controlli sono piuttosto imprecisi e macchinosi. Come detto in precedenza, però, il livello di difficoltà de I Puffi 2: Il Prigioniero della Pietra Verde è piuttosto basso e, qualora il personaggio dovesse venire sconfitto, spawnerà sul luogo dov’è avvenuta la sua dipartita.
Un altro passo indietro rispetto al precedente capitolo è l’hub centrale di gioco. La dimora di Gargamella funge da hub per questa seconda iterazione, e non ha assolutamente nulla a che fare il Villaggio dei Puffi di Missione Vilfoglia, liberamente esplorabile, con aree segrete e attività aggiuntive. Aggiungiamo a ciò alcune difficoltà nel posizionamento della telecamera, cosa che rende l’azione ancora più confusa, cosa ulteriormente accentuata nel multiplayer locale. Se da un lato OSome Studio ha voluto arricchire la formula di gioco, dall’altro è come se l’avesse impoverita, con scelte a dir poco inspiegabili.
Io odio le conclusioni…
Per quanto concerne l’aspetto tecnico di questo I Puffi 2: Il Prigioniero della Pietra Verde, OSome Studio si assesta sugli standard di Missione Vilfoglia. Il titolo, esattamente come il suo predecessore, risulta colorato, senza troppi bug tecnici e con un lato artistico abbastanza ispirato, ancorato agli standard del franchise ma con elementi più dark e onirici.
Se la resa estetica, quindi, risulta tutto sommato soddisfacente, tecnicamente il gioco soffre su più aspetti, dai cali di frame rate ad alcuni problemi di texture, e in tutto questo non aiuta la colonna sonora, ripetitiva, ridondante e per nulla memorabile. Per quanto si possa sembrare troppo duri nei confronti di un titolo destinato a un pubblico molto giovane, dopo quanto fatto di buono con I Puffi: Missione Vilfoglia, risulta deludente vedere così tanti passi indietro, sia sul lato tecnico che su quello ludico. Il sospetto è che ci siano stati dei problemi legati al budget o al tempo disponibile per lo sviluppo, perché è chiaro che i ragazzi di OSome Studios abbiano dato il massimo per offrire la migliore avventura possibile. Ma, al completamento dell’avventura dopo otto ore di gioco, risulta chiaro il fatto che qualcosa non sia andato per il verso giusto.