Il 31 di Ottobre assomiglia molto al Capodanno o al Ferragosto: nessuno sa mai cosa fare, si organizza tutto rigorosamente massimo 16 ore prima e puntualmente ci si dimentica di chiamare qualcuno. E se per caso quel qualcuno doveste essere voi, il vostro buon Neidra è qui per proporvi una lista di 10 giochi horror che vi terranno compagnia durante la notte degli spiriti. Non avete ancora paura? Dovreste, fidatevi!
Suddivideremo i giochi in base alle categorie, partendo con 4 titoli recenti che sono riusciti a farsi valere in questi ultimi anni, attraverseremo poi il mondo degli indie, giochi spesso sottovalutati ma che sanno come terrorizzare, e concluderemo il viaggio con il lato nostalgico dato dal mondo dei giochi retro, per ricordare le notti insonni passate a tremare a causa del dualshock che a ogni vibrazione causava un infarto. Non perdiamo altro tempo e iniziamo dunque la nostra esplorazione!
Resident Evil VII
Come non partire con l’ultimo titolo della saga horror per eccellenza su console? Resident Evil VII è un must per tutti coloro che adorano le esperienze survival, con un gameplay totalmente rivisitato rispetto ai precedenti capitoli della saga e il quale influisce molto sulla percezione che il giocatore ha dell’ambiente circostante. Con un gameplay decisamente più lento del quinto e sesto capitolo, Resident Evil VII è consigliatissimo anche a tutti coloro che non dovessero conoscere la saga e si vogliono cimentare in un’avventura tra zombie, misteri e luoghi abbandonati.
Il titolo si distacca sicuramente dai precedenti, ma ne mantiene tutte le caratteristiche della trama. Per coloro che volessero immergersi completamente in quest’opera a dir poco terrificante, si consiglia fortemente l’esperienza col PS VR: il gioco, parlando per esperienza personale, da il meglio di sé con il visore e un buon paio di cuffie, visto che i movimenti del giocatore, la visuale in prima persona e la caratterizzazione dei suoni ambientali giocano un ruolo a dir poco fondamentale nell’esperienza.
Outlast
Sicuramente uno dei giochi horror che alla sua uscita ha fatto maggiormente parlare di sé. Essendo un titolo del tutto nuovo, Outlast è una perfetta coesione di ansia e paura: il gioco unisce a un’atmosfera tetra, cupa e misteriosa numerosi jumpscare, i quali vi faranno sicuramente alzare la pressione. Il tutto è inoltre condito con meccaniche da survival game realizzate ad-hoc e che riescono a mandare in paranoia totale il giocatore che si trova alla sua prima esperienza e non sa ancora come muoversi e gestire le famose batterie. Il bello di Outlast è giocarlo in gruppo e spaventarsi comunque, oppure applicare la solita strategia del far giocare l’ignaro amico o fidanzata (entrambi fifoni per rendere al meglio il vostro piano) e godersi le reazioni a dir poco esagerate che il gioco scatenerà in loro.
In questo caso mi son sentito di inserire il primo titolo e non il suo seguito per l’enorme divario che intercorre tra di loro: il primo è stato realizzato con una componente artistica ispirata, non volta a cercare il guadagno, ma l’apprezzamento dei giocatori, e così è stato; il secondo capitolo invece è risultato a tutti come un po’ “forzato”, non ottenendo l’approvazione della massa che lo ha posizionato in basso rispetto al suo predecessore, molto più valido, originale e terrificante.
The Evil Within
Qui invece, a differenza di Outlast, consigliamo a chi volesse godersi qualche sano spavento di giocare entrambi i capitoli, poiché The Evil Within, nonostante i vari difetti, risulta essere un titolo gradito dalla gran parte del pubblico, e lo stesso vale per il suo sequel. Prodotto da Bethesda e sotto la direzione di Shinji Mikami, il gioco strizza molto l’occhio ai nostalgici, con un ritorno al vero survival horror, quello che ha caratterizzato i primi titoli del genere e che risultava assente ormai da un po’. I giochi delle ultime generazione erano carenti da questo punto di vista e la saga di The Evil Within è riuscita a riportare, seppur non senza imperfezioni, questi aspetti nel mondo videoludico contemporaneo. La sensazione di ansia trasmessa dal gioco è differente dai precedenti elencati, poiché si trasmette più un istinto di sopravvivenza che una paura vera e propria che ci fa correre via.
Tra fiumi di sangue, scene cruente in pieno stile anime e una trama perfettamente scorrevole, The Evil Within è un’esperienza che va gustata in solitaria, lontana da stimoli e disturbi: infatti il gioco è pieno di dettagli, particolari e sfumature che vanno viste, comprese e analizzate per godere dell’esperienza a 360 gradi, sia dal lato narrativo che da quello puramente horror.
Until Dawn
Terminiamo i giochi di ultima generazione con questo dramma interattivo: so bene di aver messo solo survival-horror in questa lista fin ora, ma essi son differenti per genere di sopravvivenza, modalità di gioco e caratteristiche, oltre che essere i giochi horror che più meritano della scena videoludica contemporanea. Ma non perdiamoci in chiacchiere, e parliamo del perché Until Dawn si trova in questa lista. Avendo provato il titolo personalmente, non ho dubbi nell’affermare che il gioco trasmette perfettamente una sensazione di tensione senza pari poiché, dopo vari tentativi fallimentari, ci renderemo conto del fatto che ogni nostra singola azione può portare a delle conseguenze.
Accompagnati da una trama intricata e da una narrazione avvincente, Until Dawn sicuramente è la soluzione per tutti coloro che hanno il desiderio di addentrarsi nello spirito di un gruppo di ragazzi che lotta per sopravvivere e il cui destino è guidato unicamente dalle “loro” decisioni, le quali non lasciano spazio a ripensamenti o errori.
Slender: The Arrival
Entriamo dunque nel mondo degli indie con un personaggio che sicuramente conoscerete già, ma che va disdegnato. Slender: The Arrival è il primo vero titolo riguardo lo Slender, curato nel dettaglio e diviso in livelli. La trama di per sé è molto semplice, e il gameplay non varia da una sezione all’altra, rimanendo ancora sul trovare gli oggetti e proseguire al livello successivo. Anche in questo caso il vero gioco avviene nella mente di chi sta davanti allo schermo, poiché la tensione e l’ansia sono palpabili attorno a noi, e ciò è dovuto anche all’influenza che suoni e interferenze della camera hanno su di noi.
Sicuramente il gioco propone un gameplay molto scarno e privo di meccaniche complesse, ma giocato magari con qualche amico di supporto risulta più che godibile e divertente, tra urli, spaventi, crisi isteriche e il perdersi in mappe molto grandi e intricate.
Ib
Ib, che non si legge “Ib” ma “Iv” (solo gli asiatici sanno il perché), è un giochino conosciuto da coloro che bazzicano un minimo gli ambienti dedicati a giochi di ruolo indipendenti che meritano attenzioni. Questo in particolare si distingue dalla massa per la sua trama, per alcune particolarità meccaniche e per le ambientazioni. Ib è un gioco di ruolo in stile più che classico, che conserva il genere grafico, i comandi e le caratteristiche come i punti di controllo fissi, ma aggiunge alcune particolarità dal punto di vista puzzle, ovvero la meccanica che manda avanti la storia, trovandoci ogni volta a dover risolvere vari percorsi e enigmi.
Con quattro diversi finali, Ib non è affatto un gioco da sottovalutare per le sue “umili” origini: infatti ha molto da offrire, in particolare nel comparto narrativo, con dei personaggi caratterizzati perfettamente dal punto di vista psicologico e comportamentale, i quali li rendono molto più vicini a una serie animata che a un videogioco.
Little Nightmares
Concludiamo i nostri indie con un titolo abbastanza conosciuto (ne aveva parlato già il nostro Jan-Meister nella sua recensione). Little Nightmares sa sicuramente creare un contesto “particolare” e diverso dal solito, ponendoci di fronte alle paure infantili ingigantite dal punto di vista del nostro protagonista, il quale deve proseguire all’interno di questa avventura platform evitando i pericoli che gli si pareranno davanti. In quest’occasione mi sento di elogiare il reparto artistico del team, poiché i mostri sono realizzati con una cura davvero maniacale e riescono a rendere a pieno il concetto di paura già al primo sguardo.
I giochi di luci e ombre, le inquadrature, la disposizione degli oggetti, i materiali… tutto è perfettamente in armonia con l’ambiente che ci circonda e ciò permette a chi osserva l’opera di lasciarsi completamente catturare da una visione pseudo-onirica del mondo visto dagli occhi di un bambino.
Dino Crisis
Questo gioco, personalmente, mi ha terrorizzato. Dino Crisis è stato uno dei giochi horror must have pubblicati su PlayStation ed è con lui che vogliamo iniziare la categoria dei giochi horror di vecchia data. L’idea di fondo del gioco vuole essere quella di creare un Resident Evil basato sui dinosauri invece che sugli zombie. Il gioco si presenta come un Jurassic Park dai toni molto cupi, dove la nostra bellissima protagonista, Regina, viene inviata come agente speciale sull’isola per indagare sulla scomparsa di un agente.
Quest’opera è divenuta subito un classico e ad oggi è iconico all’interno del mondo dei giochi della prima PlayStation per il successo che riscosse. Nonostante le meccaniche siano un po’ datate, una volta presa la mano con questo survival-action horror state sicuri che non mancheranno azione e tensione, il tutto condito da una direzione artistica di quelle di una volta.
Silent Hill 2
Il seguito di uno dei grandissimi classici dell’horror e della prima generazione Sony in generale. Silent Hill 2 non può mancare nel repertorio né degli appassionati di horror e né dei videogiocatori in generale. Con una trama solida, i tantissimi intrighi capaci di mandarti fuori di testa e le creature soprannaturali a dir poco fantastiche, il gioco è praticamente privo di imperfezioni e, nonostante siano passati molti anni, continua ancora a dare il meglio di sé.
Che sia giocato in gruppo o da soli non importa, Silent Hill 2 sarà sempre in grado di mettere angoscia e terrore nella mente di chi lo gioca, ma al contempo terrà incollato il giocatore al televisore nel tentativo di scoprire gli eventi di quel mondo perverso.
Parasite Eve
Ritorniamo sullo scientifico con Parasite Eve per concludere questa serie retro horror di stampo nipponico. Chi non conoscesse il gioco, deve sapere che questi è ispirato dall’omonima light novel che in seguito è stata la base per la realizzazione del manga e del film. Rispetto agli altri due titoli elencati sopra, quest’ultimo è molto più action e implementa delle importanti meccaniche da gioco di ruolo, nonostante mantenga un’atmosfera non spaventosa, ma comunque tetra e piena di misteri.
Volevamo infatti inserire un gioco più di nicchia come ultimo, e abbiamo dunque deciso di puntare su Parasite Eve vista la sua popolarità al momento dell’uscita; nonostante ciò questo gioco non è rimasto in auge come Silent Hill o Resident Evil, rimanendo relegato alla sfera dei giappofili. Ci sembrava dunque doveroso premiarlo con questa posizione.