Hearthstone: “pacchetti illegali e ingannevoli”, utente fa causa a Blizzard

Blizzard sotto accusa da un utente a causa del sistema di pacchetti adottato in Hearthstone, definito ingannevole soprattutto per i minori.

Gianluigi Crescenzi
Di Gianluigi Crescenzi - Deputy Editor News Lettura da 3 minuti

Sembra che non ci sia pace per Activision Blizzard, che ancora una volta sembra si ritrovi incastrata in una situazione scomoda, stavolta per l’accusa da parte di un utente riguardante il sistema di pacchetti utilizzato in Hearthstone, il famoso gioco di carte free-to-play dedicato al mondo di Warcraft. La cosa, come riportato potrebbe sfociare in una vera e propria class-action.

Proprio recentemente l’azienda aveva vinto una causa per mantenere la propria politica riguardanti le loot box di Overwatch, e neanche il tempo per bearsene che già ci si prepara ad affrontare una situazione spinosa. Un utente, o per meglio dire il padre di una giovane ragazza che gioca ad Hearthstone, ha proposto una class-action nei confronti di Blizzard in accordo col suo avvocato, suggerendo che il sistema di pacchetti adottato nel card game “fuorvii i giocatori”, in particolare i minori, verso degli acquisti non rimborsabili.

L’avvocato ha riportato che la figlia di Nathan Harris (questo il nome dell’uomo) avrebbe speso più di 300 Dollari giocando ad Hearthstone dal 2019 al 2021, utilizzando per i pagamenti la carta di suo padre senza il suo permesso. Inoltre egli sostiene che la minore avrebbe fatto tali acquisti senza conoscere l’effettiva probabilità di ottenere “buone carte”, e senza sapere che non poteva ottenere un rimborso. Come se non bastasse, ha anche affermato che la bambina non avrebbe a suo dire “quasi mai ricevuto carte di valore”.

L’accusa suggerisce che i minori dovrebbero avere il diritto di “annullare i contratti”, per venirne fuori o appunto ottenere un rimborso, cosa che non accade con Blizzard e il gioco, che non dispone di alcune feature di parental control o simili. Non si tratta tuttavia dell’unica richiesta, dato che la class action vorrebbe includere tutti i minori che hanno acquistato pacchetti con denaro reale (che però sarebbero centinaia, se non migliaia).

Blizzard avrebbe già risposto all’accusa, partendo con lo spostamento della causa in una corte con l’appropriata giurisdizione. Inoltre ha anche affermato che da quando il gioco è stato lanciato, il gioco ha avuto più di un miliardo in entrate, facendo intendere che sarebbe impossibile ad ora coinvolgere chiunque abbia fatto acquisti, e di verificare se si tratti o meno di minori.

Che sia una causa lecita, o che si tratti soprattutto di negligenza da parte dell’accusa, non sta a noi giudicarlo, ma alla corte, e proprio per questo vi invitiamo a rimanere sulle nostre pagine, dove vi informeremo dell’evolversi della vicenda.

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Deputy Editor
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.