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Hawkeye – Recensione dei primi due episodi della serie

Era il “lontano” 2012 quando 6 supereroi, non tutti così rinomati al grande pubblico, comparivano sul grande schermo diretti da Joss Whedon e combattevano la minaccia di Loki e dei Chitauri: così nacquero su schermo gli Avengers. A quasi 10 anni di distanza, ne abbiamo viste di cotte e di crude, in TV e al cinema, riguardo questa “mandria” di eroi di ogni tipologia, pronti a combattere il nuovo nemico di turno. Se ci pensiamo bene, forse Hulk rimaneva senza dubbio uno dei più conosciuti (soprattutto vista la peculiarità di uscire fuori quando Bruce Banner si arrabbia), ma per gli altri solo il lavoro dei Marvel Studios è riuscito a farli diventare così iconici da renderli ormai indimenticabili. Il gruppo originale quasi 10 anni fa poteva contare tra le fila Captain America, dotato del siero del supersoldato, Thor, Dio Asgardiano, Hulk, mostro ai raggi gamma, Iron Man, nella sua armatura dotata di dozzine di armi, e la spia russa Natasha Romanov, la Vedova Nera. Poi c’era anche Occhio di Falco, rimasto nel suo nome anglofono Hawkeye, un personaggio che, oltre a poter far uso solo del suo addestramento (come Black Widow), nemmeno usava armi da fuoco ma un arco e delle frecce. Ora, dopo una lunga attesa, è arrivata finalmente anche la serie tv dedicata a questo personaggio, pronta a colorare le nostre giornate natalizie. Abbiamo visto in anteprima le prime due puntate di Hawkeye, eccovi la nostra recensione.

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Una tranquilla settimana natalizia

Ispirato per quanto riguarda narrazione, trama e stile all’opera di Aja e Fraction, che potete trovare raccolta dentro all’Omnibus Vita Normale, Clint Barton è stanco della vita da supereroe: senza poteri e quindi senza capacità che lo rendono immune ai danni subiti nel corso del tempo, la sua settimana in famiglia pensata per festeggiare il Natale non andrà come pensava a causa dell’arrivo di Kate Bishop, ragazza prodigio delle arti marziali e del tiro con l’arco, che per una serie di eventi dovrà vedersela con la Mafia in Tuta (Tracksuit Mafia) e una serie di personaggi davvero particolari.

La serie, che arriverà da domani su Disney+ con i primi due episodi e facendo poi facendo uscire i restanti 4 settimanalmente, vede il ritorno di Jeremy Renner nei panni di Clint Barton/Hawkeye e Hailee Steinfeld come Kate Bishop. Tra gli altri attori accreditati, compare la già vista Florence Pugh (Yelena Belova di Black Widow), Vera Farmiga (Eleanor Bishop), Alaqua Cox (Maya Lopez, aka Echo) e Tony Dalton (Jack Duquesne, aka Lo Spadaccino). Per i fan Marvel questi ultimi due nomi potrebbero essere già noti, ma lasciamo ovviamente tutto lo stupore alla sorpresa che le prossime puntate sapranno offrirci. In termini di scorrimento, la serie non dà troppo peso a se stessa, quasi come se ci trovassimo davanti ad una Christmas-Series dove al posto di regali e marzapane abbiamo frecce truccate e combattimenti corpo a corpo.

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Le prime due puntate gettano le basi per le successive quattro in modo completo, fungendo in pratica da intro per quello che poi verrà, e che probabilmente sarà compresso nei restanti quattro episodi: è interessante vedere l’evoluzione avuta da Clint dopo gli avvenimenti di Endgame, così come è fantastico vedere – nuovamente – una giovane supereroina arrivare sul palco dei Marvel Studios. Se infatti non lo avete ancora notato, l’idea dei Giovani Avengers è sempre più concreta, considerando i figli di Wanda Maximoff e un eventuale Miles Morales che potrebbe arrivare a breve (Spider-Man: No Way Home?), per non parlare dei papabili Iron Heart, Miss Marvel e Patriot.

Un supereroe molto umano

La run di Aja e Fraction su Hawkeye era peculiare in quanto mostrava un supereroe dotato di zero poteri (ma di un’incredibile abilità con armi e arco) alle prese con la vita di tutti i giorni, fatta di cerotti, antidolorifici e tanti pugni presi, colpi che un Dio del Tuono potrebbe incassare facilmente ma che un umano subisce in modo profondo. La serie abbandona la dinamicità e la narrazione discontinua del fumetto per proporre una serie di costruzioni più adatte al media, e la trasposizione funziona in modo egregio.

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Con l’udito terribilmente danneggiato e con la voglia di non impelagarsi in problemi troppo grandi, il senso civico del supereroe prevarrà su Clint che, a malincuore, dovrà tornare in campo contro questa strampalata Mafia che veste sempre in tuta, una serie di personaggi sospetti e una giovane ragazza tanto brava quanto poco coscienziosa (e anche un po’ imbranata). Forse proprio questo, almeno nelle prime due puntate, funziona in modo sublime: l’idea di non trovarci in un mondo creato dalla mente di una strega, una battaglia geopolitica tra tizi con supersieri o viaggi tra i vari multiversi. Abbiamo davanti a noi un eroe che, nonostante l’essere fatto di carne e ossa (umane), rientra tra quelli che ha combattuto Thanos, tra coloro che hanno salvato New York e che, come vedrete, ha impattato più vite di quanto si possa pensare.

Hawkeye è una serie che – per ora, parlando della recensione dei primi due episodi – scorre in modo veloce, un’interessante occhio puntato su ciò che un supereroe fa quando non veste tute di colore viola, rosso o nere. È il modo di mostrare come non serva evocare fulmini o saper saltare un palazzo per poter fare la cosa giusta, anche se questo significhi imparare come mettersi i cerotti in faccia tra tagli, contusioni e organi danneggiati.

Hawkeye Episodi 1-2

9

Con un piglio narrativo interessante e una storia a metà tra il racconto natalizio e un film action, la serie tv di Hawkeye cattura fin dalle prime due puntate e porta lo spettatore a interessarsi sull'evolversi delle faccende. I nuovi personaggi sono ben strutturati, e il mondo di Occhio di Falco può finalmente comparire su schermo, così come la collega ha già fatto con Black Widow, mostrando come non esistano solo battaglie galattiche da vincere, ma anche guerre urbane fatte di tute acetate e frecce truccate.

Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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