Arriva quel momento fatidico, dopo più di un anno di recensioni ed anteprime, in cui inizi a perdere la speranza. Quante volte hai detto “questo gioco per PC andrebbe benissimo anche su mobile?” e quante volte sono rimaste solo parole nel vento? Troppe. Ma non oggi, perché si parla di Guild of Dungeoneering, titolo sviluppato da Gambrinous, disponibile sia su Personal Computer, tramite i vari siti e piattaforme di distribuzione, sia su mobile tramite Android e iOS. Il gioco è molto particolare ma sa farsi apprezzare, nonostante non sia esente da varie e corpose critiche; con questa premessa, andiamo ad esplorarlo ed avventuriamoci nei dungeon con la nostra squadra in cerca di fama e fortuna!
Tutti per Uno, ed Uno muore!
Se dovessimo prendere un gioco come base e riferimento per analizzare Guild of Dungeoneering, potremmo sicuramente dire che è ispirato e riprende molti elementi a piene mani da Darkest Dungeon (guarda caso la mia prima recensione… coincidenze? io non credo! Potete leggerla qui), sfruttando sistemi molto simili per la formazione delle squadre, la struttura dei livelli e la facilità con cui i personaggi passano a miglior vita: gli stessi sviluppatori hanno infatti dichiarato che il sopracitato titolo è stato di forte ispirazione per il loro progetto, e per questo hanno deciso di riprenderne tutti gli elementi secondo loro più funzionali. Il gioco si struttura in una perfetto mix tra un gioco di carte ed un gioco di ruolo a turni. Utilizzando le carte del nostro mazzo, dopo aver scelto la classe con la quale affrontare il dungeon, potremo andare a compiere le nostre azioni. Ci saranno carte per proseguire, altre per i combattimenti, per l’esplorazione e tutto ciò che concerne le possibilità offerteci dal titolo. Questa meccanica ha stimolato immediatamente il mio interesse, poiché Guild of Dungeoneering sembra essere quasi una versione 2.0 dei ben più antichi scacchi, fusi insieme ad attività ludiche come il ben conosciuto Dungeons and Dragons: la tattica sarà l’elemento chiave che ci permetterà di avanzare all’interno del gioco, poiché basta anche solo una carta sbagliata per terminare seduta stante la propria avventura, o meglio, quella dell’esploratore di turno, e vi garantisco che dal becchino farete non poche visite, dato il numero di bare che depositerete nel cimitero.
Quante carte davanti a te…
Arriviamo quindi a parlare dell’elemento fondamentale del gioco: le carte ed il loro utilizzo. Ognuna di esse rappresenterà una determinata azione e potrà essere utilizzata in un diverso contesto del gioco. Ad esempio, le carte che compongono il nostro deck per i combattimenti si dividono in armi e/o magie ed armature/difese: si può ben capire come, a seconda della nostra scelta, avremo la possibilità di attaccare o difenderci, ovviamente con diversi tipi di azioni; per esempio, gli attacchi sono divisi in attacco in mischia, a distanza, DPT (Danno Per Turno) e quant’altro. La nostra bravura starà nello scegliere l’attacco o la difesa migliore per ogni tipo di nemico, poiché essi reagiranno diversamente: ad esempio, gli Scheletri subiscono più danni se inflitti tutti insieme invece che distribuiti nel tempo. I nemici, dopo esser stati sconfitti, lasceranno il classico drop. Questo sarà composto da tre carte, ma potremo raccoglierne solo una e scartare le altre due, mostrandoci ancora una volta l’importanza del saper comporre un mazzo poliedrico sotto ogni punto di vista, in modo da non rimanere mai a corto di un determinato tipo di azione. Avendo un buon mazzo e con una tattica organizzata, si riusciranno a completare le varie quest di ogni dungeon (che non possono essere ripetute una volta portate a termine per evitare fenomeni di grinding) e guadagnare quanto più oro possibile, investendolo in nuove classi, potenziamenti o ampliamenti del mazzo.
Come uno schizzo a matita
Una nota importante va dedicata allo stile grafico di Guild of Dungeoneering, da me non molto apprezzato poiché l’ho ritenuto poco funzionale per il genere del gioco: i disegni in stile speed-draw sono carini e danno un tocco di particolarità, ma i personaggi rappresentati come dei bambini fanno decadere tutto l’interesse della persona nell’eroe, poiché esso pare quasi essere privo di identità. Anche in Darkest Dungeon i personaggi e gli ambienti erano stilizzati, ma essi sembravano molto più “seri” e cupi di quanto non sarebbero stati normalmente, e questo di certo contribuiva a coinvolgere il giocatore nell’esperienza. Ora prendiamo in considerazione le colonne sonore: esse risultano carine e simpatiche, ma alla lunga tendono ad essere ripetitive e quasi snervanti, tanto che ho preferito mettere della musica esterna disabilitandole in determinate fasi del gioco. Un’altra piccola critica che mi sento di muovere al gioco è sicuramente il prezzo, sia su mobile che su Steam, un po’ troppo elevato per il suo livello.
Modus Operandi: la recensione che avete appena letto è stata redatta basandosi sulla versione PC del gioco, dopo aver giocato diverse ore la campagna.