Gli Spiriti dell’Isola – Recensione, fotografia di un’Irlanda a inizio ‘900

Gli Spiriti dell'Isola è uno spaccato di vita che avviene nel 1923 in Irlanda quando due amici iniziarono una faida che li portò alla rovina.

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor Recensioni Lettura da 6 minuti
9
Gli Spiriti dell'Isola

Gli Spiriti dell’Isola è il nuovo lavoro di Martin McDonagh che ci regala una fotografia, uno scorcio del passato irlandese. A interpretare il film ci sono Colin Farrell, che torna ad essere diretto dal talentuoso regista inglese, con accanto Brendan Gleeson chimicamente ineccepibili data la loro passata esperienza con In Bruges – La Coscienza dell’Assassino. Si unisce al team Kerry Condon che identifica tutti noi in questa rappresentazione dell’Irlanda, un paese aspro, freddo e di facciata rispetto a quello che ci si aspetta.

Non mi vai a genio

Siamo nel 1923 sotto il cielo d’Irlanda in una piccolissima cittadina immersa nel verde della campagna, con una scogliera a picco sul mare. Pádraic, come ogni giorno, si dirige verso casa del suo miglior amico Colm per incontrarlo e dirigersi assieme al pub (l’unico che c’è). Appena giunto sul posto, Pádraic capisce che qualcosa non va nel compagno di bevute in quanto quest’ultimo non risponde al suo bussare alla porta o al suo chiamarlo insistentemente: senza darci troppo peso, si dirige comunque al pub e ordina una pinta al barista, il quale sorpreso gli domanda che fine ha fatto Colm in quanto il duo è letteralmente conosciuto, per essere come “culo e camicia”, di fatto inseparabili.

Pádraic non capisce perché l’amico non si sia presentato e torna a casa dalla sorella Siobhan perplesso ed agitato. Siobhan fa notare a Pádraic che probabilmente avrà detto qualcosa che ha infastidito Colm e gli intima di scusarsi; il giorno seguente i due hanno un confronto nel quale Colm spiega con una certa indifferenza, che la stupidità dell’amico di una vita lo ha stancato e che, visto che si trova avanti con l’età rispetto a Pádraic, ha bisogno di dare un senso alla propria vita senza stare a parlare del nulla, come spesso accade quando si ha a che vedere con Pádraic. Inizia qui una faida senza quartiere tra i due personaggi, a tratti comica ma per lo più tendente al tragico, fatta di insulti, bevute, canzoni e auto flagellazioni.

Lo scorrere del tempo

Gli Spiriti dell’Isola è una pellicola eccezionale, fatta di momenti densi e melliflui, un racconto che vi terrà sospesi tra una risata ed una lacrima mentre le angherie, le male lingue e le situazioni scorrono come un fiume davanti a voi. Di tanto in tanto la corrente sarà leggera, calma e serena, dall’altro potreste trovarvi tra le rapide di una piena e dovervi destreggiare in un saliscendi non facile. Martin McDonagh dipinge un’Irlanda particolare, divisa tra il sorriso di circostanza delle persone che si incontrano e le bugie che raccontano, talvolta anche a se stessi; le scogliere a picco sul mare e quella casa di Colm proprio davanti alla spiaggia simboleggiano la piccolezza dell’uomo, di quanto quest’ultimo sia capace di creare problemi anche dove non ce ne sono.

In tutto questo spicca senza dubbio la sorella di Pádraic, Siobhan, che non ce la fa davvero più a sopportare le vecchie del paese, la stupidità intrinseca del fratello e in generale delle persone di quell’isola in quanto ignoranti (nel vero senso della parola). Lei legge libri, nel suo sguardo puoi evincere una certa conoscenza del mondo e di come funziona: rimane una donna e questo è quasi una colpa nel 1923, al punto che la co-protagonista quasi odia la sua condizione e ingiuria la stupidità maschile, senza avere il minimo torto.

Un film indimenticabile

Gli Spiriti dell’Isola è indimenticabile: colori e suoni peculiari di un’epoca che non c’è più si mischiano all’idiozia ed alla stupidità costringendoci a riflettere, a fare un passo indietro e domandarci se davvero ne vale la pena di portare tanto rancore, se davvero c’è bisogno di continuare a farci la guerra a vicenda. La condizione dei protagonisti è paradossale perché la guerra civile imperversa nel paese ma nella loro piccola isoletta la guerra non arriva fisicamente, la portano i residenti stessi ingigantendo problemi semplici e stupidi che diventano “notizie” per il paesino. E’ un posto dove c’è poco ma che rappresenta il tanto e quel poco che c’è è abbastanza “tanto” da mettersi a discutere. Non è un film per tutti ed è una pellicola che vedrete probabilmente una o due volte nella vita, ma è fondamentale che il cinema racconti ancora storie simili, momenti leggeri che ti costringono a pensare sul lungo periodo, alle scelte che hai fatto e che stai ancora portando avanti.

Gli Spiriti dell'Isola
9
Voto 9
Condividi l'articolo
Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.