Il passato resta ancora una grande fonte d’ispirazione per il mercato contemporaneo. Una possibilità facilmente equivoca al pubblico, ma comunque importante nella lettura di tutti i prodotti che ad oggi si può scegliere di acquistare o meno. Equivoca perché? Semplice, il pubblico potrebbe leggere in tutto ciò un qualche tipo di pigrizia creativa. Così non è, ovviamente, almeno non in tutti i casi. Il fatto di guardare al passato, magari anche con profondo rispetto, in moltissimi progetti contemporanei del panorama videoludico si è trasformato in una scelta vincente e coscienziosa del tempo in cui ci si trova. Da tutto ciò è nato un trend produttivo attraverso cui moltissimi dei lavori in uscita e più recenti hanno tranquillamente attinto dai classici, destando comunque interesse nel pubblico. Tutto ciò risulta centrale Forgive me father, titolo di cui oggi andremo a parlarvi nella nostra anteprima.
Qualcosa di nuovo e vecchio al tempo stesso
Di primo acchito, Forgive me father potrebbe sembrare semplicemente una copia alternativa di un qualche Doom, ma così non è; o almeno lo speriamo. Certamente le radici da cui tutto si origina sono chiarissime, anche se i ragazzi di Byte Barrel tentano, fin dal primissimo avvio, di costruirsi una strada tutta personale. Stiamo parlando di uno sparatutto in prima persona in cui il nostro solo compito sarà quello di sopravvivere di livello in livello. Ad affascinare nell’immediato troviamo lo stile “fumettoso” della sua estetica, con scelte di design e cromatiche pronte a rielaborare continuamente ogni cosa in una dimensione creativa chiara: quella del fumetto violento, del fumetto sanguinoso e splatter. Il tutto in un viaggio che alterna la propria tridimensionalità con la bidimensionali dei suoi elementi (i nemici ed alcuni oggetti infatti sono in 2D e disegnati a mano).
La trama di Forgive me father in realtà non è chiarissima, bisognerà farsi strada fra orde di mostri famelici cercando di reperire sul posto anche alcuni particolari documenti, tra fogli e pagine sparse e tramite questi si potrà tentare di far chiarezza sul conteso in cui ci si muove. Il titolo però non è soltanto questo, proponendo un’esperienza che si serve della violenza attraverso un certo piglio letterario tutto particolare. Il mondo di gioco e i vari nemici, infatti, sono delineati dal tratto di H.P. Lovecraft (non tutti), il celebre scrittore. Questo tipo di scelta incrementa il fascino generale, pur inserendo uno stile riconoscibile nella fumosità generale della storia nel titolo. Ne fuoriesce un contrasto interessante a livello macrocosmico, che meriterebbe maggior chiarezza nei suoi dettagli, approfondimenti che siamo certi giungeranno ad opera conclusa.
Combattere e avanzare
Come detto sopra , il cuore pulsante di Forgive me father resta l’azione in sé. Tutto si basa sulla determinazione del protagonista (abbiamo potuto provare soltanto il prete), il quale si prefigge l’obiettivo di combattere i vari nemici lungo il suo cammino, facendosi strada nel sangue. Il gameplay è di matrice estremamente classica. Visuale in prima persona in cui non vedi il protagonista, armi alla mano (sia armi da fuoco, da lunga e breve gittata, che bianche), un insieme di stanze in cui combattere contro qualsiasi cosa si muova e orde di nemici famelici, il tutto condito da qualche elemento di supporto familiarissimo, come i medikit, le varie munizioni e un albero delle abilità attraverso cui incrementare sia la nostra potenza offensiva che difensiva.
Man mano che si avanza incrementeremo le nostre possibilità di crescita, trovando anche armi inedite e personalizzabili. Centrale, nella nostra avventura, sarà anche la barra della follia, la quale si potrà caricare con le varie uccisioni attuate. L’aumentare di questa barra incrementerà anche il nostro potere offensivo, andando a toccare sia la percezione ambientale del protagonista che le sue possibilità in ambito di skill. Ogni cosa, quindi, ricade nella mani di chi sta giocando, in un’esperienza in cui risulta estremamente appagante eliminare i vari nemici, tenendo però sempre sotto controllo le proprie risorse e possibilità.
Ogni nemico, inoltre, presenta delle particolari caratteristiche facilmente riconoscibili, e una barra degli HP. Ridurre gli HP può rivelarsi semplice e veloce, oppure lento e tedioso. Tutto si riallaccia alla nostra mira. I danni generali, infatti, varieranno in base a dove colpiremo i nemici, con alcune particolari frasi a schermo ad evidenziare la nostra abilità, supportando ulteriormente l’ego di chi sta premendo il grilletto. Se da una parte però la fluidità e l’azione restano ben curate, non è lo stesso con il level design, almeno nei livelli che abbiamo visto. La classicità qui è rimasta tale e ferma, con sequenze di porte e chiavi che non stonano con l’anima generale del titolo, ma potrebbero farlo nel rapporto con il giocatore.
Forgive me father, per adesso, sembra promettere bene in generale, nella speranza di un maggior dinamismo strutturale per quanto concerne i livelli, e un minimo di sperimentalismo in generale. Il fatto di essere letteralmente lanciati in un mondo gore e inquietante resta qualcosa di sospeso nell’attuale giudizio, dato che qualche spiegazione in più sarebbe stata gradita, ma non obbligatoria. Osare in questo caso significherebbe creare qualcosa che guarda al passato cercando una propria autonomia, un vero e proprio distacco rispettoso; questo è quello che speriamo di vedere dal progetto finito.