Era il 2003 quando Mike Laidlaw entrò in Bioware. Il suo talento nell’ambito della scrittura fece sì che, dopo aver lavorato su Jade Empire, entrasse nella squadra di lavoro di Mass Effect. Il ruolo successivo fu quello di Lead Designer per Dragon Age: Origins, e da allora è divenuto Creative Director dell’intero franchise. Dopo Inquisition lasciò la compagnia, poiché i lavori preliminari su un quarto capitolo furono accantonati in favore del disastroso progetto Anthem. Quanto all’embrione di Dragon Age 4, abbiamo visto recentemente in che cosa si sia concretizzato.
Con un track record di tutto rispetto alle spalle, Laidlaw è dapprima entrato brevemente in Ubisoft, dove ha lavorato su un progetto mai portato a termine che riguardava un gioco ispirato al mito di Avalon, e nel 2020 ha fondato un nuovo studio indipendente, Yellow Brick Games. Da allora il team ha lavorato al proprio gioco d’esordio, l’action-adventure con una spruzzata di RPG di cui parliamo oggi: Eternal Strands è dunque un’opera prima, ma ha alle spalle un gigante dei videogiochi di ruolo. Laidlaw infatti ricopre in questo caso il ruolo di co-Director, assieme al canadese Frederic St-Laurent (anche lui proveniente da Ubisoft, in cui ha maturato esperienza decennale). Insomma al di là della natura indie del team, non è certo un gruppo di sbarbatelli ad aver dato vita a questo gioco.
E si vede: dietro un design che in prima battuta può apparire semplicistico, si nasconde un sistema non banale e sufficientemente stratificato da risultare appagante per i giocatori veterani del genere, e al tempo stesso sufficientemente accessibile per i neofiti. Il punto forte dell’operazione è quello di aver fatto propri alcuni capisaldi di game design provenienti da celebri IP, amalgamandole tra loro in modo coerente e aggiungendovi un pizzico di originalità per dar vita a qualcosa di originale. Il risultato è un gioco di ruolo valido, che purtroppo rischia di rimanere soffocato in un 2025 affollato di produzioni AAA che minacciano di relegare Eternal Strands in una nicchia.
Vediamo perché, invece, dovreste pensare di dargli una chance.
L’era del drago
Come non pensare a Dragon Age tra le ispirazioni principali del setup narrativo di Eternal Strands? D’altronde con Laidlaw alle redini del progetto era impensabile evitare suggestioni in tal senso. Volendo tenermi vago sulla trama per lasciarvi il piacere della scoperta, basti dire che vestiremo i panni di Brynn, una determinata Weaver (addestrata nelle arti magiche) e del suo gruppo di avventurieri maghi, intenzionati a far luce sul mistero che circonda l’Enclave, terra primigenia della magia che si è sigillata dal resto del mondo in concomitanza con la scaturigine di un evento catastrofico che ha causato il dilagare di guerre in tutto il continente. L’antico sapere della civiltà dell’Enclave è andato così irrimediabilmente perduto, e nulla si sa della sorte della sua popolazione, dato che nessuno è mai più ricucito a uscire o entrare nell’antico regno. Fino ad ora.

Per una serie di circostanze i nostri Weaver ci riusciranno, trovandosi così di fronte alla possibilità più unica che rara di risolvere un mistero che nessuno è mai riuscito a dipanare, e che sembra avere a che fare con la comparsa di una progenie di esseri malefici scaturita dalle profondità della Terra…
Se a queste parole vi si è accesa una lampadina con su scritto “Prole Oscura”, è segno che siete veterani dell’opera di Bioware, che ha diversi spunti e temi in comune con Eternal Strands, dalla minaccia proveniente dal sottosuolo al ruolo ambiguo della magia, e come essa sia percepita, a seconda di chi la usa, come una benedizione o una maledizione. Ma le suggestioni adottate per la creazione dello storyworld non provengono solamente dal curriculum dei suoi creatori, poiché vanno a pescare da vari patrimoni di videogiochi fantasy, a cominciare ovviamente dalle opere di FromSoftware, di cui si riprende il tema della terra incantata – o meglio, caduta in rovina – isolata dal mondo esterno, di cui dobbiamo faticosamente ricostruire il destino.
In effetti nel gioco ci comporteremo un po’ come dei lore hunters, esplorando le macro-regioni dell’Enclave (a loro volta suddivise in zone di interesse e raggiungibili da un hub centrale che richiama il Nexus di Demon Souls) e raccogliendo frammenti di informazione sul destino di questa terra mitica, ormai a un passo dal totale oblio.
La quantità di backstory presente nel gioco è molto più di quanta l’aspetto colorato e l’estetica “alla Fortnite” lasci intendere a uno sguardo superficiale, e il lavoro di scrittura rivela la sua profondità nella descrizione dei reperti e altri oggetti che racimoleremo nel corso dell’avventura, che tratteggiano un mondo con tanto da raccontare.
Allo stesso tempo, scordatevi letture impegnative come il Codex di Dragon Age, per l’appunto: Eternal Strands vuole essere un gioco accessibile a un vasto pubblico, dal gameplay immediato, motivo per cui relega queste lunghi approfondimenti alle descrizioni testuali, rendendole di fatto facoltative: chi non è interessato può tranquillamente farne a meno, e godersi un’esperienza di gioco forse meno ricca, ma senz’altro più immediata e sufficientemente contestualizzata.
L’ombra dei colossi
Nella sua essenza Eternal Strands è un action-adventure in terza persona con preponderanti meccaniche di crafting e looting. Le suggestioni da gioco di ruolo, oltre che nel setting fantasy di cui si è parlato sopra, derivano anche dal potenziamento della nostra Brynn che, sebbene non soggetta a level up come da tradizione RPG, può aumentare le proprie caratteristiche grazie ai capi d’equipaggiamento. Su questo aspetto torno però più avanti. Ora concentriamoci sugli aspetti esplorativi e di gameplay loop, anch’essi debitori di IP illustri.

Come detto, il mondo di gioco è suddiviso in macro-regioni. Dapprima potremo visitarne solo una, starà a noi trovare i percorsi di accesso alle zone successive. Da un certo punto in poi avremo possibilità di viaggiare rapidamente al campo base, aprire scorciatoie, e stabilire punti di ingresso specifici nelle varie regioni, per velocizzare le nostre esplorazioni. L’Enclave è costituito di grandi mappe aperte, con biomi sufficientemente variegati. Si va da giungle lussureggianti a bastioni fortificati, fino a grotte magmatiche e picchi glaciali. L’impressione di un mondo vivo e mutevole è assicurato tanto dalle condizioni orarie variabili – giorno e notte influiscono sui tipi di creature che incontreremo – quanto da quelle metereologiche, che influiscono su vari aspetti del mondo di gioco e della nostra capacità di influenzarlo.
Le esplorazioni e il combattimento di Eternal Strands, infatti, sono influenzati da fattori termodinamici. Gelo e calore infatti potranno alterare le superfici del terreno e degli oggetti, oltre che delle creature viventi – e dunque della stessa Brynn. Un terreno riscaldato sarà più soggetto a incendio, specialmente se si tratta di materiale infiammabile come erba o legno, viceversa una superficie ghiacciata sarà più soggetta a frammentazione – utilissimo in caso ci serva sfondare le corazze nemiche. Se tali variabili influenzano l’ambiente, infatti, ciò vale anche per noi stessi e i nostri avversari, e proprio l’accorto sfruttamento delle temperature può giocare a nostro favore decretando la vittoria – o volgere al peggio assicurandoci la disfatta totale.

Facciamo un esempio: se affrontiamo nemici di ghiaccio e disponiamo di una magia infuocata, non c’è nulla di più istintivo che scagliargliela contro. Tuttavia, dobbiamo sempre considerare il terreno di scontro: mettersi a sparare palle di fuoco in mezzo al bosco o in un edificio di legno potrebbe ritorcersi contro, scatenando un incendio colossale che finirebbe per intrappolandoci in un inferno di fuoco. La durata delle alterazioni termodinamiche delle superfici dipendono da vari fattori, tra cui lo stesso tempo atmosferico: in una giornata secca, ad esempio, i materiali prenderanno fuoco più facilmente e gli incendi saranno più impetuosi e lenti a estinguersi. Viceversa in un ambiente estremamente caldo sarà molto arduo generare superfici ghiacciate che possano reggere più di qualche minuti prima di liquefarsi.
L’attenta considerazione di tutte queste variabili farà spesso la differenza tra vittoria e sconfitta, o quantomeno nella rapidità con cui potremo facilitarci e concludere alcuni scontri, specialmente quando abbiamo a che fare con gli Ark.
Questi sono potentissime creature da cui possiamo estrarre potere magico per apprendere nuovi incantesimi. Sono di fatti boss del gioco, e sono per la maggior parte creature di taglia colossale. Che si tratti di costrutti artificiali, golem agguerriti o draghi famelici, richiederanno tutti di individuare i rispettivi punti deboli per averne ragione. E qui sta il bello, perché ognuno richiederà uno stratagemma diverso per essere sconfitto. Alcuni di essi hanno parti distruttibili che sporranno il loro punto debole, mentre in altri casi dovremo far innescare certe azioni affinché questi colossi si decidano a esporre le proprie vulnerabilità. Ogni bossfight risulta così diversa dalle altre, sebbene tutte contemplino una meccanica: potremo scalare i nemici stessi arrampicandoci su di loro, in pieno stile Shadow of the Colossus!

Delle opere di Ueda, del resto, si respira l’aria vagabondando nelle lande desolate dell’Enclave, anche se la palette cromatica sgargiante e la grafica squadrata conferiscono un mood più infantile all’esperienza di gioco. Ciò a mio parere è indice della volontà di Yellow Brick Games di apparire accattivante per un pubblico giovane, che spera di intercettare con canoni estetici che richiamano alcuni dei titoli più amati dai gamer più sbarbatelli, come il già citato Fortnite, oppure Overwatch o un milione di altri esempi possibili. Ovviamente una scelta estetica così precisa rischia di essere un boomerang per quanto riguarda l’intercettazione in una audience adulta, che rischia di snobbare Eternal Strands per un errore di percezione.
Del resto va detto che il livello di difficoltà del gioco è generalmente permissivo, tanto che si può correre attraverso intere regioni schivando pressoché tutti i combattimenti (certo, alla lunga questo porta a trovarsi davanti a muri di gameplay in cui e impossibile o assai difficile proseguire senza aver ottenuto determinate magie). Insomma i giocatori hardcore non troveranno pane per i propri denti in questo gioco, che fa della semplicità e dell’immediatezza delle sue meccaniche un punto di forza.
Cacciatore di mostri
Sebbene, come appena detto, i veterani dei genere potrebbero trovare Eternal Strands troppo semplicistico o avaro di profondità strategica, va detto che i minmaxer possono soddisfare le proprie idiosincrasie nel crafting, sbizzarrendosi nella produzione di equipaggiamento per dar vita alla build più efficace in ogni situazione. Insomma, per non frasi mancare nulla Eternal Strands assimila alcune intuizioni di character building proprie dei Monster Hunter, ovvero la creazione del di equipaggiamento ideale per affrontare specifici mostri.

Brynn dispone di tre tipologie di armi – spada e scudo, arco e frecce, arma pesante a due mani – e può passare da una all’altra in tempo reale per massimizzare la sua efficacia in battaglia e provare tattiche differenti. Ogni set di armi richiede dapprima di trovare lo schema di fabbricazione e poi di reperire le risorse necessarie alla forgiatura. Questa sarà possibile all’interno del nostro campo base, dove torneremo dopo ogni spedizione per depositare le risorse accumulate mettendole al sicuro: in caso di game over infatti perderemo tutto ciò che abbiamo accumulato nell’inventario, a meno di non disporre di power-up specifici che ci consentono di salvarne una parte. Tutto è soggetto ad upgrade: dal livello degli oggetti craftabili al numero di slot del nostro inventario, dalla potenza delle magie fino al numero di fiaschette curative, i nostri progressi viaggeranno di pari passo con l’accumulo di materiali sempre più rari racimolati sul campo o dalle spoglie nemiche.
Inutile dire che i materiali più preziosi saranno prerogativa dei nemici più temibili, ma ottenerli ci garantirà bonus notevoli in fase di crafting, come una maggior resistenza elementale, punti ferita aggiuntivi e così via. Lo sfruttamento della termodinamica interviene anche nel drop rate, aumentando le possibilità di specifici drop a seconda del fatto che riscaldiamo o raffreddiamo un nemico prima di abbatterlo: dar fuoco un mostro, ad esempio, diminuirà le chance che possa donarci materiali legnosi o comunque infiammabili, aumentando però le chance di altri tipi di drop. Non vi resta che sperimentare per massimizzare i frutti di ogni scontro!

Inoltre particolari armi e armature hanno effetti aggiuntivi, che vanno da bonus di rigenerazione magica e veri e propri attacchi unici, conferendo ulteriore personalità ai nostri strumenti bellici. Potremo anche decidere di riforgiare oggetti già in nostro possesso, qualora trovassimo materiali più pregiati per garantire parametri basi più elevati, e inoltre potremo aumentarne il livello per perfezionarli oppure smantellarli qualora non ci servano più recuperando in tal modo risorse preziose.
Insomma, se a una prima occhiata superficiale Eternal Strands appaia un gioco con pochi fronzoli, ha tanta personalizzazione da offrire. Non ha nulla di rivoluzionario, ma ha tutte le carte in regola per risultare un’esperienza soddisfacente. Se poi vi state avvicinando al genere per la prima volta, l’opera prima di Yellow Brick Games può essere il vostro biglietto di ingresso nel mondo degli action-adventure.