Stanchi ma soddisfatti, concludiamo anche questa seconda giornata allo Spiel, la più grande fiera europea di boardgames.
Passiamo subito a mostrarvi i giochi provati oggi ed a raccontarvi le nostre opinioni.
Iniziamo testando uno dei giochi più hot della fiera: Hamlet di David Chircop, pubblicato da Mighty Boards e finanziato tramite una campagna Kickstarter di successo.
Si tratta di un titolo di piazzamento tessere e pick-up and deliver in cui lo scopo dei giocatori è fare punti ampliando un villaggio e costruendo la cattedrale al centro dell’insediamento. In Hamlet i giocatori possono erigere edifici in cui produrre risorse che potranno essere vendute al mercato, usate per ampliare il villaggio, investite nella costruzione di altri edifici ed infine spese per realizzare la cattedrale. Ognuna di queste azioni fornisce punti ma gli edifici (e le risorse in essi prodotte) sono a disposizione di tutti i giocatori per l’utilizzo.
Il gioco è stato purtroppo una delusione: lento e ripetitivo, la partita è stata noiosa e poco soddisfacente. La pianificazione a lungo termine risulta difficile (se non impossibile) visto che le risorse prodotte possono essere utilizzate da chiunque. Anche ergonomicamente, il gioco è un disastro se consideriamo i token troppo piccoli e le strade che si distinguono a fatica durante la partita.
Tribes of the Wind
Al booth di La Boîte de Jeu ci siamo fermati per la prova di Tribes of the Wind, nuovo titolo di Joachim Thôme. In un pianeta inquinatissimo, l’umanità cerca di rendere di nuovo vivibile il pianeta ormai ricoperto da pesanti nubi di smog, e di ripopolarlo espandendosi con delle piccole colonie composte da pochi individui.
Tribes of the Wind è un titolo card-driven, in cui ogni giocatore tiene la sua mano di 5 carte inserita in un sostegno, in modo che gli avversari in qualsiasi momento possano vederne il retro (il retro delle carte è di diversi colori, corrispondenti alle azioni sul fronte della carta). Le carte infatti hanno anche delle condizioni che devono verificarsi per poter essere utilizzate, e le condizioni possono riferirsi sia alla composizione della nostra mano che alla composizione delle mani avversarie.
I pochi round che abbiamo giocato sono bastati per farci apprezzare il gioco, che ti pone da subito di fronte a delle scelte difficili. La meccanica delle condizioni delle carte è stata finora l’unica vera novità sperimentata alla fiera, peccato che il titolo fosse sold-out perché ne avremmo acquistato volentieri una copia.
Endeavor: Deep Sea
Non possiamo che fermarci al booth di Grand Gamers Guild quando vediamo il pototipo di Endeavor: Deep Sea, seguito del popolare Endeavor: Age of Sail e ad opera degli stessi autori.
Il gioco ripropone alcune delle ottime meccaniche di Endeavor, snellendole e migliorandone alcuni aspetti. La mappa del gioco è ora composta da tessere e va esplorata nel corso della partita. Anche l’ambientazione è diversa: alla guida di un istituto di ricerca, abbiamo l’obiettivo di sviluppare progetti sostenibili e preservare l’equilibrio della fauna marina. Le meccaniche principali sono di engine building e piazzamento lavoratori.
Pur essendo una versione non definitiva (soprattutto dal punto di vista grafico), il titolo ci è piaciuto e ne seguiremo senz’altro gli sviluppi.
Ma ancora la fiera non è finita, e noi non vediamo l’ora di continuare a riferirvi tutte le interessanti novità che ci verranno presentate.