Il JRPG è, dai tempi del NES, un mercato particolarmente florido grazie al suo adattabile gameplay e alla capacità di creare una serie di mondi e personaggi particolarmente intriganti. In questa recensione Edge of Eternity si presenta quindi come un vero e proprio omaggio a quelle atmosfere fantastiche e un po’ sci-fi caratteristiche del genere, una lettera di amore alla storia del videogioco. I ragazzi di Midgar Studio hanno così lavorato per quasi sette anni a questo ambizioso progetto, volendo portare alla luce quei sogni e quelle speranze, evidenti sin dal lancio della campagna Kickstarter.
Un viaggio ai confini di Heryon
La narrativa racconta di un giovane militare di nome Daryon che, suo malgrado, si ritrova coinvolto in una pericolosa guerra che vede gli umani combattere contro dei misteriosi alieni. La battaglia ha messo alle corde l’umanità che si ritrova non solo a combattere con esseri tecnologicamente più avanzati, ma hanno perfino diffuso un mortale virus all’intera popolazione. A causa di una serie di eventi drammatici, il protagonista decide di disertare per poter rivedere una madre ormai gravemente malata a causa della pandemia. Sembra però esistere una speranza, visto che la sorella e sacerdotessa Solene conosce qualcuno in grado di procurare un antidoto per la povera malata. Inizia così un viaggio che unisce intrighi, cospirazioni, guerra, commercio, l’ampliamento del proprio party, combattimenti fino all’ultimo sangue e un pizzico di scrigni, per un racconto non particolarmente originale ma comunque interessante.
Preferiamo comunque fermarci qui nella descrizione della trama del gioco, visto che è uno dei focus principali dell’intera esperienza e ne abbiamo già parlato nella recensione della versione PC del gioco. L’importante è sapere che il giocatore non si trova di fronte a un’esperienza originale, ma che presenta qualche freccia al suo arco, attraverso un ritmo della narrazione maggiormente rilassato rispetto all’attuale media del mercato. Peccato che alcune belle trovate delle sceneggiatura non abbiano una degna controparte nella scrittura dei dialoghi, con personaggi che tendono ad offrire una battuta perfino in contesti forzati. Confermiamo comunque che l’edizione console non presenta novità narrative al suo interno, in modo da offrire quel genere di avventura anche a chi ha aspettato l’approdo del gioco nel proprio salotto di casa.
Un omaggio ai classici
Il gameplay ideato dai ragazzi di Midgar Studio non cerca in nessun modo d’innovare il mercato, eppure cerca di offrire una nuova ma nostalgica linfa al JRPG. Il gioco si divide principalmente in due sezioni: la prima dedicata all’esplorazione e la seconda alle fasti di strategia. Nella prima l’utente si ritrova ad esplorare un mondo da un art style che unisce il fantasy tipicamente orientale con elementi ripresi dal sci fi, in una struttura a mondo aperto suddiviso in aree, che si aprono ogni volta che qualcuno prosegue nella storia. Il mondo in sé non riesce ad offrire un’adeguata interazione con l’ambiente, ma offre un buon colpo d’occhio grazie a una estetica ricercata e curata al punto giusto. Inoltre, con la del nostro eroe, non risulta frustante o noioso esplorare ogni singolo angolo della mappa di gioco.
All’interno di ogni singola area l’utente incontra gli NPC, raccoglie i diversi scrigni, scopre segreti, negozia qualche merce o crea perfino i propri oggetti ed ermi. Tutte caratteristiche praticamente ormai tipiche dei JRPG, e tutte tanto intuitive da essere completate con la pressione di un tasto. Sicuramente un’operazione ammirevole, che dimostra l’impegno che il piccolo team di sviluppo ha dedicato. Purtroppo l’altro lato della medaglia è che ognuno di questi elementi risulta fin troppo superficiale, tanto che il giocatore rischia di vederli più come una parte obbligatoria da affrontare che una reale feature.
Una situazione causata dal fatto che non esiste niente di realmente sbagliato nella struttura ideata dagli sviluppatori, eppure il gioco rimane nella media di un mercato praticamente saturo di JRPG. Il tentativo di realizzare un enorme progetto rimane comunque notevole, intuibile dal fatto che tenta in ogni modo di rendere appagante l’esplorazione. I puzzle ambientali, per esempio, sono una ventata di aria fresca che dà quella lieve ma azzeccata variazione del mood.
La seconda sezione principale di gameplay che citiamo nella recensione di Edge of Eternity, è legata al puro combattimento. Il team di sviluppo ha realizzato un “active battle system”, in cui il giocatore non deve solo stare attento ai turni delle proprie mosse, ma anche al posizionamento dei propri personaggi e alla stamina delle proprie azioni. L’idea è quella di offrire una vera e propria griglia di combattimento, in cui ogni turno determina l’utilizzo di una specifica azione con possibili conseguenze. Il risultato dipende così dalla strategia di ogni singolo utente: magari è quella di caricare una magia, posizionare una trappola, spostare il proprio personaggio o semplicemente attaccare. Una semplice idea che va ad unire le classiche meccaniche JRPG ad una struttura a griglia, un risultato non proprio originale ma curato e divertente.
Curioso come la visuale di queste sezioni evidenzi le origini PC della prodizione, e per questo apprezziamo molto come il gameplay non risulti macchinoso attraverso l’utilizzo di un controller. Un impegno inserito anche nella calibrazione della difficoltà dove, nella modalità difficile da noi provata, il giocatore deve stare attento e senza sentirsi mai tradito dal gioco stesso. Il nostro consiglio è quello di prepararsi in tempo prima di affrontare lunghe battaglie, vista la difficoltà che alcuni scontri possono presentare. L’utilizzo di alberi delle abilità, equipaggiamenti o anche il livellamento dei propri personaggi non è assolutamente da sottovalutare.
Un mondo imperfetto
Come abbiamo constatato in questa recensione, Edge of Eternity presenta un gameplay sicuramente vario e stratificato seppur non assolutamente originale. La stessa dichiarazione è possibile effettuarla anche per l’art style di gioco, che cerca di attirare un certo genere di gusto orientale, senza però eccellere in esso. Purtroppo questo si unisce a modelli poligonali mal realizzati, un doppiaggio inglese di bassa qualità, un labiale desincronizzato, una regia delle cutscene poco curata, un chatacter design che si contraddice spesso, e altri lati negativi. Peccato perfino per la colonna sonora che, per quanto abbia ricevuto la collaborazione di Yasunori Mitsuda, non riesce realmente a rimanere impressa, se non per qualche sporadica traccia.
Il vero problema rimane comunque nell’ottimizzazione della versione console. Il lavoro su PS4 risulta incompleto e poco curato. Non è raro incontrare crash del gioco, bug, glitch, caricamenti che non funzionano correttamente, evidenti muri invisibili, aree in cui il personaggio sparisce, pop up, texture che non caricano nel modo corretto e diversi altri problemi. Nella situazione attuale l’esperienza offerta non riesce ad essere assolutamente sufficiente, impedendo così di vivere questo piccolo sogno degli sviluppatori. Non possiamo dire lo stesso per la versione disponibile nel Game Pass o quella in cloud per Nintendo Switch, ma almeno per la quarta generazione delle console Sony questo Edge of Eternity ha bisogno ancora di diverso lavoro. La speranza è che l’arrivo di aggiornamenti correttivi sono già in programma.