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Disincanto – Recensione della serie animata Netflix dal creatore dei Simpson

Se i Simpson raccontavano un presente smaliziato e Futurama invece un futuro esagerato, stavolta è il turno di fare un salto nel passato, esattamente in un’epoca di spade e magie, di castelli e dame: Matt Groening e Josh Weinstein creano così Disincanto, serie animata originale Netflix che arriverà domani con i primi 10 episodi, per poi vederne altri 10 nel prossimo futuro. Abbiamo potuto vedere i primi sette in anteprima, ognuno della durata di circa mezz’ora, e sebbene l’opera magna di Groening rimanga sempre e comunque i Simpson, le meccaniche utilizzate in Disincanto sono più vicine a Futurama: con il passato al posto del futuro, l’obiettivo è creare una satira socio-politica contestualizzabile in un mondo fantasy, giocando su molte tematiche.

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Una Serie Animata per adulti

Già dall’annuncio lo scopo era chiaro: creare una serie animata dedicata a persone adulte. I Simpson – nonostante le tematiche trattate – hanno un target più ampio, mentre Disincanto, anche grazie a scene violente come teste decapitate e sangue, restringe il target permettendosi di puntare a una fascia d’età più alta. Peccato che questa scelta vada in conflitto con lo svolgimento delle puntate: in una piattaforma popolata come Netflix non è raro trovare serie come Bojack Horsemancartoni animati dal significato profondo trattato in modo adulto. Disincanto purtroppo non regge il confronto da questo lato, sebbene rimanga godibile e strappi risate nell’avanzare della serie.

Un’altra caratteristica che lo distanza dai Simpson è la serialità: un po’ come Futurama (ma molto di più), gli episodi di Disincanto sono collegati tra loro e lo status quo del mondo in cui vivono e dei personaggi cambia alla fine di ogni episodio, escludendo la possibilità di vedere episodi sparsi.

Un passato vicino a noi

Il passato medieval fantasy raccontato da Groening e Weinstein è terribilmente vicino al nostro presente: la satira socio-politica fatta in Disincanto gioca su tematiche recenti, molto vicine allo spettatore, ambientandole però in un mondo popolato da troll, elfi e strane creature. Proprio questo sarà il punto di forza della serie, lo spunto che vi farà ridere dietro a trasposizioni come gli “asini” della polizia.

La storia racconta le avventure di tre personaggi: la protagonista Bean è la principessa del regno di Dreamland, una ragazza che odia i finti meccanismi della regalità e vuole scappare e scoprire cose nuove. Verrà in contatto con Luci, un demone che avrà il compito di portare Bean sulla cattiva strada e Elfo, un elfo scappato per la noia procurata dalla felicità incontrollata del regno degli elfi. I due co-protagonisti fungeranno da coscienza per Bean, accompagnandola in delle avventure che si svilupperanno di puntata in puntata.

Il rovesciamento degli archetipi già visto in Futurama torna preponderante in questo Disincanto: Bean non è la principessa delle favole Disney, Luci – nonostante voglia distruggere l’umanità – risulterà agli occhi dello spettatore come un personaggio buono ed Elfo farà della sua ingenuità un marchio di fabbrica. Lo show è descritto bene dal titolo: l’obiettivo di Groening è disincantare il medieval fantasy togliendo tutto l’effetto wow dato da draghi, magie e battaglie, e mostrare invece l’essere umano, la mediocrità della società e il modo in cui il male non si nasconde in demoni di piccola taglia, ma in azioni spregevoli.

Disincanto

Il Principio

Forse 7 puntate non basteranno per giudicare Disincanto, ma sembra proprio che lo show di Groening e Weinstein sia un diesel: la partenza è lenta, ci mette qualche puntata a decollare, ma se lo show continuerà a crescere nel corso degli episodi, probabilmente arriverà a toccare vette di irriverenza, divertimento, satira e violenza alla pari degli altri show Netflix, risolvendo l’unico problema che affligge la serie animata.

Il terrore di un fallimento – dopo aver inanellato due successi stellari – era alto, ma Groening riesce a uscire dal pantano dell’insuccesso e confeziona un godibile timeout da serie tv drama o d’azione: il tempo saprà dirci se anche la principessa Bean arriverà nell’immaginario collettivo, tra Homer e Fry, oppure rimarrà un discreto successo, nulla di eclatante. Per ora però, non ci resta che attendere domani per vedere i restanti episodi, sperando che la serie evolva ulteriormente, facendoci innamorare ancora di più dei tre buffi protagonisti.

Disincanto

7

La nuova serie di Matt Groening e Josh Weinstein (Simpson, Futurama) ci porta in un passato medieval fantasy che scansa ogni possibile effetto wow dato da scene spettacolari, per concentrarsi sulla società moderna e la psicologia umana, tutto in chiave medievale. Bean, Luci e Elfo si presentano come tre compagni di un'avventura strampalata, ognuno con i suoi difetti e tutti sicuramente non adatti a ciò che gli capiterà (spesso proprio a causa loro). La serie è buona, ma solo il tempo saprà dirci se diverrà il terzo successo stellare dopo le avventure dei Simpson e di Futurama.

Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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