Sono innumerevoli le saghe videoludiche nipponiche che qui da noi non hanno trovato quel successo invece ottenuto in patria. Tra le tante epopee che in Italia non sono riuscite a sfondare trova posto anche Disaster Report, franchise a tema post-apocalittico in cui il giocatore sarebbe dovuto fuggire da una città subito dopo il verificarsi di un qualche disastro naturale dalla catastrofica portata. Zettai Zetsumei Toshi – questo è il titolo originale – è da noi arrivato sotto diversi nomi, da Raw Danger a SOS: The Final Escape per poi giungere, ovviamente, al già citato Disaster Report. Nonostante tutto, intorno alla saga è andata formandosi una piccola nicchia d’affezionati che hanno sempre seguito il brand con grande interesse, desiderosi d’entrare in contatto con ogni nuova produzione a tema. Era il lontano 2018 quando i ragazzi di Granzella pubblicarono il chiacchierato Disaster Report 4: Summer Memories, giunto però solo due anni dopo anche nel Bel paese.
Insomma, l’attesa è stata particolarmente lunga, ma finalmente anche noi abbiamo infine potuto toccare con mano la produzione, testandola nella sua interezza. Ora che abbiamo spento il nostro Nintendo Switch ancora fumante, è però giunto il momento di tirare le somme… e non tutto è andato come inizialmente preventivato.
Sopravvissuti dell’ultima ora
Nel corso di una giornata come tante altre, immersi nella nostra quotidianità, un violentissimo terremoto colpisce la città fittizia del Giappone in cui ci saremo stabiliti da parecchio tempo. Il pullman in cui ci trovavamo verrà ribaltato e in un singolo istante ci ritroveremo catapultati in un vero e proprio Inferno in terra, tra palazzi in rovina, giganteschi incendi sparsi in ogni dove e feriti bloccati sotto le macerie. A questo punto il nostro obiettivo sarà solo uno, fuggire dalla città il quanto più velocemente possibile. Disaster Report 4 non è un’esperienza propriamente lineare e per quanto vi ponga davanti a un’unica strada percorribile, lo farà senza darvi indicatori o informazioni di alcun tipo, di fatto spingendovi a esplorare le varie ambientazioni urbane in cui vi muoverete per trovare i punti d’interesse che vi permetteranno d’avanzare nella storia. Nel mentre, inoltre, potrete incontrare una gran varietà di personaggi secondari con cui interagire e che vi permetteranno d’intraprendere diverse quest che andranno via via delineando la moralità del vostro alter ego digitale.
Nel corso dell’avventura verremo infatti posti davanti a innumerevoli fasi in cui dover prendere una qualche decisione, a volte capace di portare a importanti cambiamenti nella storia di quel dato NPC con cui staremo interagendo, in altri casi pensate solo per mettere in chiaro chi siamo nel mondo di gioco; preferite essere un benefattore desideroso d’aiutare le persone in difficoltà oppure già vi vedete come l’approfittatore di turno che non muoverà un dito senza il giusto compenso? State attenti, però, poiché indipendentemente dai Punti Morale o Immorale che otterrete, alla fin fine avrete sempre e comunque una sola strada percorribile. Con i suoi innumerevoli dialoghi, la parte più spiccatamente narrativa dell’esperienza è quella che risalta maggiormente, in parte anche grazie all’ottimo lavoro fatto in termini di scrittura, in grado di porci innanzi a situazioni di grande impatto e che puntano tutto su un ricercato realismo pur senza disdegnare fasi maggiormente fuori dai binari, situazioni d’ordinaria follia che da sempre contraddistinguono la serie.
Altrettanto d’impatto si è poi rivelato essere anche quel senso di distruzione che ci accompagnerà nel corso del nostro viaggio senza mai lasciarci neanche per un istante. Nel mentre che gireremo per la città, infatti, ci ritroveremo innanzi a scene capaci di togliere il respiro. L’idea di doversi muovere per una metropoli con la consapevolezza che ogni edificio potrebbe caderci addosso da un momento all’altro sarebbe già più che sufficiente per incuterci una buona dose di tensione, ma quando il tutto lo si vive in prima persona, le cose cambiano radicalmente. Sopraelevate che si spezzano crollando sui sopravvissuti, palazzi che capitolano su sé stessi inghiottendo tutto ciò che li circonda, esplosioni improvvise che avvolgono ignari passanti in cerca di salvezza, queste sono solo alcune delle numerose situazioni con cui avremo a che fare, tutte capaci di far provare lunghi brividi sulla schiena di chi starà giocando.
Un traballante castello di carte
Se da un punto di vista scenico e narrativo l’avventura si difende più che degnamente, è sotto il profilo spiccatamente ludico che l’esperienza si rivela purtroppo un totale disastro. Come detto poco sopra, in-game non avremo indicatori con cui poterci orientare, il che significa che dovremo necessariamente muoverci senza una meta precisa, interagendo con tutto ciò che ci si parerà innanzi fin quando non troveremo quello specifico elemento che effettivamente ci serviva per proseguire. Una volta trovato il nostro obiettivo, ci verrà assegnato un incarico di qualche genere, spesso legato a un enigma da dover risolvere, che una volta completato ci permetterà di passare alla fase successiva. Questo, in soldoni, è tutto ciò che l’opera ci offrirà. Chiariamoci, di base il tutto ci andrebbe pure abbastanza bene, soprattutto se si considera che il team di sviluppo ha lavorato con impegno per cercare di proporre situazioni sempre diverse e stimolanti, ma sfortunatamente l’avventura soffre di seri problemi in termini di game design che minano pesantemente l’intera produzione.
Superate le prima fasi – pensate più che altro per farci da tutorial – il gioco ci porrà infatti davanti a situazioni che per essere risolte ci costringeranno a compiere azioni totalmente incomprensibili. Giocando si sente una totale assenza di logica in ogni iniziativa che andremo compiendo, con fasi al limite del ridicolo che vi faranno rimpiangere Monkey Island e il suo “pollo-carrucola”. Aggiungete al tutto la totale mancanza d’indicazioni su schermo ed ecco che vi ritroverete tra le mani una tra le produzioni più dispersive e frustranti mai viste in questi ultimi anni, un duro colpo per un titolo che invece vorrebbe tenere perennemente il giocatore con i nervi a fior di pelle. Tra missioni esageratamente complicate ed altre inutilmente allungate, vi ritroverete così in un perenne stato d’opprimente noia che in specifiche fasi saprà mettere a dura prova anche il giocatore più paziente. Da un punto di vista puramente grafico, Disaster Report 4: Summer Memories è un colabrodo che saprebbe mettere in imbarazzo anche alcuni titoli usciti su Playstation 2. Detto questo, è però importante specificare che noi abbiamo testato la versione Nintendo Switch, la quale soffre di molti più problemi rispetto alle controparti PC e Playstation 4.
Pochi minuti in-game in Disaster Report 4: Summer Memories saranno più che sufficienti per farvi mettere le mani tra i capelli. Texture poco rifinite, modelli poligonali poveri di dettagli, animazioni legnose, effetti particellari pessimi e giochi di luci e ombre a tratti inguardabili sono solo alcuni degli innumerevoli problemi che abbiamo riscontrato giocando. Come se ciò non fosse abbastanza, la produzione soffre per un frame-rate che viaggia su una media di 20FPS che riescono addirittura a crollare ancor di più nelle situazioni più concitate, una condizione semplicemente inaccettabile che si presenterà sia in portabilità che tramite il dock. Sia chiaro, qui il problema non è della console, bensì del pessimo porting portato alla luce, ed è per questo che vi consigliamo caldamente di puntare alle versioni PC o Playstation 4 nel caso in cui voleste godervi l’avventura. A chiudere il tutto ci pensano infine una piacevolissima colonna sonora accompagnata da un buon doppiaggio, a cui però non è stata affiancata nessuna localizzazione in italiano. Se non ve la cavate con l’inglese, insomma, preparatevi a faticare parecchio.