Non sapevamo cosa aspettarci davvero dalla nuova serie animata dedicata a Devil May Cry, in arrivo oggi su Netflix, e la cosa in un certo senso può aver giocato a nostro vantaggio: il nuovo lavoro di Studio Mir ispirato alla serie di videogiochi Capcom (e altri prodotti, come il manga) si pone come un prodotto che non vuole raccontare la storia di Dante, Virgil e tutti i secondari a loro legati seguendo le orme dei prodotti ce già conosciamo, ma prende tutte le informazioni e le rimescola, tirando fuori un nuovo fresh start. Eccoci quindi con di fronte un protagonista giovane e spavaldo, che non conosce nulla delle proprie origini, che si ritrova sbattuta in faccia la verità sulla sua identità e sulla sua famiglia, in poche ore. In questa recensione di Devil May Cry parleremo della serie, che abbiamo potuto vedere in anteprima grazie a Netflix, senza però incappare in spoiler.
ATTENZIONE: Da questo momento in poi inizia la recensione della serie di Devil May Cry, è senza spoiler, ma in ogni caso potrebbero essere presenti dettagli che alcune persone preferirebbero non conoscere, quindi vi invitiamo a continuare la lettura solo consapevoli di questo.
Un nuovo inizio
Come anticipato, Devil May Cry vede la storia di Dante ricominciare da capo: conosceremo cosa è successo in passato, e lui stesso scoprirà le sue vere origini solamente durante lo scorrere delle puntate, tra qualche sorpresa, qualche pallottola, e qualche demone affettato. Chiaramente non ci troviamo di fronte a una macchina da guerra infallibile come arriva ad essere nei videogiochi più recenti, ma di un ragazzo estremamente dotato (in modo “disumano) che potrebbe avere un ruolo determinante per il futuro dell’umanità.
La storia che segue questo nuovo lavoro però non ha molto a che fare con quella vissuta nei videogiochi. Ritornano dei personaggi e dei nemici che abbiamo potuto conoscere e affrontare, ma anche altri personaggi che sono presi dal manga: come (come lo stesso antagonista, il Coniglio bianco, o Enzo Ferrino, l’informatore Italo-Americano).
La cosa che però farà di certo piacere ai più, è vedere come tutti questi elementi siano stati presi e uniti in una nuova storia, che può sia essere goduta da chi non ha mai giocato Devil May Cry, sia da chi li ha amati alla follia. Man mano che gli episodi scorrono si presentano anche dei gustosi easter egg, oltre a diversi dettagli che faranno puntare il dito verso lo schermo (come l’arrivo di nemici affrontati, come Agni e Rudra, Echidna, o il Plasma.
Storie parallele
Oltre a Dante, il trono del protagonista però è affidato anche ad un altro personaggio molto importante, che tuttavia è quello che si dimostra più diverso rispetto a quello che abbiamo visto nei videogiochi: parliamo di Mary Arkham – per Dante semplicemente Lady – che nonostante abbia mantenuto la sua incredibile abilità con le armi da fuoco e la sua affascinante eterocromia oculare, in questo caso si rivela essere il tenente di un corpo di forze speciali anti-demone, fondamentale per la storia.
La sua vocazione, le sue motivazioni, la nascita della sua arma – il lanciarazzi Kalina Ann, col nome di sua madre – sono spiegati e rivelati durante la serie, a volte togliendo i riflettori proprio allo stesso Dante. Sicuramente avrà avuto la sua importanza il fatto di porre la figura di una donna forte all’interno della storia (nella mancanza di Trish), e possiamo dire che questa nuova veste di Mary non è affatto male, nonostante molti potrebbero preferire quella “originale”.
Altro fattore importante, che scopriremo nella seconda metà della serie, riguarda proprio i demoni e la loro provenienza, con dettagli che tendono (come capita anche troppo spesso ultimamente ndr) a cercare di farci empatizzare con loro. Anche questo dettaglio per i più potrebbe essere una sorpresa, o indigesto, ma possiamo dire di averlo trovato inserito in modo coerente all’interno della trama.
Non è un Jackpot, però…
Questa nuova serie Netflix è composta da 8 episodi che effettivamente, nonostante si consumino abbastanza in fretta (di durata effettiva siamo sui 20 minuti l’uno), sembrano raccontare tutto quello che serve, e forse in un certo senso è meglio che non si sia caduti troppo nell’allungare ulteriormente il brodo. Ribadiamo che la formula adottata potrebbe non piacere ai puristi che prendono il videogioco come sacro Graal, dato che molti elementi e parti di eventi passati che vedranno, probabilmente non coincidono con ciò che già sappiamo della trama.
Parlando della struttura della serie, è stato interessante vedere come non si sia creato solo un prodotto lineare, ma che si sia anche “giocato” con la regia, specialmente in un episodio dove ci siamo ritrovati catapultati in uno stile di disegno completamente diverso, e a vivere in parallelo le storie di due personaggi contemporaneamente (che non vi anticiperemo). Alla lontana, ci è sembrato quasi di vivere delle vibes alla “Arkane“. Non si tratta di una copia o di una citazione, ma non vi è dubbio su come quell’episodio in particolare abbia preso spunto da quello che di grande è riuscita a fare la serie di Riot.
Sul piano artistico troviamo i punti più alti della serie: ancora più della trama e degli incastri, i disegni e il comparto audio sono fuori di testa. Ci troviamo di fronte a un gioiellino di animazione da questo punto di vista, anche se i tratti nipponici di questo tipo siano ormai abbastanza comuni. Ottimo il lavoro fatto sul doppiaggio, in entrambe le lingue che abbiamo testato (anche se in inglese stavolta c’è quella marcia in più, con un Dante più “in linea”).
La ciliegina sulla torta però è stata la colonna sonora, con una decina di tracce mozzafiato, che spaziano dal rock al metal, rivisitando sia brani della serie videoludica, sia canzoni di gruppi famosi in tutto il mondo, tra cui gli Evanescence e la loro Afterlife, che arriva appositamente per Devil May Cry.
In definitiva non ci troviamo – ancora – davanti alla serie perfetta di Devil May Cry, non solo perché all’effettivo non può accontentare tutti, ma anche perché è stata palpabile la sensazione che mancasse davvero qualcosa. Forse ci siamo troppo abituati alla maturità dei “nuovi” Dante rispetto a questo, che palesemente riprende il giovincello di DMC3? Oppure semplicemente avremmo voluto una carneficina ancora più violenta?