Nominatemi un sequel che secondo voi è riuscito: sicuramente potreste fare una lista interminabile di titoli che hanno avuto degli ottimi seguiti, e che in rare occasioni potrebbero addirittura aver superato i rispettivi predecessori, ma sono certo che per ogni titolo riuscito ne esistono almeno dieci scadenti, mal visti dalla community e dai fan, oppure semplicemente passati in sordina. Succede spesso con i film (molti conosceranno Taken, arrivato in Italia come “Io vi troverò”, ma chi di voi è a conoscenza di Taken 2 e Taken 3?) e recentemente sta succedendo anche con i videogiochi: probabilmente, sebbene state leggendo questa recensione di Deus Ex: Mankind Divided, sequel di Human Revolution, forse non saprete che prima di questi due titoli esistevano Deus Ex e Deus Ex: Invisible War, ambientati addirittura ancora più nel futuro dei recenti capitoli. Questa iterazione del gioco sarà riuscita ad essere un ottimo sequel, non solo della saga ma soprattutto della storia di Adam Jensen?
Premetto che io e i miei colleghi Tiziano e Damiano, fan della saga intera, abbiamo avuto molto da discutere sul predecessore di Mankind Divided, ovvero Human Revolution; il gioco era davvero ben fatto, minato da piccole imperfezioni e da un grande difetto, ovvero i boss. Nel gioco di allora, come in questo nuovo, potrete scegliere il vostro tipo di approccio, se preferire lo stealth o l’assalto, se essere letali o non letali: in caso la scelta fosse ricaduta sullo stealth, la difficoltà nel poter combattere i boss dei vari livelli era altissima e quasi impossibile da gestire, tanto da poter approcciare questi boss solo tramite lo stile “assalto”; è pur vero che uccidere un boss potenziato all’inverosimile con un colpo alla testa di nascosto non è appagante allo stesso modo. Fatta questa premessa, scopriamo se Deus Ex: Mankind Divided è davvero all’altezza delle attese.
Iniziando il gioco, per tutti i neofiti spaventati dalla trama complessa, ma anche per chi avesse voglia di rinfrescarsi la memoria, avrete a disposizione un video di 12 minuti che vi riassumerà la storia di Deus Ex: Human Revolution. Questo metterà in risalto tutta la trama principale, utile per capire al meglio il setting del capitolo attuale. Controllando Adam Jensen, ci troveremo infatti in un mondo che dopo gli avvenimenti di Panchaea odia completamente gli aumentati: questo ha portato ad avere sezioni per i mezzi pubblici divise tra naturali e potenziati, controlli e posti di blocco della polizia ad ogni angolo, e tanta diffidenza anche solo nel vedere una parte robotica di un qualunque essere umano. Jensen, ora all’Interpol, si troverà quindi a dover fare i conti con una popolazione divisa di netto, con misteriosi potenziamenti nascosti da qualche oscuro benefattore dai loschi scopi, con una banda di aumentati dalla maschera dorata e con tutti i problemi collaterali che nasceranno. Gli NPC sparsi nel mondo, sia naturali che aumentati, avranno un atteggiamento diverso in base a come vi approccerete a loro: a favore o contro la polizia, verso una supremazia dei potenziati o per una vita serena e unita. Le scelte che potrete fare saranno molte, e non cambieranno di tanto la trama, ma vi faranno in parte calare nei panni di Adam, nel bene e nel male. Queste scelte, collocate all’interno della storia, creeranno un intreccio davvero ben elaborato, con sottotrame collaterali legate a doppio filo con la storia principale, il tutto condito con colpi di scena inaspettati, degni dei migliori thriller.
Dal punto di vista pratico il gameplay non è variato di molto: le nuove abilità saranno molto potenti ma destabilizzeranno il sistema (e per ristabilizzarlo dovrete disattivare permanentemente un’altra abilità). Tutto questo aggiunge profondità al gameplay che, arricchito da scenari molto più ampi e con più punti di interazione, vi faranno davvero provare l’idea di poter gestire la situazione come meglio credete, che sia una sparatoria o un semplice furto. Fin da subito vi troverete a scegliere il vostro stile tramite piccole scelte: arma a lunga gittata o a corto raggio, letale o non letale, scegliendo dunque come approcciare e se fare o no vittime, con tanto di conseguenze. Le difficoltà di gioco sono presenti per tutti i gusti, da facile a difficile, passando per normale, con la possibilità di giocare una seconda volta il titolo (solo dopo aver completato la prima) in modo ancora più difficile, senza salvataggi e senza possibilità di recuperare la partita in caso di morte.
Dal punto di vista tecnico, soprattutto se vedrete il video recap, si noterà il salto generazionale: vedere le facce dei vari NPC, stavolta con espressioni ancora più realistiche, vi permetterà di studiare al meglio come rispondere durante i dialoghi, migliorando la parte di gameplay a loro dedicata. Il comparto sonoro è ottimo, ma il doppiaggio dei personaggi secondari pecca un pò avendo carenza di espressione in alcuni casi: frequenti inoltre degli errati lip sync, arrivando ad avere addirittura personaggi provetti ventriloqui. Il titolo non è esente da piccoli bug e problemi, ma grazie anche al level design sublime in ogni città e in ogni interno, passano in secondo piano: trovare passaggi segreti, zone nascoste e bottini misteriosi diventerà ancora più divertente, grazie anche alla varietà di zone.
Avremmo davvero voluto che Deus Ex: Mankind Divided fosse risultato un titolo perfetto, ma purtroppo ci siamo trovati davanti ad alcuni difetti ben marcati. Come prima cosa, l’Adam Jensen di questo capitolo non sarà uguale al precedente: sebbene segnato dalle esperienze vissute, il protagonista risulta un po’ troppo estromesso dalla trama, quasi ad essere uno spettatore di un mondo inevitabilmente in rovina. In molti casi proverete un certo stato d’animo che non rispecchierà quello di Adam, portando ad un’eventuale rottura dell’empatia tra giocatore e protagonista. Un altro problema, risolto soltanto a metà, sono le boss fight: grazie anche ai test fatti in Deus Ex: Human Revolution Director’s Cut, ora i nemici più potenti potranno essere sconfitti sfruttando gli innumerevoli posti per nascondersi e l’ambiente circostante. Peccato che, per non creare ripetitività, sono state ridotte, arrivando ad essere davvero troppo poche. Piccoli problemi tecnici inoltre si presenteranno per quanto riguarda i DLC bonus: cancellando infatti il salvataggio di gioco perderete tutti i contenuti (relativi a armi bonus e oggetti) definitivamente.
Un’aggiunta carina e gradita sono le nuove modalità: in Breach vestirete i panni di un Hacker del 2029 che, gestendo un’avatar della rete, dovrà entrare all’interno di sistemi informatici per rubare i dati di varie compagnie in cambio di denaro, e di conseguenza scalare le classifiche potenziando le proprie abilità; in Jensen Stories, invece, potrete giocare missioni secondarie (tra cui il DLC della versione DayOne) collegate direttamente o indirettamente alla trama di questo capitolo.
Di base, se aspettavate con ansia di mettere le mani sul sequel di Human Revolution, rifinito e reso moderno con nuove aggiunte, non dovete farvi scappare Deus Ex: Mankind Divided. I problemi ci sono ma non vanno ad influire nel totale in modo drastico. La soddisfazione più grande starà nel poter davvero decidere come gestire le cose: avrete la possibilità di fare tutto a modo vostro, di esplorare zone di ogni città che non pensavate esistessero, scegliendo il vostro stile di gioco. Sembra ovvio, ma se il primo capitolo non vi è piaciuto, questo avrà lo stesso effetto: non avrete davanti uno sparatutto, ma un RPG in prima persona a tema cyberpunk, fatto dannatamente bene. Si potevano rifinire meglio alcuni dettagli, ma nella somma nemmeno gli darete peso dopo qualche ora di gioco.