Dead or School – Recensione, tra zombie e minigonne

Dopo aver giocato a Dead or School, peculiare produzione targata Studio Nanafushi, siamo ora pronti a darvi il nostro giudizio finale a riguardo.

Luca Di Carlo
Di Luca Di Carlo Recensioni Lettura da 7 minuti
6.3
Dead or School

Lo sappiamo tutti molto bene, quella giapponese è un’industria che nell’ambito videoludico si è sempre contraddistinta per titoli a dir poco peculiari che non sempre hanno visto la luce in Occidente. Cambia lo stile, cambiano le tematiche, cambiano anche le ideologie che stanno alla base del gioco stesso. In Giappone il gaming viene oramai visto come parte integrante della quotidianità e ciò ha permesso a innumerevoli team di sbizzarrirsi dando forma a qualsiasi idea potesse passargli per la testa, indipendentemente da quanto sarebbe potuta apparire bizzarra o fuori dagli schemi. È questo il caso di Dead or School, curiosa produzione targata Studio Nanafushi che pur inserendoci in un contesto post-apocalittico, non disdegna d’offrirci situazioni sopra le righe e spiccatamente osé. Giovani ragazze in minigonna, zombie famelici e un sogno nel cassetto, questi sono i tre punti cardine da cui avrà inizio l’avventura che ci siamo potuti godere su Nintendo Switch, e ora è giunto il momento di tirare le somme.

L’importanza di una buona istruzione

In un futuro non troppo distante, un virus ha quasi portato all’estinzione della razza umana, trasformando la maggior parte della popolazione mondiale in famelici zombie. A Tokyo, nel tentativo di scampare a morte certa, i sopravvissuti sono fuggiti nel sottosuolo attraverso la metropolitana, ben presto divenuta la loro nuova casa. In questo contesto, noi impersoneremo i panni di Hisako, prosperosa combattente che ha vissuto la sua infanzia ascoltando le storie della nonna su come fosse la vita prima del disastro. Quando però l’anziana signora ci racconta di come un tempo i giovani di tutto il mondo s’incontrassero per socializzare e imparare in uno strano tempio chiamato scuola, una lampadina si accenderà nei nostri cuori. Uscire all’aria aperta, eliminare ogni minaccia dovesse pararcisi innanzi e ricreare quel paradiso in Terra che l’apocalisse ci ha strappato via per poter ridare ai bambini sopravvissuti un motivo per tornare a sorridere.

Dead or SchoolDa qui avrà così inizio la nostra avventura, durante la quale dovremo risalire i vari livelli della metropolitana per poter tornare a vedere la luce del Sole. Ancora una volta, un incipit piuttosto basilare che funge più che altro come semplice pretesto per spingerci a far man bassa di non morti. Nel corso della partita avremo modo d’incontrare sul nostro percorso diversi personaggi che, per un motivo o per l’altro, decideranno d’aiutarci a portare a compimento l’obiettivo che oramai ci siamo prefissati. L’opera non si caratterizza di certo per una sceneggiatura degna di particolari elogi, ma alla fin fine svolge piacevolmente il suo lavoro, lasciandosi andare a numerosi dialoghi con i quali potremo delineare sempre più chiaramente i volti di coloro che incontreremo. Di colpi scenici o grandi momenti registici ce ne sono ben pochi e nessuno di questi riesce realmente ad alzare l’asticella qualitativa, ponendo l’esperienza narrativa ai livelli di un compitino svolto senza infamia e senza lode.

Insegnamenti a fil di spada

Da un punto di vista spiccatamente ludico, Dead or School s’identifica come un hack and slash 2D accompagnato da qualche elemento da JRPG. Il grosso dell’avventura la passeremo infatti a concatenare combo su combo tra attacchi leggeri, pesanti, parate e schivate fatte all’ultimo secondo, un connubio di mosse che darà forma a un combat-system sì divertente, ma alla lunga alquanto monotono. Nonostante la presenza di numerose armi equipaggiabili divise in tre tipologie – una per i combattimenti corpo a corpo, una per gli attacchi dalla distanza e una speciale, tra lanciagranate o RPG – il gameplay non riesce mai davvero a diversificarsi, di fatto portandoci a ripetere all’infinito gli stessi attacchi nel mentre che si avanza d’arena in arena. Gli sviluppatori hanno tentato di arricchire l’esperienza offrendo qualche piacevole sezione platform intervallata da enigmi abbastanza semplici da superare, ma ciò non è purtroppo bastato a dissipare quel fastidioso senso di ripetitività che andrà accompagnandoci dall’introduzione fino ai titoli di coda.

Dead or School

La possibilità di poter utilizzare i vari punti di salvataggio presenti per creare nuovo equipaggiamento, migliorare quello posseduto e aumentare di livello così da sbloccare utili abilità utilizzabili in-game, contribuisce a dare un pizzico di pepe in più alla propria partita, ma è impossibile scrollarsi di dosso quell’idea che gli sviluppatori non ci abbiano creduto fino in fondo, di fatto relegando tutte queste meccaniche a piccole aggiunte che contribuiscono ben poco ai fini dell’avventura. Parlando di produzioni giapponesi, era facile aspettarsi qualche peculiarità sopra le righe e, fortunatamente, non siamo rimasti a bocca asciutta. Il gioco, infatti, oltre a fornirci un indicatore per vita e stamina, tenterà anche di farci capire visivamente quanto sia mal ridotta la nostra protagonista. Tradotto, ogni colpo che subiremo ci farà perdere pezzi di vestiario, quindi più verremo colpiti, più Hisako si ritroverà denudata, per la gioia di tutti i maschietti. L’avventura è poi piuttosto generosa nel presentarci situazioni quantomeno fraintendibili e nel corso della nostra partita ci sono scappati diversi piacevoli sorrisi scaturiti da quel che ci si stava parando innanzi.

Per quanto riguarda invece il comparto tecnico, su Nintendo Switch l’opera vive d’alti e bassi. Un frame-rate stabile sia in portatilità che tramite dock, affiancato da animazioni fluide e piacevoli da vedere, va scontrandosi infatti con ambientazioni estremamente similari tra loro e texture poco dettagliate. La presenza di buoni disegni in stile anime contribuiscono poi a dare quel tocco carismatico in più alla produzione che di sicuro non guasta mai, ma anche in questo caso è difficile non vedere il tutto come un lavoro “nella media” che non tenta mai davvero di sorprendere il giocatore. Diverso è invece il discorso per la colonna sonora, capace d’accompagnare degnamente il giocatore tra uno scontro e l’altro. Buono anche il doppiaggio giapponese che, però, è stato affiancato da una localizzazione dei testi unicamente in inglese.

Dead or School
6.3
Voto 6.3
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Cresciuto a suon di videogiochi, cartoni animati e fumetti, ho potuto godere di un infanzia interamente basata sulla creazione del nerd per antonomasia, sempre intento ad affrontare sane partite videoludiche e alla costante ricerca di tutto il comprabile da poter mettere in bella vista su qualche mensola. Essendo poi anche un grande casanova, ho scoperto il mio primo vero amore dopo aver attaccato la spina della mia Playstation 1, ma non preoccupatevi Microsoft e Nintendo, nel mio cuore vi è spazio anche per voi.