Daredevil: Rinascita ha già catturato l’attenzione di molti fan Marvel, e fin dalle prime due puntate risulta chiaro che ci troviamo di fronte a qualcosa di profondamente diverso rispetto all’amatissima serie Netflix. Da un lato, la continuità con il passato è evidente, grazie al ritorno di Charlie Cox nei panni di Matt Murdock; dall’altro, l’impronta più marcata dell’MCU rende l’avventura fresca e ricca di spunti inediti. Il risultato? Un mix ben bilanciato di innovazione e coerenza con ciò che abbiamo già visto, in grado di amalgamare efficacemente le sfumature cupe del Diavolo di Hell’s Kitchen con i toni più leggeri introdotti di recente, specialmente in She-Hulk.
Un Daredevil “contaminato” dal MCU (in senso positivo)
Chiunque avesse ancora dei dubbi su come il Diavolo Rosso potesse integrarsi nell’ampio tessuto del Marvel Cinematic Universe può stare tranquillo: l’effetto funziona e non soffoca l’identità del personaggio. La New York di Daredevil: Rinascita è la stessa che ospita Avengers, la stessa in cui si muove lo Spider-Man di Tom Holland, e la percezione di un mondo più grande attorno a Matt Murdock si fa più forte che mai. Non si tratta di semplici strizzatine d’occhio o camei, ma di una contaminazione vera e propria, che apre prospettive interessanti sul modo in cui l’eroe, finora circoscritto alla sua Hell’s Kitchen, possa interagire con una dimensione più vasta.
E se c’era il timore che questa scelta potesse “diluire” il cuore pulsante del personaggio, la buona notizia è che il realismo tipico delle strade di Hell’s Kitchen ne esce, se possibile, ancora più rafforzato. È come se lo show avesse deciso di aprire le porte a un mondo in costante movimento, senza però sacrificare la durezza e il fascino dei quartieri malfamati in cui Daredevil ha costruito la sua leggenda.
L’incipit: un nuovo Daredevil, ma uguale a se stesso
Le prime due puntate dimostrano un’abilità non comune: prendere ciò che già esiste e plasmarlo in qualcosa di nuovo, ma allo stesso tempo fedele allo spirito originario. Se siete spettatori di lunga data, che hanno seguito il Matt Murdock di Charlie Cox sin dai tempi della serie Netflix, ritroverete le sfumature cupe e tormentate di un eroe che è passato attraverso mille pericoli. Se invece siete nuovi del Diavolo Rosso, non preoccupatevi: la sceneggiatura si prende il tempo per rimettere in luce i tratti fondamentali del personaggio, senza per questo diventare troppo didascalica.
La sensazione, guardando i primi minuti, è quella di assistere a un vero e proprio “start” per un Daredevil che ha ancora molto da raccontare. Il suo vissuto, le sue cicatrici (fisiche e morali) e i suoi tormenti vengono ripresi e riletti in chiave MCU, con una naturalezza sorprendente. L’incipit è abbastanza coinvolgente per incuriosire i neofiti e abbastanza ricco di rimandi per far gioire i fan più esperti, regalando una continuità apprezzabile a ciò che abbiamo lasciato in sospeso.

Meno lentezza, più ritmo
Chi si ricorda le atmosfere della serie Netflix saprà che una delle sue cifre stilistiche era la lentezza, intesa in senso positivo come strategia per costruire tensione e suspense. Basti pensare a quanto tempo ci volle per vedere il costume completo nella prima stagione o alla calma apparente che precedeva momenti di grande violenza. In Daredevil: Rinascita, invece, la musica cambia. I ritmi sono decisamente più serrati, gli eventi si susseguono con una frequenza maggiore e il pubblico viene subito coinvolto da un flusso narrativo sostenuto.
Questo non significa che la serie rinunci alla profondità: semplicemente, decide di giocare più spesso la carta del dinamismo. Le situazioni si evolvono in maniera rapida, talvolta lasciando intendere che ci siano pericoli e misteri ancora nascosti dietro l’angolo, ma senza farci aspettare troppo prima di offrirci un cambio di prospettiva o un colpo di scena. È un Daredevil più “action”, potremmo dire, che non sacrifica il dramma ma lo snellisce per renderlo più fruibile anche ai fan dell’MCU meno avvezzi a ritmi più lenti.
La più grande sfida per questa nuova serie era far coesistere il Daredevil cupo e violento con quello più spensierato e ironico intravisto in She-Hulk. Non era scontato che ci riuscissero, eppure – almeno in queste prime puntate – l’esperimento pare riuscito alla perfezione (e vi diciamo che la scelta narrativa è molto coerente).

Il cast e una New York (ancora più) viva
Charlie Cox, nel ruolo di Matt Murdock, conferma tutto il suo talento: la sua performance è di altissimo livello e, ancora una volta, l’attore riesce a dare un’umanità unica al personaggio. A fargli da contraltare torna Vincent D’Onofrio nei panni di Wilson Fisk, stavolta in una veste ancora più potente, quella di Sindaco di New York. L’idea di avere un Kingpin che agisce ufficialmente come autorità cittadina è intrigante e permette allo show di espandere ulteriormente il campo d’azione: non si tratta più solo di uno scontro fisico, ma anche di una battaglia politica che coinvolge ogni angolo della Grande Mela.
E a proposito di New York, la città diventa una vera e propria protagonista. A emergere non sono solo i grattacieli e i bassifondi, ma anche la vita pulsante della metropoli, che sembra respirare all’unisono con i personaggi. L’effetto è di una coralità in cui i vicoli di Hell’s Kitchen e i quartieri più lussuosi diventano lo scenario perfetto per una lotta che si gioca su più livelli, dai corridoi del potere alle strade buie dove Daredevil pattuglia di notte.

Il gioco con il formato: tra bande nere e documentario urbano
Una scelta stilistica particolarmente affascinante di Daredevil: Rinascita è l’uso creativo del formato dell’inquadratura. Le bande nere, spesso impiegate per ottenere un effetto cinematografico, qui non si limitano a “corniciare” l’azione, ma si muovono e si adattano in base alla scena, modulando l’esperienza visiva. In alcune sequenze, le proporzioni dello schermo si restringono o si allargano in modo graduale, aiutandosi talvolta con leggere distorsioni della prospettiva, per porre l’accento su un dettaglio cruciale o per enfatizzare la condizione emotiva di un personaggio.
A rendere il tutto ancora più intrigante è l’espediente narrativo introdotto da BB Urich, la nipote di Ben Urich (l’indimenticato giornalista che i fan della serie Netflix ricordano bene). BB utilizza il suo smartphone come una sorta di “documentario urbano”, mostrandoci frammenti di una New York viva e in fermento. Ecco che, nelle scene girate dal punto di vista di BB, l’aspect ratio si adatta a quello degli schermi dei dispositivi portatili, quasi a volerci raccontare un altro pezzo di città, più giovane e immediato, catturato dallo sguardo curioso di chi sta continuando il lavoro d’inchiesta ereditato dallo zio. Questo escamotage non solo dona varietà visiva, ma aggiunge strati di narrazione e punti di vista inediti, che si mescolano alla storia principale di Daredevil.
Naturalmente, siamo ancora agli inizi: due episodi non bastano per emettere un verdetto definitivo, ma se il buongiorno si vede dal mattino, possiamo aspettarci grandi cose da questo ritorno del Diavolo di Hell’s Kitchen. Che siate veterani del personaggio o nuovi spettatori in cerca di una serie avvincente, Daredevil: Rinascita sembra intenzionato a non deludere nessuno. E a giudicare da quanto visto finora, siamo pronti a scommettere che Matt Murdock saprà stupirci ancora, regalandoci un viaggio tra le luci e le ombre di una New York sempre più viva e pericolosa. Benvenuti nella rinascita del Diavolo Rosso: allacciate le cinture, perché le premesse sono elettrizzanti.