Dampyr – Recensione, l’esordio del Bonelli Cinematic Universe

Ecco la nostra recensione di Dampyr, il film di Riccardo Chemello che vede nascere non solo un eroe, ma anche l'universo cinematografico Bonelli.

Gianluigi Crescenzi
Di Gianluigi Crescenzi - Deputy Editor Recensioni Lettura da 5 minuti
7.5
Dampyr

Mai come in quest’epoca i fumetti e il mondo del cinema sono stati vicini, sinergici, e chiaramente questo fenomeno ha portato col tempo – non solo con le grandi produzioni americane – a fare in modo che i medium si amalgamassero assieme, con trasposizioni tra cinema, videogiochi e fumetti sempre più frequenti. Quella che analizziamo oggi  in recensione però ci tocca molto da vicino, perché parliamo di una produzione nostrana: Dampyr è il film ispirato all’omonimo fumetto di Bonelli Editore uscito nel 2000, prodotto da Eagle Pictures in 300 copie e nelle sale cinematografiche a partire da oggi 28 ottobre 2022. La distribuzione internazionale del film è affidata niente meno che a Sony.

Stando alle dichiarazioni dello staff di Bonelli, si tratta dell’inizio di una nuova era, un prodotto che vuole essere fedele ai fan, che difenda la grammatica bonelliana e le creatività. Infine, ma non per importanza, il film di Riccardo Chemello segna l’esordio di quello che sarà il Bonelli Cinematic Universe.

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La nascita di un eroe

La storia di Dampyr si apre in un piccolo villaggio letteralmente con la nascita del nostro protagonista, Harlan, figlio di un Maestro della Notte e di una donna umana, che purtroppo morirà di parto subito dopo averlo dato alla luce. La prole nata dall’unione di un essere umano e di un vampiro, appunto, viene chiamato Dampyr, e possiede un potere molto temuto. Tuttavia Harlan cresce tra i Balcani senza essere a conoscenza né del mondo dell’oscurità, né dei suoi poteri, e la sua vita in povertà si riduce a quella da truffatore da quattro soldi, con l’aiuto del suo amico fraterno Yuri.

Cambio di scena. La nuova guerra è sempre più vicina, e in una città in cui ogni singola persona è stata svuotata del proprio sangue e con i cadaveri ammassati l’uno sull’altro, e il manipolo di soldati capitanato dal comandate Kurjak si rende conto che non si tratta di qualcosa di terreno, ma di soprannaturale. È così che si mette alla ricerca del Dampyr, e l’incontro tra i due darà vita a tutto il resto delle vicende, che non vi anticiperemo per motivi di spoiler. Sappiate solo che avremo a che fare con diversi personaggi, principali e secondari, davvero molto interessanti, come la vampira Tesla e il sanguinario antagonista Gorka.

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Il film è stato recitato in inglese, e il cast è di caratura internazionale: Il team che Chemello ha avuto a disposizione (al suo esordio in un lungometraggio), vanta personalità come Wade Briggs nei panni di Harlan, David Morrissey (The Walking Dead) nel ruolo dell’antagonista, Frida Gustavsson (Vikings: Valhalla) nel ruolo di Tesla, Stuart Martin (Il Trono di Spade e altri) nel ruolo di Kurjak e Luke Roberts nei panni del padre di Harlan (anch’egli comparso in diverse produzioni blasonate, come Pirati dei Caraibi).

Figlio del 2000

La trama di Dampyr, da come avrete capito, si dipana in modo assai classico, senza esagerati colpi di scena, ma con qualche gradita sorpresina qua e là. Molto apprezzabile il lavoro di Chemello sul ricercare l’espressività e l’interiorità dei protagonisti, che sono stati messi sotto la lente d’ingrandimento uno ad uno: è stato molto diretto e facile comprendere le motivazioni che hanno spinto ogni personaggio ad andare avanti nel proprio percorso, nonostante la seconda parte del film acceleri un po’ in tal senso, senza prendersi i giusti tempi narrativi.

Questo non sarebbe stato possibile senza un’adeguata performance degli attori, che hanno saputo creare una certa affinità con i propri alter ego cinematografici, in particolar modo Stuart Martin e Frida Gustavsson, dei quali è possibile cogliere anche le più leggere sfumature. David Morrissey si trova perfettamente a suo agio nel ruolo del cattivo, e si nota quanto si diverta a farlo.

Il ritmo del film è altalenante, ma come già detto riesce a prendersi i suoi tempi, portando serietà e dialogo quando serve, e brutalità durante i combattimenti. Ci saremmo aspettati forse qualcosa di più “gore”, dato il tema, cosa che non avrebbe stonato, ma il risultato è più che soddisfacente. Di certo un discreto inizio per il Bonelli Cinematic Universe, che probabilmente porterà presto nelle sale un seguito di Dampyr, ma soprattutto altri prodotti legati all’editore.

In fine una nota di assoluto merito per il doppiaggio italiano, sempre al massimo delle possibilità.

Dampyr
7.5
Voto 7.5
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Di Gianluigi Crescenzi Deputy Editor
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.