A un passo dai 13 anni dalla sua pubblicazione originale, Crysis è un titolo che ancora molti hanno ben impresso nella memoria: un action game allora innovativo, fresco, e che entrava di prepotenza nel panorama videoludico sfruttando a proprio vantaggio i feedback ricevuti dai giocatori riguardo altri titoli simili di quel periodo. Al netto di tanto successo e al silenzio che ha seguito Crysis 3, il primo capitolo della trilogia è pronto a tornare in una nuova – ed è proprio il caso di dirlo – veste: Crysis Remastered, che sarà disponibile a partire da domani 18 settembre 2020 su PlayStation 4, Xbox One e PC, e che è già disponibile da questa estate su Nintendo Switch. Nonostante ci sia sempre e comunque lo zampino di Crytek, a occuparsi di questa remastered è stata Saber Interactive con un lavoro fatto che promette una qualità tecnica ottima, spaziando dalle nuove texture e l’anti aliasing fino alla nebbia volumetrica, i fasci di luce, e il ray tracing basato su software… addirittura il supporto dell’8K per le macchine che possono permetterselo. Chiaramente queste sono solo alcune delle migliorie annunciate, e i trailer di dimostrazione mostrati negli ultimi giorni sembrano dar ragione al team (dopo il malcontento del pubblico di un paio di mesi fa). Questa nuova versione sarà degna del nome di Crysis, oppure un mezzo passo falso come accaduto con l’ibrida di Nintendo? Scopriamolo insieme.
Tra natura e facce poco amichevoli
Prima di parlare dell’aspetto tecnico del gioco, vero fulcro della recensione, è necessario fare un piccolo ripasso sul gioco tanto amato da ottenere questa obbligatoria Crysis Remastered. Siamo nell’anno 2020. Dopo un’importante scoperta portata a compimento da una squadra di archeologi statunitensi nelle Filippine, l’esercito nordcoreano approda nelle isole Lingshan, proprio dove sono stati condotti gli studi, rapendo gli scienziati e isolando tutta l’area. La scoperta riguarda, così come si apprenderà meglio nel corso della missione, una pericolosissima presenza aliena. Ed è a questo punto che entriamo in scena noi: membri di una squadra d’élite mandata dagli Stati Uniti a salvare gli scienziati e ad indagare sulla faccenda, veniamo catapultati nell’esotico atollo armati dell’ultimo ritrovato hight-tech. Si tratta della Nanotuta, una potente armatura da combattimento estremamente versatile che ci consentirà di accedere a una serie di abilità speciali.
La tuta è infatti capace di adattarsi al nostro corpo e all’ambiente che ci circonda, essendo in grado di assorbire e rilasciare energia per permettere ai muscoli artificiali di compiere imprese sovrumane. Potremo dunque fare affidamento su quattro modalità di combattimento differenti: l’armatura (i muscoli si induriscono e ci rendono temporaneamente invulnerabili ai colpi), la forza (i muscoli si ingrandiscono tramite sostanza steroidale e ci regalano temporaneamente una forza sovrumana), la velocità (la grande quantità di ossigeno inalata permette la contrazione rapida dei muscoli al fine di aumentare la destrezza e l’agilità) e l’occultamento (la superficie della tuta ci rende invisibili – anche ai radar – grazie all’utilizzo di un materiale in grado di riflettere la luce). Sfruttare con sapienza le abilità che ci vengono offerte dalla Nanotuta sarà fondamentale per portare a termine la missione con successo. Anche perché sarà questa l’unica vera arma in grado di sbaragliare la potenza aliena pronta ad invadere la Terra.
E infatti, in questo senso le armi forse non risultano eccezionalmente calibrate. Capita spesso, infatti, di ritrovarsi costretti a svuotare un caricatore intero contro un nemico – umano o alieno che sia – nonostante questo non sia dotato di una corazza come la nostra. Persino i colpi alla testa con un fucile da cecchino non garantiscono di mandare a segno un’uccisione 1HKO. Chiaramente, a rimetterci in questo caso è anche un approccio che vorrebbe invece essere più stealth. In questo caso, allora, diventa importante sfruttare appieno la modalità di occultamento, dato che i nemici sono “visivamente” più attenti di quello che possono sembrare, pur non vantando – e questo purtroppo si sottolinea – chissà che tipo di IA.
A quei tempi, nell’anno in cui venne rilasciato per la prima volta, Crysis era senza dubbio un vero e proprio gioiello videoludico. Con una grafica pazzesca e (conseguentemente) delle specifiche tecniche richieste oltremodo disumane – ve la ricordate la famosa battuta, no? – il mondo dava quella sensazione di autentico, sia a livello di ambientazioni che a livello di character e weapon design. Ed è per questo che il titolo è invecchiato molto bene. Già tredici anni fa il titolo offriva un ambiente in continua evoluzione, un enorme mondo sandbox. Distruttibilità e dinamicità sono le due caratteristiche predominanti, con gli elementi ambientali che, se colpiti con le armi, mostrano i segni del danneggiamento (o crollano addirittura, travolgendo ciò che vi è sotto) e che, se presi in mano, possono essere lanciati e sfruttati per colpire i nemici. Ma è impossibile non menzionare anche la bellezza della colonna sonora (del resto stiamo parlando di Inon Zur), così come anche di tutti gli altri effetti sonori che regalano alla giungla di Crysis un respiro di vita: dal vento alla tempesta di neve, fino anche ai rumori più inquietanti prodotti dagli alieni.
Di tutto punto
Dal punto di vista tecnico, Crysis Remastered risulta decisamente un buon prodotto. Anche se nonostante la tirata a lucido il titolo presenti un paio di incertezze e la qualità raggiunta non è alla pari con le produzioni top di questo fine generazione, il lavoro svolto dal team col Cryengine regala una resa grafica degna di nota: i punti di forza risultano le nuove texture, la luce, e gli effetti ambientali, mentre si sarebbe potuto fare abbastanza meglio per quanto riguarda i volti dei personaggi, gli animali, e gli errorini minori come le varie compenetrazioni. Un gameplay particolare, tattico e versatile rende questo Crysis Remastered un titolo ancora moderno, che non presenta troppe grane a schermo dopo i vari test (attivazione Ray-Tracing, blur e così via) ma che in sezioni particolarmente concitate su PS4 Pro soffre sul piano del frame rate. Essendo una remastered, purtroppo come ci aspettavamo sono state fatte modifiche soprattutto per quanto riguarda il comparto visivo, e ahimè non sono stati fatti troppi passi in avanti con la IA (e non mancherà qualche sorriso a riguardo).