La sfera criminale e la mafia in generale hanno da sempre generato un certo tipo di attrattiva nel grande pubblico. Questa fascinazione, negli anni, ha trovato più strade attraverso cui comunicare col grande pubblico, entrando di diritto a far parte dell’immaginario contemporaneo senza troppi problemi. Libri, film, serie tv e anche videogiochi. Le possibilità stilistiche di questo genere di attitudine sono arrivate a issarsi intorno un vero e proprio alone particolare che ancora adesso attira moltissimo, anche fuori dai set cinematografici e dalle penne dei grandi scrittori. Resta dunque da chiedersi: come fare a prendere un materiale così tanto a lungo trattato, sfruttato, rielaborato, analizzato, approfondito e romanzato, e a trattarlo in maniera nuova? In maniera innovativa e finanche più fresca? Questa è una delle domande principali che ci siamo posti prima ancora di scrivere questa recensione di City of Gangsters, domanda che non ha trovato una vera e propria risposta, ma piuttosto tutto un insieme di domande anche inedite.
E’ inutile negarlo, abbiamo visto i suddetti Gangsters trattati in tutte le salse possibili, da tutti i medium che l’intrattenimento abbia conosciuto fino ad ora. Abbiamo assistito alla nascita di capolavori intramontabili (guardate Il Padrino, o la serie Mafia, per citarne due) e di flop allucinanti, abbiamo visto sorgere leggende immortali, accompagnate da misere imitazioni televisive o videoludiche, eppure l’interesse verso di loro permane, anche se forse meno dirompente di un tempo. La scelta d’improntare una storia, un’esperienza interattiva intorno al mondo della mafia e della criminalità in generale potrebbe attrarre nel 2021, come anche essere totalmente ignorata, tutto resta nelle mani dei creatori attuali, e saper creare e lavorare partendo da premesse del genere non è affatto facile.
La recensione di City of Gangsters, gameplay e trama
City of Gansters, sviluppato da SomaSim, in realtà è un gioco semplicissimo, pur se irto di elementi che alle prime ne complicano anche le più dirette azioni. Si tratta di un gestionale che ibrida al suo interno elementi ruolistici, una fusione di generi anche curiosa da osservare. Prima di aprire una nuova partita, il menù di gioco offre al giocatore una sezione apposita in cui apprendere tutti i rudimenti del caso. E’ bene cominciare sempre dal tutorial, soprattutto in questo caso, soprattutto quando ci si troverà davanti alle varie possibilità di gioco, e alla resa visiva di queste. Aprire il tutorial significa avventurarsi in una serie lunghissima di lezioni che guideranno passo passo nei meandri del titolo, definendo immediatamente i lineamenti strutturali principali con cui avrete a che fare nel corso di tutte le vostre run. Una delle problematiche iniziali che è bene sottolineare in una recensione di City of Gangsters, è proprio la difficoltà nel muovere i primi passi al suo interno. Il gioco stesso non offre, sulle prime, moltissimi spunti intuibili guardando quello che si ha di fronte, delineando fin dai primissimi istanti un’esperienza piuttosto dispersiva, che spingerà a uno studio continuo e minimo, in seguito tranquillamente assimilabile. Da qui anche l’importanza di inserire una sezione apposita per il tutorial.
La sensazione di disorientamento iniziale, però, rimarrà comunque un sottofondo costante anche dopo che comincerete a comprendere le varie dinamiche di gameplay. All’inizio di ogni partita il giocatore dovrà selezionare una serie di dettagli personali, legati a quella che sarà la propria carriera nella sfera criminale. La mappa si genererà casualmente ogni volta, anche se si avrà la possibilità di scegliere fra 3 città distinte: Chicago, Detroit e Pittsburgh. In seguito dovrete scegliere la vostra nazionalità, il nome, il cognome, il sesso e un’abilità personale iniziale (si tratta di una qualità che consentirà di muoversi, fin dal principio, più facilmente all’interno degli ambiti materiali e sociali che il gioco offre). Una volta avviata la partita tutto si mette in moto, anche la “trama”.
Abbiamo aperto la recensione di City of Gangsters parlando della mafia e del suo impatto sull’immaginario creativo passato e contemporaneo, qui però gli autori hanno deciso di aumentare il “peso classico” della situazione ambientando il tutto negli anni ’20. Non solo, le dinamiche storiche del 1920 sono sia elemento di trama che strutturale, dato che moltissimi fra gli illeciti che compiremo ruotano intorno a dinamiche temporali lontane da noi, come ad esempio il contrabbando di alcol per via del proibizionismo. Le caratteristiche temporali giocano quindi un ruolo anche nella struttura di gioco, senza mai distaccarsi dai moltissimi stereotipi del caso.
Gli eventi si aprono con il nostro arrivo in città senza un soldo, con uno zio pronto a ospitarci al nostro fianco; zio, ovviamente, ben lontano dalla “buona strada”. Da qui partirà la nostra scalata alla vetta criminale locale, fatta di amicizie, affari e inimicizie. A livello di gameplay tutto ruota intorno alla macchina che si possiede, ai punti da spendere e al modo in cui la mappa si è originata nella specifica run. Fin dal principio avremo un’attività iniziale, una sorta di base, di safehouse da cui cominciare a produrre gettando le basi del nostro futuro. Attraverso la macchina potremo muoverci in lungo e in largo, sempre in relazione alla presenza dei punti azione (i quali determinano quanto puoi fare in ogni turno) e dei punti movimento (determinano quanto lontano puoi guidare in ogni turno). Oltre a tutto ciò vi saranno molte altre cose da gestire e imparare fin dal principio, come la lettura dell’inventario, la gestione dei veicoli e dei piloti (ognuno di loro è contraddistinto da alcune caratteristiche specifiche anche caratteriali con cui fare i conti di volta in volta). Inoltre avremo fra le mani le classiche statistiche basilari di un gestionale di questo tipo, come quelle del denaro (il quale potrà essere portato in giro o depositato nei vari edifici che si possiedono) e il numero di veicoli e piloti.
Trattandosi di un videogioco a turni, oltre che gestionale, si dovrà porre sempre attenzione ai propri punti e al come spenderli per le proprie mosse, anche perché il tempo a disposizione per le varie scelte è sempre limitato, con la possibilità, una volta terminati i suddetti punti, di ricaricarli facendo trascorrere sette giorni in game, con le conseguenze del caso. Una delle caratteristiche più interessanti di questo City of Gangsters resta la contestualizzazione testuale generale. Ogni luogo e personaggio a schermo avrà sempre una minima spiegazione e descrizione, che sia semplicemente introduttiva o approfondita, con linee di testo appositamente scritte, pur se non accompagnate da una dimensione estetica troppo variegata. Da qui fuoriesce anche un altro elemento curioso del titolo, ovvero la possibilità di conversare con le persone presenti in città. I dialoghi, alle volte con qualche scelta multipla, specialmente quando si tratta di commerciare, offrono spunti interessanti e contribuiscono, un minimo, a far respirare il mondo di gioco, introducendo anche l’importanza fondamentale che giocano i rapporti sociali con gli NPC nel corso della scalata.
In City of Gangsters per far crescere la propria attività è importantissimo stringere rapporti, cercando di mitigare le varie incongruenze del caso. La reputazione e la fiducia rappresentano un altro parametro con cui avere continuamente a che fare, pur nella sua delicatezza. Ne fuoriesce un mondo parecchio ripetitivo nelle sue dinamiche, anche se abbastanza vivo e credibile nell’insieme. Anche perché gli affari, ad esempio, conducono a buoni rapporti, i quali portano a loro volta all’ottenimento dei “favors”, punti particolari con una funzione tutta sociale, legata alle nuove conoscenze e all’espansione. Questo è soltanto un esempio di quanto il titolo possa andare a complicarsi, pur offrendo spunti interessanti. Sempre parlando di espansione, ogni zona della mappa è divisa in aree sotto il controllo di qualcuno, divise a loro volta in “corner” ed attività. Imparare a conoscere ogni angolo della propria città è centrale se si vorrà raggiungere il massimo successo. Oltre a tutto ciò, il gioco offre anche un ulteriore elemento introduttivo per spiegare quello che sfila davanti a chi sta giocando, chiamato “Prohibition Encyclopedia”, un vero e proprio manuale da consultare in qualsiasi momento, legato al contesto e al gioco stesso.
Quindi ne vale la pena?
Concludendo, con City of Gangsters ci troviamo davanti a un titolo estremamente classico nel suo porsi al giocatore, pur se permeato da alcuni spunti, guizzi che tentano di rinfrescare, senza risultare abbastanza incisivi. Neanche dal punto di vista estetico brilla molto come progetto, con un pressappochismo generale, avvallato dalla ripetitività di fondo di una struttura di gioco sì approfondita, ma comunque estremamente macchinosa e dispersiva per certi versi. Ne fuoriesce un lavoro apparentemente sbrigativo, complicato e curiosamente nostalgico, pronto a mettere in difficoltà quando serve, preservando un’anima difficilmente accessibile sia ai più che agli appassionati del genere, nel suo essere anacronistica.