Il regista Ross Venokur, con C’era una volta il Principe Azzurro, ha deciso di stravolgere il modus operandi delle classiche fiabe per bambini mettendo sotto i riflettori uno dei personaggi più ricorrenti del mondo del fantastico, che tuttavia non riceve quasi mai il dovuto spazio, finendo sempre relegato nel ruolo del “soccorritore” della principessa di turno. Il finale delle classiche favole è sempre lo stesso: “il principe salvò la principessa e vissero tutti felici e contenti”, questa volta però Venokur ha mischiato le carte in tavola partendo da un semplice ragionamento: se il principe azzurro sposa Biancaneve, Cenerentola e anche La Bella addormentata (Aurora), allora qui c’è qualcosa che non quadra.
Nel mondo dei C’era una volta
La storia inizia presentando i salvataggi del famoso Principe (Filippo) Azzurro che si trova nella situazione di dover scegliere quale delle tre principesse sarà sua moglie: Biancaneve, Cenerentola oppure Aurora. Tuttavia il principe non può fare questa ardua scelta poiché non può conoscere il vero amore a causa di un incantesimo che grava su di lui da quando era un infante e che lo condanna al fascino eterno. Il malcapitato si trova però nella situazione di dover scegliere una sposa entro il suo ventunesimo compleanno altrimenti il sortilegio si estenderebbe a tutto il regno cancellando per sempre l’amore dai cuori delle persone. Filippo così parte per la grande prova alla ricerca dell’amore e, durante il suo viaggio, incontra Lenore, una ladra che gli si presenta come Lenny, e che lo aiuterà nel suo percorso alla ricerca del fantomatico Vero vero amore.
Mele marce e polveri magiche
Come abbiamo detto, C’era una volta il Principe Azzurro va a riproporre il classico vissero tutti felici e contenti, ma lo fa in maniera differente dal solito mettendo in primo piano un personaggio che fino ad ora è sempre stato di sfondo e proponendo una storia che, per quanto possa sembrare scontata, riesce ad essere originale e ad offrire un punto di vista quasi parodiale delle fiabe a cui siamo abituati. Di fatto questa vena comica si sottolinea da subito nella pellicola: basti pensare che le tre principesse delle storie classiche non si rendono conto, fino a quando non viene palesato, che i Principi Azzurri che dovrebbero sposare sono in realtà la stessa persona. Inoltre ci sono anche altre diverse situazioni, che si fanno largo per tutto il film, che hanno il preciso scopo di parodiare alcuni dei cliché più trattati nella maggior parte delle favole. Non essendo troppo permalosi sulla cura nel dettaglio dei modelli 3D utilizzati – non stiamo parlando certo di un opera Disney, casa che ci ha ormai abituati a modelli perfetti e super dettagliati grazie a budget e team – possiamo dire che le animazioni e in generale la resa grafica del film sono decisamente convincenti e belli da vedere, appagando l’occhio durante i 90 minuti di effettiva durata della pellicola.
Il film non è indirizzato solo ad un pubblico di bambini, ma riesce a sollevare tematiche che anche i genitori in sala potranno tranquillamente comprendere. Infatti nell’opera si tratta anche la questione dell’indipendenza femminile (argomento delicato, specialmente in questo periodo) ben incarnata dal personaggio di Lenore. Purtroppo però, come ogni opera che si rispetti, anche questo film ha un difetto: in questo caso si tratta del cattivo principale, Nemesi Maldamore, che non rappresenta mai in tutta la pellicola una vera e propria minaccia, e viene inclusa nella storia solo nelle battute iniziali e sul finale. Nemesi, per quasi tutta la durata del film, si limita a stare in disparte e a compiere qualche piccolo scherzetto al principe e a Lenore, risultando però una bambina capricciosa che vuole soltanto occupare il tempo piuttosto che una “Nemesi”.
Togliendo questa macchia, la pellicola è godibile e gradevole da vedere, con un doppiaggio davvero ben condotto e una colonna sonora adatta a ogni situazione che riesce a scandire ogni emozione che la pellicola vuole suscitare. La natura musical di questa opera d’altronde, rende la buona riuscita della colonna sonora una cosa fondamentale: obiettivo centrato.
Un finale da favola
Dulcis in fundo possiamo dire che C’era una volta il Principe Azzurro è godibile dal primo minuto all’ultimo, con battute divertenti e un buon carico di sarcasmo sulle classiche fiabe che tutti conosciamo. Inoltre con una colonna sonora ottima, un doppiaggio molto convincente e una resa grafica tutto sommato niente male, la pellicola riesce anche ad essere interessante e gradevole sia da guardare che da ascoltare. Nonostante le già evidenziate negligenze narrative, il film recupera punti con tutti gli altri personaggi, che godono di una buona caratterizzazione e spesso mettono in scena delle situazioni divertenti per grandi e piccini, dove i primi riusciranno a interpretare alcuni degli eventi sparsi nella pellicola con la maturità necessaria.
Riconosciamo i giusti meriti a Ross Venokur, il quale è riuscito, con C’era una volta il Principe Azzurro, a portare sul grande schermo un prodotto che fa del classico la sua carta vincente, giocando in una maniera decisamente originale; cosa che da sola vale sicuramente quell’ora e mezza di tempo da dedicare alla visione della pellicola, magari in compagnia di figli o nipoti.